Renato Clarizia, Presidente di Banca Centrale della Repubblica di San Marino, su la Repubblica parla dell’ingente opera di pulizia portata avanti in due anni nel sistema finanziario sammarinese in collaborazione con Banca d’Italia e minimizza circa la eliminazione, nella trattativa fra i due istituti centrali, del Memorandum d’Intesa che avrebbe dovuto permettere alle banche e finanziarie di San Marino di operare in Italia o addirittura in Europa.
Nel 2010, quando alla Banca centrale arrivano Clarizia (presidente), Giannini
(direttore generale) e Gumina (capo della vigilanza dal 2011) trovano un paese
che era nella black list italiana, con l’ostilità dell’allora ministro del
Tesoro, Giulio Tremonti. Molte banche e finanziarie non erano mai state
sottoposte a ispezioni. «Non c’è mai stato alcun intento punitivo – spiega
Clarizia – se però i comportamenti vanno al di fuori delle leggi occorre
intervenire ».
L’ultima polemica sulla Banca Centrale – acuita in questa fase
dalla prossima tornata elettorale politica di ottobre – riguarda la mancata
approvazione del cosiddetto “memorandum d’intesa” con la Banca d’Italia. «Ma con
il Governatore Ignazio Visco – dice Clarizia – abbiamo convenuto sul fatto che
di fatto esiste già all’interno del recente accordo contro la doppia imposizione
firmato da Italia e San Marino.
Abbiamo quindi deciso, insieme, di discutere su
tavoli concreti, ad esempio sulla normativa antiriciclaggio o sulla
realizzazione di una centrale rischi. C’è la massima disponibilità da parte
della Banca d’Italia, disponibilità di cui dobbiamo approfittare».
Leggi l’articolo di Adriano Bonafede, La Repubblica.