Caso Boschi-Pierfelici intervenga il Dirigente Canzio
MARINO CECCHETTI- Il 15 settembre scorso si è posto la parola fine al caso Boschi-Pierfelici in Consiglio Grande e Generale. L’aveva aperto Luca Boschi di Libera il 13 luglio informando l’assemblea che l’attuale governo è stato ‘confezionato’ – fino alla scelta dei segretari di Stato – dalla dr.ssa Valeria Pierfelici, giudice presso il nostro Tribunale. Il 15 settembre è stato bocciato l’ordine del giorno presentato da Repubblica Futura “per l’istituzione di una Commissione Consiliare d’Inchiesta” sul suddetto caso e, più in generale, su eventuali “improprie commistioni tra esponenti della politica e della Magistratura”.
La maggioranza si è opposta all’inchiesta perché la politica non deve mai intromettersi nelle faccende del Tribunale magari “interrogando i giudici” ha detto, senza mezzi termini, Alberto Giordano Spagni Reffi a nome dei partiti governativi.
Boschi di certo non può dirsi soddisfatto di come sono andate le cose. E nemmeno la Pierfelici, che non ha potuto difendersi. E nemmeno i segretari di Stato, chiamati, tutti in causa, quello della Giustizia compreso.
Aspettare che del caso Boschi-Pierfelici si interessi qualche organismo internazionale o i media d’oltreconfine non giova né alla politica né al Tribunale e tantomeno al Paese. Meglio che ci pensiamo noi.
Anzitutto può – deve? – intervenire il Magistrato Dirigente Giovanni Canzio con o senza il Consiglio Giudiziario. E, visto che le affermazioni di Boschi sono state considerate “oltraggiose” dai segretari di Stato, perché questi tardano a querelarlo, sfidandolo a rinunciare alla immunità parlamentare?
Il caso Boschi-Pierfelici, presupponendo una violazione del principio della separazione dei poteri, non può essere eclissato. La Pierfelici ha diritto di potersi difendere e il Paese di sapere.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 22
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