Raffaele Cantone, l’emblema della anticorruzione italiana, ha detto ieri sul Titano: “San Marino non faccia come l’Italia, che dopo Tangentopoli ha messo la testa sotto la sabbia”. Insomma non perda tempo. Intervenga subito. E tutti ad applaudire.
Applaudire che?
Il mondo politico nella Repubblica di San Marino la testa sotto la sabbia l’ha messa subito e ancora la tiene sotto aspettando che la tempesta scatenata dai giudici del Conto Mazzini passi e possa riprendere il suo tram tram. 100-150 persone hanno manovrato tra 800-1100 milioni di euro in una ventina d’anni.
Di fatto nessun impegno per recuperare i crediti monofase o quelli verso le banche, per non dare ulteriore fastidio al sottobosco politico affaristico, dopo quello arrecato dai giudici.
Piuttosto si mette una macina al collo al Paese, con la emissione di titoli di debito pubblico.
A proposito di lotta effettiva alla corruzione nella Repubblica di San Marino viene da ricordare quanto fu promesso, nella stessa materia, al prefetto Achille Serra, dal Segretario di Stato Fiorenzo Stolfi. Si raccontò perfino di una adesione a GRECO come imminente o addirittura già avvenuta.