San Marino. Resoconto Consiglio Grande e Generale 12 luglio 2022 mattina

San Marino. Resoconto Consiglio Grande e Generale 12 luglio 2022 mattina

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE 11- 15  LUGLIO

– MARTEDI’ 12 LUGLIO–  Seduta della mattina

 

Il Consiglio Grande e Generale riprende in mattinata dal comma 7, con il Riferimento del Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Luca Beccari, sull’Accordo di associazione con l’Unione Europea e il successivo dibattito. Nel suo intervento, il Sds Beccari avanza  tre proposte operative su cui chiede ai consiglieri di esprimersi. La prima proposta riguarda l’avvio di un sistema di valutazione dei progetti di legge che approderanno in Aula nei prossimi 18 mesi, rispetto alla loro conformità agli standard comunitari. Quindi la richiesta di strutturare un confronto permanente, un tavolo istituzionale sul tema dell’accordo di associazione che coinvolga tutte le forze politiche, infine il potenziamento, sul fronte delle risorse umane, del Dipartimento affari esteri per fare fronte alla fase conclusiva del negoziato. 

Si apre quindi un lungo dibattito che vede 59 iscritti ad intervenire. Il dibattito viene interrotto a fine seduta e riprenderà nel pomeriggio.

 

Di seguito un estratto degli interventi della mattina. 

 

Comma 7. Riferimento del Segretario di Stato per gli Affari Esteri sull’Accordo di associazione con l’Unione Europea e successivo dibattito 

 

Luca Beccari, Segreteria di Stato per gli Affari Esteri 

Rispetto al percorso del negoziato per un Accordo di associazione con l’Ue, siamo giunti a una fase di nuovo impulso delle attività dovuto alla recente riorganizzazione da parte della Commissione europea del team negoziale, le competenze sono state spostate dal Sea alla vice presidenza della Commissione. Sono dunque ripresi gli incontri in presenza con San Marino, Monaco e Andorra, finalmente dopo il Covid e a una serie di stalli dovuti all’impossibilità di effettuare incontri, ma anche alla riorganizzazione della Commissione a seguito delle elezioni europee. Il dato politico importante è che sia la Commissione al Parlamento Europeo a dicembre, sia lo stesso vice presidente nel corso degli ultimi incontri, hanno confermato la volontà di imprimere un’accelerazione al negoziato, per concludere il tutto entro il secondo semestre 2023. E’ una scadenza ambiziosa, ma credo debba essere colta come un’opportunità per arrivare alla conclusione di un accordo che riveste un’importanza vitale per la Repubblica di San Marino, sia in termini di nuove opportunità, sia  in termini di risoluzione di criticità che emergono costantemente tra San Marino, Italia e i Paesi dell’Ue, dovute alla condizione di San Marino di Stato terzo, come enclave di un territorio nazionale di un Paese membro.  

Rispetto a 15-20 anni fa, quando ancora esisteva una dimensione molto più nazionale delle questioni a livello di paesi membri, la normativa, le regole, le modalità del funzionamento del mercato unico, costantemente tracciano un solco tra paesi membri  e paesi non membri, creando complessità rispetto alle questioni del mercato unico. Ci sono questioni che possono sembrare banali, ma  investono operatori economici, ma anche studenti sammarinesi che hanno bisogno di fare esperienze all’estero, costantemente. Come Segreteria le seguiamo tutte e le complessità non mancano. 

Non siamo al punto zero e non è il primo governo che si occupa di Accordo di associazione. È il 4° governo – ed è la 4^ legislatura- che tratta il tema dell’Accordo di associazione. Nella diversità di visioni politiche e a volte di approcci, una delle costanti degli ultimi 8-9 anni è il fatto che dalla legislatura 2008-2012 in cui iniziò l’impostazione di un nuovo dialogo con l’Ue, ad oggi c’è stato un filo conduttore che ha individuato questo accordo come un’opportunità e un accordo strategico rilevante e nelle 4 finestre istituzionali si è mantenuta una linea di costanza coerenza. Io spero vivamente questa sia  la legislatura che possa portare alla conclusione del negoziato.

E credo sia importante avviare una nuova fase di confronto, no n limitata alle informative che facciamo costantemente in Commissione esteri, ma sia allargata a tutto il Consiglio Grande e generale e inneschi anche un dialogo nel paese, affinché ci troviamo preparati a questo appuntamento, preparati a livello politico. Ci sono sensibilità che hanno tutti i piccoli Stati per l’adattamento proprio del sistema a uno scenario di partecipazione al Mercato unico e un aspetto tecnico di adeguatezza strutturale con cui gestire la nuova dimensione di rapporto con l’Ue. 

Il negoziato parte ufficialmente nel maggio 2015, con il mandato di negoziato affidato alla Commissione.  Il mandato è di negoziare un accordo di Associazione, scelto come alternativa migliore rispetto a una rosa di opportunità. Alla fine non si tratta di ‘un qualunque accordo di associazione’ tra uno Stato terzo e l’Unione, che può riguardare la risoluzioni di problematiche commerciali. E’ un accordo che di fatto equipara gli Stati associati agli Stati membri nella partecipazione al Mercato unico. Giuridicamente San Marino resta uno Stato terzo – e non parteciperà a organismi di Parlamento, Consiglio e Commissione- ma parteciperà al Mercato unico come uno Stato membro. E’ un accordo diverso rispetto a partnership, accordi e vicinato che l’Ue ha con altri Stati. E’ una posizione privilegiata riconosciuta a tre Stati che non sono solo enclave, ma per caratteristiche sociali ,culturali e storici e per i legami che hanno con alcuni Paesi dell’Unione, sono di fatto considerati comunque un elemento di appartenenza al territorio dell’Unione. Poi ovviamente ogni Stato parte da posizioni diverse: San Marino è in unione doganale, utilizza l’euro, ci sono accordi che permettono il libero transito e non siamo estranei al rapporto con l’Ue, ma gli accordi che negli anni ‘90 potevano essere sufficienti per gestire il rapporto con l’Ue, oggi non lo sono più. 

Com’è strutturato l’accordo? In due parti. Una parte istituzionale con 4 firmatari che definisce le regole del gioco, la partecipazione del mercato unico, le sue regole. L’Ue ci dice ‘vi considero di fatto soggetti che aderiscono al mercato unico ma operate in conformità al mio diritto, senza distorsioni, arbitraggi e margini competitivi che falsano la concorrenza. Altro principio fondamentale è la non messa in discussione delle 4 libertà e l’integrità dell’acquis comunitario nel recepimento delle norme. L’Ue ci dice: non vi pongo limiti sull’accesso al mercato finanziario, alla libera circolazione etc, ma a fronte di un allineamento completo a tutto l’acquis. Dal trattato dell’Unione europeo, ribadito dal mandato negoziale, l’Ue ha però l’impegno, nei confronti dei Paesi di piccola dimensione territoriale in relazione con il territorio dell’Unione, di tenere conto delle peculiarità dimensionali che fanno sì che l’implementazione dell’acquis possano far avere impatti distorsivi rispetto a quanto avviene invece per paesi di grandi dimensioni. Come si traduce questo? Nel fatto che, fatto salva l’indivisibilità dell’acquis, la commissione terrà conto delle difficoltà di recepire, per i piccoli Paesi, alcune norme con impatto distorsivo sulla loro stabilità e identità e sui loro meccanismi di funzionamento. L’elemento negoziale riveste quindi queste caratteristiche: quindi chiedere periodi di adattamento più lunghi o la possibilità di implementare le norme in un certo modo o interpretare i principi generali evitando che questi, pensati per realtà più grandi, applicati a San Marino creino effetti contrari a quelli pensati. Poi accanto alla parte istituzionale c’è la parte bilaterale, dove ogni singolo Paese negozia con l’Ue l’implementazione dei 25 allegati che costituiscono il corpo dell’acquis comunitario. 

Rispetto ai 25 allegati ci sono temi con contenuto innovativo per San Marino e altri con temi più sensibili di altri. Mi riferisco alla libera circolazione e alla libertà di stabilimento. I piccoli Paesi devono poter gestire flussi e residenze in modo controllato. Il tema è stato posto più di 20 anni fa con l’ingresso del Liechtenstein. Con la commissione stiamo negoziando l’applicazione di questo principio, sul suo modello, che preveda delle quote controllate entro cui gestire il flusso dei nuovi residenti che non sono solo dell’Ue. Come Stato abbiamo flussi extra comunitari e dobbiamo anche tenere conto che abbiamo 15 mila sammarinesi residenti all’estero che potrebbero rientrare. 

Altro tema significativo è quello del mercato del lavoro che sicuramente genererà opportunità per le nostre imprese. Ma qui emerge anche il tema dell’identità, ovvero come noi garantiamo ai sammarinesi l’esercizio di certe professioni quando il mercato si allarga.  Noi oggi abbiamo un sistema di incontro di domanda e offerta del lavoro gestito dallo Stato, nel diritto dell’Ue il mercato è libero, pensate a come cambierà il tema del frontalierato. Sono aspetti che per i numeri hanno un impatto sul nostro sistema che, tra l’altro, già offre posti di lavoro importanti ai frontalieri, ma penso anche a occupazioni come la professione medica o gli insegnanti, che a San Marino non possono avere i numeri necessari..
Altro tema sensibile riguarda il sistema bancario: il diritto dell’Unione è strutturato sul sistema di u mercato unico con vigilanza unica, Noi, volendo avere una integrazione a livello di mercato finanziario dobbiamo allinearci al sistema e chiaramente, a mio avviso, l’allineamento paritario è accettabile, ma formule che subordino ad altri Stati la vigilanza sul nostro sistema finanziario, o che determinino una politica finanziaria estera sul nostro paese non sono accettabili. Verrebbe meno una prerogativa di governance del paese molto importante. L’accesso al mercato europeo, la liberalizzazione del mercato, la possibilità per le nostre banche di aprire succursali, allargherà il mercato, creerà sfide, ma genererà anche nuovi ambiti di business. C’è poi il tema legato a mestieri e professioni svolte in maniera individuali, il lavoro autonomo in generale: anche qui vi è il tema identitario. L’impossibilità di mantenere formule di salvaguardia o, se vogliamo protezionistiche, aprirà il mercato e dovremo evitare turbolenze dell’esterno sul mercato interno. Ma c’è la possibilità di negoziare misure che mitighino questi effetti. 

Poi ci sono impatti minori per un Paese come San Marino: il tema degli aiuti di Stato. San Marino non ha aiuti che premino un gruppo di imprese a svantaggio del mercato europeo, l’unico intervento che ricade nel format dell’aiuto di Stato sono gli aiuti alle banche messi in piedi in questi anni. Ma ormai l’approccio statale alle banche non è più sostenibile per il nostro Paese. Quindi il tema degli appalti pubblici: idealmente potrebbe far sembrare che si creino effetti concorrenziali, ma se guardiamo alle soglie stabilite dal codice europeo, siamo nelle medie che non creano effetti distorsivi particolari. Questo per farvi capire che l’approccio all’accordo non può essere conservativo: dobbiamo approcciarsi con l’idea di guadagnarci il più possibile da questo scenario che per noi è imprescindibile, perché le distanze con l’Italia e con gli altri Paesi europei diventano sempre più incolmabili.

Concludendo, volendo fare delle proposte: questi 18 mesi che abbiamo davanti saranno molto importanti, ci daranno l’opportunità di guardare meglio ai gap competitivi che abbiamo rispetto l’Ue. Sono necessari 3-4 cose su cui  il Consiglio si dovrebbe esprimere: 

1) Occorrerebbe mettere in piedi un sistema organico di valutazione delle nuove norme che andiamo a produrre da qui a 18 mesi, che permetta di valutarne la conformità rispetto gli standard che saremo chiamati a recepire. Quando i Pdl arrivano in Consiglio potrebbero essere accompagnati da una relazione che ne valuti la conformità alle norme comunitarie. 2) Credo vada strutturato un sistema di confronto permanente istituzionale sul tema dell’Accordo di associazione che coinvolga anche l’opposizione e che va al di là della Commissione Affari esteri. Quindi penso al creare, in ambito consiliare, una sede di confronto formale- non una nuova commissione permanente- che permetta aggiornamenti cadenzati sullo stato dell’Accordo e di dare un orientamento a governo. E credo sia importante poter calare questo anche nel rapporto con gli stakeholder, qui ci sarà una guida più del governo, ma in sede di confronto allargato. 3) E infine credo si debba fare uno sforzo in termini di risorse umane. Siamo al rush finale, poter potenziare anche solo momentaneamente, per 18-20 mesi, il Dipartimento affari esteri con professionisti che permettano di coprire in simultanea più dossier e ambiti di trattative, lo ritengo un investimento ben speso. Occorreranno esperti in maniera di trasporti, sanità etc etc..

Il nuovo rapporto con la Commissione, stimolato dall’attività politica fatta negli ultimi mesi anche attraverso il Parlamento europeo, in questo particolare momento dove l’Ue ha anche una rinnovata volontà di dare segnali di unità, credo sia un’opportunità da cogliere e dobbiamo concentrare forze e risorse in questa fase importante e lavorare insieme per arrivare a quello che è un obiettivo- Paese. 

Pasquale Valentini, Pdcs
E’ un tema decisivo per il nostro Paese. Faccio subito una nota critica sul fatto che mi auguro tutto il Congresso sia in sintonia con il Segretario, dovrebbero essere tutti qui presenti perché il tema riguarda il paese nel suo insieme. 

Oggi siamo di fronte non a una una ipotesi teorica e astratta, di cui stiamo disputando da anni, ma a una opportunità da cogliere, con una scadenza temporale che rischia di esaurirsi, avendo indicato l’Ue nel 2023 la possibilità di completamento dell’accordo. Forse non abbiamo colto- ed è importante che la cogliamo e la trasmettiamo al paese- la natura speciale di questo accordo di associazione. Non siamo davanti  a una modalità già usata dall’Ue. Quando Ue e Commissione ci hanno dato questa possibilità, ci è stata offerta l’opportunità di costruire un rapporto di associazione speciale, pur rimanendo Paese terzo: in ambito di accordo di associazione il paese è equiparato ai paesi membri, è una possibilità straordinaria perché non ci carica di tutto l’obbligo di essere membri dell’Unione, ma ci dà tutte le opportunità che possono comportare le 4 libertà fondamentali.  

Oggi l’idea che San Marino viaggi per il mondo a prescindere dal suo rapporto con l’Italia e l’Ue è ormai superata e controproducente.

Concretamente cosa fare: 1) lavorare per una forte condivisione e coinvolgimento sul piano politico -istituzionale e sul piano della popolazione, a tutti i livelli, sia categorie economiche e sociali. Assumere un atteggiamento non conservativo ma di apertura. 2) Bisogna prepararsi. Il problema di San Marino è di arrivare all’incontro impreparato nella gestione dell’accordo. Servono persone con competenze. Bisogna creare fin da adesso, con un input condiviso dall’aula, una equipe che si costituisca a fianco di chi sta già lavorando nella segreteria degli affari Esteri e nel Dipartimento.  

Alessandro Bevitori, Libera

Ringraziamo il Segretario per l’inserimento di questo comma, ha colto la proposta avanzata in Commissione affari esteri. Noi come Libera riteniamo non solo importante il percorso di associazione, per noi è fondamentale. E’ un passaggio epocale che riguarda il nostro paese. E spiace non ci sia qui il congresso di Stato ben riunito e rappresentato, non vorrei qualcuno prendesse sotto gamba l’importanza di questo accordo epocale. L’impostazione di un progetto-paese che noi richiamiamo da sempre è fondamentale,  il team negoziale guidato dal Sds Beccari deve avere chiaro cosa vogliamo portare a casa, quali sono i punti di forza della nostra economia che non vogliamo lasciare, i punti su cui ottenere clausole di salvaguardia. Mi riferisco alla  libera circolazione delle persone e alla libera circolazione dei servizi perché abbiamo un’economia estremamente variegata, dall’artigiano alla piccola impresa, agli autonomi.. che hanno un sistema protezionistico. Quindi ci devono essere precisi obiettivi in modo da portare a casa i risultati più convenienti per la Repubbica  è un lavoro da mettere in campo prima possibile sia dentro l’Aula, sia coinvolgendo parti sociali e associazioni datoriali.  

Alberto Giordano Spagni Reffi, Rete

Oggi non abbiamo un vero e proprio aggiornamento, il Segretario è venuto in Aula a riferirci una serie di problematiche e possibilità di risoluzione relative al tema dell’Accordo di associazione Ue, sono elementi indispensabili ora, come anni fa. Il percorso è ormai partito e dovremo arrivare a una sintesi finale. La Repubblica di San Marino si è espressa in modo contrario all’adesione e quindi la soluzione migliore trovata è quella di un accordo specifico di associazione, portato avanti non da soli, ma con altri piccoli Stati per avere una migliore resa contrattuale: tutti principi giustissimi, dovremmo arrivare adesso a una fase più decisiva. Anche il giorno in cui si dovesse ricorrere a un referendum, i cittadini dovranno sapere cosa hanno sul piatto prima di decidere. E San Marino vuole un accordo che riesca a favorirla in un contesto europeo, senza però imporre eccessivamente alcuni dettami Ue che per il nostro Paese potrebbero essere sconvenienti. Insomma, vuole il miglior accordo possibile. Ciò che noi come parlamento dobbiamo comprendere è che l’apporto che dovremo dare sarà quello, da un lato, sì di riflettere e dibattere, ci mancherebbe, dall’altro il dibattito fine a se stesso lo abbiamo già affrontato a lungo e lo reputo superfluo.  Il giorno in cui questo accordo dovesse entrare in vigore dovremo poi mettere in campo tutti i sistemi per adeguare la Repubblica. 

Gerardo Giovagnoli, Npr

Dobbiamo essere più fiduciosi, benché il percorso non è semplice e non lo sarà, e richiederà passaggi sostanziosi per poter stare al passo di un sistema che gioca in un ambito di 500 mln di persone. Gioca a nostro favore che un contesto così grande riconosca noi alla stessa maniera. E’ vero poi che altri cittadini europei potranno venire a San Marino, ma al rovescio, ogni cittadino sammarinese sarà ritenuto come altri 500 milioni di cittadini europei quando esce di qui e questo è una conquista. Come è una conquista entrare in un ambito in cui problemi del passato non saranno replicati con l’Italia e i contesti internazionali. Dobbiamo metterci nell’ottica di non dover attendere ‘le bastonate’ per adeguarci. Un esempio in positivo è Malta: sono stato da poco nel paese più piccolo interno all’Ue, che ha preso la decisione di chiedere l’adesione, ottenuta 16 anni fa. Ho parlato con diversi esponenti politici di mio riferimento, i laburisti, che paradossalmente allora erano ‘contro’ ma oggi nessuno si pente di quella decisione. Girando l’isola è possibile vedere gli effetti degli aiuti dell’Ue sulla ristrutturazione e sull’economia del Paese. Essere in Ue ha portato alla liberalizzazione che ha fatto esplodere l’economia maltese. L’integrazione di un piccolo paese ha portato un così grande cambiamento. Perché non può esserlo per noi, in un mondo in cui essere Stati individuali ma piccoli crea ulteriori problemi rispetto un decennio fa? Dobbiamo essere convinti e strutturarci al meglio. Costerà risorse economiche implementare nella Pa comparti e uffici per seguire le vicende europee, ma vorrà dire anche che tanti giovani saranno occupati in un ruolo di eccellenza. 

Nicola Renzi, Rf

Segretario Beccari, il suo è ruolo terribile da sostenere: lo ricordo, se non si davano notizie sull’accordo di Associazione non si vogliono dare notizie, se si danno, è stato tutto già deciso…quando non arrivano risposte dall’Ue, allora la politica estera è fallimentare…sono refrain che altri prima di noi hanno ascoltato. Credo invece che l’atteggiamento da adottare debba essere produttivo. Trovo il suo riferimento molto preciso e ci ha fatto proposte metodologiche. Purtroppo dobbiamo dirci tutti che i passi avanti fatti non sono ancora passi conclusivi. Abbiamo davanti un anno e mezzo in cui dobbiamo rimboccarci le maniche ancora di più. Noi ci siamo. Ma voglio sapere le posizioni di quest’Aula, voglio sapere se la maggioranza c’è. Ho sentito l’intervento di Spagni che mi ha preoccupato.  

E’ totalmente velleitario ed errato pensare che possiamo fare l’accordo di associazione contro l’Italia, è cosa folle solo immaginarla. E’ una scelta da un lato pratica, sicuramente. Ma anche ideale. Quando sento ‘dobbiamo guardare ad altri paesi, alla Federazione russa..’, signor, cerchiamo di capire: tutti i paesi che ci guardano vedono in noi un interlocutore inserito geograficamente- e non solo- in un quadro preciso che è quello europeo. Non esiste altra collocazione e significa che dobbiamo portare avanti questo percorso. Da difendere, lungo questo percorso, sono le nostre determinazioni in politica estera che non sono ricomprese nell’accordo: questa deve essere una ‘linea del piave’, non siamo parte delle decisioni di politica estera europea, allora dobbiamo avere mani libere nella nostra politica estera. 

Secondo me, la Commissione esteri, se convocata con sessioni operative, con documenti alla mano, è la sede giusta di confronto sul negoziato, ma se si vuole inventarne un’altra, bene lo stesso. Sul

potenziare il team negoziale: certo. È cosa da fare e sarebbero soldi ben spesi. Infine, dobbiamo avere la capacità di poter aggiornare insieme politica, settori sociali, economici e soprattutto la nostra popolazione, l’accordo deve generare entusiasmo, non è qualcosa da guardare con paura.

Mirco Dolcini, Dml

Chi è intervenuto prima di me ha chiesto ‘chi è contro e chi è a favore’?. Ma se siamo qui è perché siamo per discutere e per avere idee più chiare a fine dibattito. Non siamo qui a tifare il sì o il no, ma a capire quale sia la scelta migliore per San Marino. Abbiamo sentito parlare di nuove opportunità e vorrei sapere nello specifico quali sono, quali sono le problematiche e  le soluzioni. 

Bisogna capire non solo i problemi del quando ‘siamo fuori’, ma anche i vincoli che avremo una volta ‘dentro’. Siamo qui non per tifare, ma per capire.

Marica Montemaggi, Libera

Sicuramente servono risorse ulteriori nella Pa e anche un lavoro di revisione delle norme, bisogna aggiornare tutta la nostra amministrazione pubblica sul diritto europeo. È fondamentale non rimanere indietro e restare spaesati una volta che avremo l’accordo di associazione che dovrà vedere un passaggio popolare con il referendum. E’ una situazione complessa che ci deve vedere coinvolti, non possiamo più parlare con i singoli paesi, il nostro interlocutore, l’Italia, il nostro partner principale, a sua volta ha cambiato il suo grado di manovra, perché entra in una dimensione europea. Non ci possono più essere rapporti bilaterali esclusivi, l’Italia parla come Stato membro e dobbiamo diventare consapevoli della nuova logica. 

Denise Bronzetti, Mis

Sappiamo bene quali sono le difficoltà delle nostre imprese nell’operare nel contesto europeo, le difficoltà dei nostri concittadini quando si devono muovere per lavoro o studio oltre i nostri confini. Ci sono però situazioni, arrivati a questo punto, che vanno chiarite. E a me lasciano perplessa, nella misura in cui per anni questo accordo non ha avuto la speditezza che stiamo ritrovando in questo periodo. Nel suo riferimento, Segretario, lei ha detto che l’accordo non è adesione e non avremo una rappresentanza nel Parlamento europeo, non saremo nella ‘stanza dei bottoni’. E’ stato chiarito però, in virtù dell’associazione e non adesione, quale è poi il livello di accesso ai finanziamenti europei che questo Stato potrà avere? E riguardo alla libertà di circolazione di cittadini e servizi, lei parlava di come saranno modificate le norme sul mercato del lavoro e il suo accesso. E’ stato detto ai cittadini e a noi rappresentanti istituzionali, in riferimento all’esercizio di alcune professioni su cui c’è stata da sempre una chiusura fortissima, cosa succederà? Se l’avvocato o il professionista lussemburghese decide di esercitare a San Marino, è stato spiegato cosa succederà? Con una fase di austerity lanciata a più voci, a me un Europa così preoccupa moltissimo. 

Matteo Ciacci, Libera

Mentre il Segretario Beccari è stato estremamente puntuale e preciso nel rimarcare l’importanza dell’accordo, diversi sono stati gli interventi ‘disallinneati’ della maggioranza su questo tema. Mi riferisco al consigliere di Rete che è intervenuto, a Dolcini di Dml, alla collega che mi ha preceduto. 

Grandi passi in avanti in termini pratici ce ne sono stati in realtà pochi dal 2019 ad oggi, è stata più la volontà da parte dell’Ue di accelerare in questo momento. Per il resto credo che San Marino non debba avere timore di un approccio più stretto con l’Europa. Sul tema delle residenze si vocifera l’intenzione di raggiungere l’1%, già oggi noi diamo residenze per un numero anche superiore rispetto a questa clausola prevista. Sul sistema finanziario non possiamo rimanere chiusi, la sfida può esserci sul mercato del lavoro, per la formazione, è assolutamente importante pensare ai sammarinesi, ma in ottica di sviluppo dell’acquis comunitario, sono dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano. Accogliamo le sfide, mi chiedo però se la maggioranza sarà pronta e compatta, perché nel dibattito ho sentito divergenze importanti. Come Libera saremo pronti a dare il nostro contributo come sempre, essendo una forza convinta su questo percorso.

Giovanni Zonzini Rete

Dal punto di vista più tattico e strategico,ho sentito dire che l’accordo non deve essere pensato ‘contro l’Italia’ è evidente. Sarebbe un’idiozia. Noi sosteniamo con forza la firma di questo accordo con l’Ue ed essenzialmente perché sarebbe l’inizio per questo Paese di un cammino diverso che non punta più a una propria alterità rispetto al contesto che lo circonda, che funge da banditismo o, ancora peggio, dal farci portali di influenze altrui. La nostra posizione geografica va tenuta in considerazione sempre, non si può scindere le scelte strategiche politiche dalla nostra posizione. Tralasciando posizioni personali sull’Europa, dobbiamo fare un ragionamento realistico.  

Eva Guidi, Libera 

La crisi economica prima e l’emergenza sanitaria poi hanno messo in evidenza il nostro isolamento politico. Al di là della questione ‘accordo sì e che sia un buon accordo’,  vorrei chiedere all’Aula: ma noi possiamo farne a meno di questo accordo? Noi di Libera siamo per l’accordo di Associazione e riteniamo che all’interno della nostra Repubblica siano da approfondire due temi: il fatto che nel paese il tema non è sufficientemente dibattuto e conosciuto. I cittadini si chiedono perché aderire all’Europa. Si deve spiegare che dobbiamo cercare una via per avere possibilità di crescita. Bisogna assolutamente portare avanti all’interno del Paese una serie di ragionamenti che aiutino i nostri cittadini a comprendere che noi di questo accordo non possiamo farne a meno. Seconda riflessione: negoziare e non subire, ogni paese, anche piccolo, è andato difendendo con le unghie e con i denti le proprie peculiarità e i suoi asset economici. Ora per San Marino sarebbe importante, al di là delle modalità tecniche e normative che devono comunque essere portate avanti, cercare di capire se l’Europa può sostenere il Paese, non solo con soldi. Bisogna far capire che il nostro Paese è nella necessità di fare un cambiamento forte e deve andare a negoziare il ‘proprio Pnrr’, fatto di salvaguardia delle proprie tradizioni e storia, ma anche del cambiamento necessario: dobbiamo diventare autonomi in campo energetico, fare passi in avanti nella digitalizzazione. Facciamoci aiutare dall’Europa E con queste disposizioni più concrete i cittadini riusciranno a capirci. 

Stefano Giulianelli, Pdcs

L’assenza dei membri del congresso di Stato di oggi penso sia solo un’assenza fisica, il governo tutto, nella sua completezza, è ben coeso rispetto a questa tappa fondamentale per  la nostra Repubblica. La vera rivoluzione che San Marino può attuare, al di là delle riforme, è infatti l’accordo di associazione. L’impatto è veramente importante. Ho apprezzato molti interventi, quelli di Valentini, Renzi, Zonzini e anche dei consiglieri più scettici rispetto a questo tema, mi riferisco alle preoccupazioni sollevate da Bronzetti, sono queste le preoccupazioni del cittadino. Il problema dell’informazione e della conoscenza diventa fondamentale. La condivisione di questo percorso sarà un elemento strategico perché il 1° gennaio 2024 San Marino sia in grado di cogliere la sfida con l’Ue. Siamo qui per capire, certo, sicuramente non ci dobbiamo dividere in fazioni, ma sicuramente dobbiamo anche agire. Il Segretario ci ha dato oggi elementi concreti di interventi e iniziative che quest’Aula deve valutare. La prima: creare una sorta di valutazione di conformità delle leggi che il nostro Consiglio si appresta a varare da qui a 18 mesi. Di qui l’importanza di emanare un corpo normativo sempre più allineato all’ordinamento comunitario. La seconda azione concreta da attuare è trovare una sede di confronto e condivisione che possa aggiornare sia il Consiglio, ma indirettamente anche la cittadinanza, su questo percorso. Terza azione concreta: implementare una task force multidisciplinare per affrontare a 360 gradi l’argomento dell’associazione, per cui servono competenze e investimenti in capitale umano. Servono i giovani. 

Gian Matteo Zeppa, Rete

Noi partiamo da un referendum del 2013 in cui San Marino si era ‘espresso’. Era un quesito corposo che chiedeva che la Repubblica  avviasse la procedura adesione per l’Ue. Per il sì erano C10, Ps, Psd, Sinistra unita, per il ‘no’ Rete, era per l’astensione il Pdcs.. …non vorrei arrivare, a distanza di 10 anni, a quella situazione, anche se quel referendum chiedeva altro. Rete allora disse ‘no’ per vagliare altre alternative. Il risultato fu che il 50,8% dei voti fu sì, il 49,2% votò no. Quella volta era necessario raggiungere il  quorum e il Referendum non fu accettato. La politica che disse ‘no’, ‘si’ o lascio libertà di voto, oggi dovrebbe evitare in Aula di arrivare qui con tifoserie e lotte di fazioni. All’interno del negoziato, in commissione Esteri, sia nella precedente che in questa legislatura, sono state fatte considerazioni sulla libertà di stabilimento, per esempio ci sono temi su cui devono essere fatte valutazioni. Io non vorrei arrivare al negoziato lasciando dire che tutti i pro e i contro non sono stati vagliati. Se noi andiamo in quella direzione, la svolta per San Marino sarà davvero epocale per la sua economia,  per le banche, gli aiuti, la possibilità per i sammarinesi di andare ‘fuori’.

Francesco Biordi, Pdcs

Non dobbiamo approcciarci con l’idea di perdere qualcosa, ma con l’idea di ottenere possibilità che oggi non abbiamo: lo ha detto il Segretario ed è anche la mia idea. Un approccio non conservativo, condivido. E sul metodo condivido aspetti trattati dalla sua relazione e dai colleghi che mi hanno preceduto. Il messaggio deve essere univoco da parte dell’Aula. Tutta la popolazione deve essere informata e aggiornata delle prerogative di questo percorso. Così come anche tutto quello che compete la macchina legislativa che passa per il potenziamento amministrativo. Un aspetto da ritenere essenziale è ‘non parliamo di deroghe’, ma di adattamenti temporali, dobbiamo essere snelli per far rimanere attivo il nostro sistema. 

Guerrino Zanotti, Libera

Si è detto delle opportunità che può avere il Paese, non solo rispetto agli aiuti che possono venire dall’Ue, ma anche le opportunità di accesso ai fondi che finanziano iniziative che vanno verso l’innovazione e verso scelte sostenibili di carattere economico,con riguardo verso l’ambiente. Attenzione a salvaguardare le peculiarità di un piccolo Stato e a interrogarsi rispetto ai pro e contro: ‘vogliamo i dati’ ed è tutto corretto, ‘quello che manca è dire costi e benefici dell’accordo’, ma cosa accadrebbe a San Marino, qualora decidesse di non proseguire in questo percorso di associazione? Cosa significherebbe per San Marino, volendo fare convenzioni con i singoli Stati Ue, doverlo fare, tenendo presente che per loro vigono norme comunitarie? 

Rispetto al mandato chiesto dal Segretario, i tre punti, condivisione per il dialogo e la creazione di momenti di confronto e per il rafforzamento delle risorse umane, su questo ci trova convinti sostenitori. 

Alice Mina, Pdcs

Il dibattito è occasione per giungere alla piena consapevolezza al percorso di maggiore integrazione che riusciamo a portare avanti con l’Ue. L’obiettivo dell’accordo di associazione è ambizioso, diversi sono i governi che si sono succeduti e lo hanno individuato come strategico, è un percorso che ha subito negli anni dei rallentamenti, ma ora si è espressa, da parte europea, la volontà di concludere l’accordo nel 2023, anch’esso è un obiettivo temporale ambizioso e una sfida enorme per il Paese. La Repubblica deve essere consapevole del forte impegno e che richiederà approfondimento e condivisione costante, di qui il valore di un confronto essenziale anche con categorie e sindacati. Da quanto saremo in grado di mettere in campo dipenderà il nostro futuro, l’attenzione deve essere massima e grande è la responsabilità nei confronti del paese e della cittadinanza. La tutela dei tratti peculiari e identitari della nostra Repubblica non è da sottovalutare assolutamente. Il Segretario ha parlato di 25 allegati all’Accordo, ci danno l’idea del forte impatto, tra questi ci sono elementi più sensibili di altri, su cui dovremo lavorare con la massima attenzione.  Dobbiamo aprirci alla condivisione con la cittadinanza per dare a tutti piena consapevolezza e per far sì che attorno a questo accordo si unisca unitariamente il Paese.

Luca Boschi, Libera

 Il dibattito è interessante ma fuori tempo massimo. Segretario, se vogliamo affrontare i prossimi 18 mesi bisogna attivare un tavolo con la politica, tutta, per tirare fuori adesso tutte le eventuali critiche e dubbi. E’ fondamentale che adesso parta questa sottocommissione, o tavolo di lavoro, o commissione, decida lei.  Ma se ogni sei mesi andiamo avanti con i suoi riferimenti daremo spazio agli euroscettici, invece serve che ci prendiamo questi 18 mesi per finalizzare l’accordo e che tutte le forze politiche si confrontino con loro e con le categorie economiche e sociali e con la popolazione, se no, tra 18 mesi arriveremo a una proposta bocciata.  La nostra paura è che si voglia portare avanti un lavoro univoco e autoreferenziale e così chiunque di noi potrà trovare una scusa per non finalizzare quel percorso. 

Andrea Belluzzi, Sds per la Cultura 

Mi vanto di essere stato membro dei comitati promotori del referendum per l’accordo di integrazione Ue. Ma il tema non è l’associazione o integrazione, è il risultato: raggiungere maggiore integrazione possibile in tutti i settori, tenendo in considerazione i potenziali di sviluppo. Informare sì e condividere anche, abbiamo intrapreso una strada e attraverso concetti pericolosi come quelli dei ‘costi-benefici’ non vorrei che dietro si nascondesse una latente contrarietà. Non ce lo possiamo permettere. Giusto approfondire, giusto lavorare su questo aspetto e orientare il dibattito nel valutare anche i benefici, ma anche su cosa succederebbe se rimanessimo senza una maggiore adeguata integrazione e rimanesse lo status quo. 

Alessandro Scarano. Pdcs

 Il dibattito di oggi riveste un passaggio rilevante che fa seguito a un recente riferimento in seduta segreta in Commissione esteri. Questo percorso segnerà lo spartiacque tra un prima e un dopo.  L’Accordo è considerato strategico, tant’è che c’è stata una linea costante nei diversi governi che si sono succeduti. Oggi il Sds Beccari ha fatto un riferimento alla tempistica, il 2023, per definire il negoziato, è un traguardo ambizioso e impegnativo. E’ opportuno che le scelte siano ponderate e si valutino gli effetti sul territorio. E’ una opportunità entrare nel mercato unico europeo, non può che avere una ricaduta positiva per aziende e operatori che possono competere e svilupparsi senza i vincoli attuali che incidono sulla loro operatività e con l’aggravio dei costi. Non si possono non tenere in debita considerazione però le peculiarità dei piccoli Stati, è positivo che si tengano in considerazione le possibili difficoltà. 

Altro elemento: quello di preparare il paese, operatori e amministrazione all’accordo. Un appello infine al Segretario perché ci sia il più ampio confronto con la cittadinanza, categorie e sindacati e partiti. 

Maria Luisa Berti, Npr

Alla provocazione di qualche consigliere, mossa questa mattina, sulla richiesta se effettivamente la maggioranza ci sia sul fronte del negoziato e porti avanti con convinzione il processo di negoziato dell’accordo, penso che la risposta sia piuttosto scontata. E’ un impegno che ci siamo presi con gli elettori ed è necessario ci sia gioco di squadra, affinchè si sia di supporto a chi porterà avanti l’iter negoziale. Non penso sia opportuno fare provocazioni di questo tipo, è responsabilità della classe politica odierna impegnarsi affinché si porti a casa un testo, in prospettiva il migliore, per San Marino. La fase negoziale non è facile, l’approccio deve essere di assoluto sostegno perché l’iter si concluda nell’interesse dello Stato. Poi rispetto all’esito di quello che sarà il lavoro, ritengo opportuno che la popolazione possa esprimersi. Non è questa sede di portare analisi e dati specifici su vantaggi e svantaggi. Si valuterà in altri ambiti, si entrerà più nel dettaglio, magari in commissione esteri. Cerchiamo di non confondere i compiti e i luoghi di riflessione.  

 

Repubblica di San Marino, 12 Luglio 2022/01

 

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