San Marino. Cis, modificato il decreto. Si ritratta sulle azioni di responsabilità

San Marino. Cis, modificato il decreto. Si ritratta sulle azioni di responsabilità

Con una frase governo e maggioranza ritrattano sulle azioni di responsabilità

Modificato il decreto. Con un “colpo di spugna” si potrà transare e rinunciare alle azioni. Ci sarebbero da “graziare” professionisti amici

L’ennesima presa in giro degli elettori e del Paese. Con un espediente si prevede una sorta sanatoria discrezionale sulle azioni di responsabilità dell’ex BancaCis. Con un emendamento del governo, la gabola è stata prevista mercoledì in Consiglio durante la votazione degli emendamenti al Decreto numero 107, sulla cosiddetta “mission” di Bns, ex BancaCis, dopo che per svariati milioni messi sul groppone di tutti i cittadini questa sarà stata acquisita da Banca Centrale. 

Che cosa è accaduto? L’articolo 9 del decreto prevedeva al comma 6 “Il divieto di rinuncia alle azioni di responsabilità”. Ebbene, con un emendamento del Governo è stata aggiunta la dicitura “tale divieto non si applica alle transazioni, anche parziali, delle medesime azioni di responsabilità”.

Quindi, adesso, viene data la possibilità di transare quando prima, invece, si sosteneva che sulle azioni di responsabilità non si sarebbe potuto transigere. Il tutto però senza parametri e in modo evidentemente discrezionale. E perché si sarebbe fatta questa scelta in totale antitesi con quanto sempre dichiarato e strillato? In maggioranza si sarebbero accorti che diversi professionisti vicini a partiti di governo, tra cui addirittura qualcuno che siederebbe anche in Consiglio, sarebbero interessati pure loro proprio da quelle azioni di responsabilità.

Con questo espediente, potrebbero quindi transare con pochi spiccioli o anche meno, evitando l’accertamento giudiziale della responsabilità stessa, dunque. Anche perché la legge sulle risoluzione bancarie prevedrebbe che i professionisti con sul groppone azioni responsabilità non potrebbero assumere ulteriori incarichi. Con la transazione tutto potrebbe finire, visto che non ci sono parametri precisi, a tarallucci e vino, con il benestare della Vigilanza di Bcsm previa comunicazione al Ccr. Questo in prima battuta, perché poi la Società di Gestione Attivi ex Bns, una volta costituita e operativa, non avrà più bisogno, per transare, neppure della preventiva autorizzazione di Bcsm, quindi con ulteriore discrezionalità. Il tutto con ricaduta sulle spalle della collettività se la transazione non dovesse essere soddisfacente. Lo rileva anche Repubblica futura in una nota: “In pratica una sanatoria, un colpo di spugna, sulle responsabilità del dissesto bancario. Una volta che vari attori, nella passata legislatura, hanno fatto la scelta di mettere quel dissesto sulle spalle della collettività, l’accertamento delle responsabilità ed il loro perseguimento diventava assolutamente fondamentale e centrale anche e soprattutto nei confronti della cittadinanza, per cercare di recuperare risorse economiche così necessarie in questo momento di crisi.

Non a caso, le norme emanate sul finire della passata legislatura per far fronte alla chiusura della ex BancaCis avevano previsto il divieto assoluto di rinuncia alle azioni di responsabilità anche a seguito della cessazione della procedura di risoluzione. Cosa fa invece il Governo? Pensa bene di aggiungere una frasettina, e cioè che “tale divieto non si applica alle transazioni, anche parziali, delle medesime azioni di responsabilità”.

Sembra poco ma è tantissimo – dice Rf – In sostanza, con pochi spiccioli (non a caso sono state inserite le parole “anche parziali”) qualcuno, magari con dei santi in paradiso o con i giusti collegamenti con l’attuale maggioranza, potrà vedere cessate le azioni di responsabilità a suo carico, mentre altri dovranno affrontare giudizi e cause civili. Un colpo di spugna in piena regola, anche perché non è previsto alcun criterio di valutazione per consentire di evitare comportamenti dettati da elevata discrezionalità e favoritismo”.

D’altra parte l’influenza di questa maggioranza sui Cda e di riflesso sulla giustizia è già ampiamente dimostrato dalla “vicenda della rinuncia da parte del neonominato Cda di Carisp alle azioni contro Emanuele Santi e Roberto Ciavatta. È l’ennesimo scandalo di questa compagine governativa che in soli 7 mesi di Governo – dice Rf – ci ha fatto ritornare di colpo ai tempi dei famigerati anni in cui bastava avere il giusto collegamento politico e tutto finiva in cavalleria”.

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