San Marino Calcio. Intervista a Bonini. Corriere della Sera

San Marino Calcio. Intervista a Bonini. Corriere della Sera

Corriere della Sera

Bonini: «San Marino, il mio amore Pioli? Mi si addormentava in auto»L’ex di Bologna e Juve scelse la nazionalità del principato: «Giusto aver giocato per loro»

Francesca Blesio

Massimo Bonini con la Juventus ha vinto tutto. La maglia azzurra era
scontata, per uno come lui. Forse troppo, scontata. Perché l’ex centrocampista
bianconero, oggi 53enne, che a Bologna ha chiuso la sua carriera da calciatore,
quella maglia non l’ha mai indossata, se non in Under 21. Ha preferito giocare
per il San Marino (19 presenze in totale) che venerdì sarà di scena al Dall’Ara
contro l’Italia.

Una
scelta quanto mai originale giocare con la nazionale del Titano, perché l’ha
fatto?

«Se hai la fortuna di nascere a San Marino è giusto che giochi nella tua
Nazionale. Io sono nato qui e qui ho sempre vissuto alla grande. Avevo anche i
nonni italiani, e avrei potuto, ma sarebbe stato assurdo. Ho già avuto la
fortuna di giocare in una Juve stellare, con gente come Platini, e vincere
tanto. Va bene così».
In quella Juve c’era anche Pioli.
«Sì, era ragazzino, non aveva ancora la patente. Il martedì partivo per andare
a Torino alle 5 di mattina e passavo a prenderlo da Parma. Solo che mi si
addormentava sempre in macchina. Non ti porto più, gli dicevo, almeno fammi
compagnia. Era un bravo ragazzo, e sono contento che sia diventato anche un
buon allenatore».
Che giocatore era, Pioli, allora?
«Attento, bravo in marcatura ma anche in fase d’impostazione: aveva grande
personalità. Era un difensore moderno».
Se lo immaginava allenatore?
«No, anche perché solitamente sono i centrocampisti quelli che finiscono ad
allenare perché fanno entrambe le fasi di gioco, impostano, guidano. Penso a
Capello, Trapattoni e anche a Conte. Ma poi dipende dal carattere. Pioli è
sempre stato uno ordinato, con spirito organizzativo. E oggi è la gestione del
gruppo, il lato più difficile e più importante del lavoro di un allenatore».
Che pensa di Conte, invece?
«Mi ha sorpreso. Allenare la Juve
non è come allenare il Bari. Non pensavo potesse essere così pronto e
determinato. La società ti aiuta, ma devi riuscire a inserirti bene ed essere
capace a gestire pressioni importanti. Se arrivi secondo hai fallito. È stato
davvero bravo».
Lei ha allenato anche il San Marino, si è divertito?
«Molto. Sono nato calcisticamente qui e ho avuto la fortuna di allenare i miei
compagni che erano poi miei amici. Era un po’ difficile fare certe scelte,
proprio perché ci conoscevamo tutti, quindi magari mandare in panchina uno non
era il massimo. Poi qui non prendono soldi, hanno un altro lavoro, e fanno
sacrifici per allenarsi e giocare».
Adesso che fa?
«Quest’anno sono stato tre volte in America. Con Ciccio Graziani siamo andati a
scegliere ragazzi da portare al Viareggio. Hanno un potenziale enorme lì: sport
e scuola vanno di pari passo, hanno strutture splendide e il calcio sta
prendendo piede. Mi piacerebbe fare calcio negli Stati Uniti».
Tornando in Italia, a Bologna e alla Juve. Come vede Diamanti in bianconero?
«È maturato molto a Bologna. Era un’eterna promessa e lì ha trovato l’ambiente
giusto per mettere in mostra le proprie qualità. Penso che sia pronto per la Juve e, vista l’età, sia il
momento migliore per una scelta del genere».
Verrà al Dall’Ara venerdì a vedere la sua Nazionale?
«Spero e penso di sì. A Bologna ci torno sempre molto volentieri. Tifosi
simpatici, si vive bene, è una piazza in cui sono stato da Dio, ho bellissimi
ricordi».
Che partita sarà?
«C’è una differenza enorme tra Italia e San Marino. Ma non è mai facile giocare
contro squadre più deboli, perché si chiudono e rischi delle figuracce.
Storicamente, poi, noi italiani le migliori prestazioni le facciamo quando
siamo con l’acqua alla gola, in difficoltà. Cioè, forse dovrei dire, voi
italiani…».

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