San Marino. Disoccupazione e reddito cittadinanza, Civico10

San Marino. Disoccupazione e reddito cittadinanza, Civico10

Si parla molto in questi giorni del tema della disoccupazione. Fenomeno fino a poco tempo fa sconosciuto al nostro sistema e oggi sempre più presente, in tutta la sua drammaticità.
Un problema risolvibile in via definitiva e strutturale non certo con qualche facile slogan, ma con un insieme ben congegnato di politiche legislative, investimenti, promozione esterna del Paese e accordi internazionali, che possano riportare investimenti in territorio. Fare questo è il compito principale di qualunque Governo, la sua principale responsabilità. Responsabilità che finora questo Governo, colpevolmente, al di là delle belle dichiarazioni a uso esterno, non si sta assolutamente prendendo.
Noi abbiamo indicato con chiarezza quali sono le nostre idee, ma in attesa che il Governo dia un segno di vita, indichi le sue e le persegua, crediamo che chi si trova in situazioni di difficoltà non possa essere dimenticato.
Dalle Segreterie pare si tenda colpevolmente a minimizzare. Speriamo che davvero il Segretario non voglia credere che qualcuno possa bersi la storia che i primi 38 lavoratori a finire le tutele si avranno il prossimo Maggio: vorrebbe davvero dire non accorgersi della realtà.
Ci sono disoccupati che non hanno mai avuto accesso agli ammortizzatori sociali, perché non ne avevano diritto in base alla legge: sono principalmente i giovani in cerca di primo impiego stabile, le donne che si stanno affacciando al mondo del lavoro per necessità familiari, chi ha tentato di fare una piccola impresa ed è stato travolto dalla crisi. Ci sono disoccupati che hanno terminato da mesi gli ammortizzatori sociali, perché hanno perso il lavoro in età avanzata, non ne hanno trovato un altro e stanno sperimentando il devastante fenomeno della disoccupazione di lungo periodo. Ci sono disoccupati che hanno terminato da poco o termineranno gli ammortizzatori sociali, perché dopo essere passati da un lavoro a tempo determinato a un altro, nel frattempo hanno finito il periodo di “copertura”. Tutte queste “categorie” di disoccupati valgono esattamente quanto le altre, e devono essere prese in considerazione dalla politica.
Non servono soluzioni fantasiose, deroghe, prolungamenti, provvedimenti di emergenza. Serve fare quello che si fa in tutta Europa.
Proprio per questo un mese fa abbiamo proposto all’attenzione della politica il tema del reddito di cittadinanza. Crediamo che possa essere una buona risposta immediata a tutte queste esigenze, nell’attesa che le politiche economiche sopra delineate riportino investitori e occupazione. Una soluzione che tutta Europa ha, tranne 3 Paese, e tranne noi purtroppo.
Garantire un sussidio parametrato alla condizione economica e familiare del disoccupato chiedendo in cambio una serie di impegni formativi e riqualificativi inderogabili ed obbligatori per il lavoratore che si trovasse in situazione di mobilità o disoccupazione o che usufruisse del reddito di cittadinanza (come peraltro prevede la nostra proposta di legge), collegata ad una necessaria capacità di adattamento per la ricerca di una nuova occupazione. Non lasciare nell’indigenza chi si impegna per ricollocarsi crediamo sia una battaglia di civiltà. Ed accanto a questo adoperarsi con nuovi strumenti per una più intensa ed efficace lotta al lavoro nero, lavoro nero che mortifica e svilisce chi lo “subisce” e crea distorsioni sociali ed occupazionali devastanti.
C’è stata molta polemica sulla nostra proposta di come finanziare la misura. Noi restiamo convinti di quella proposta, ma non è certamente quella al centro dell’attenzione: se ci sono idee alternative per finanziare il reddito di cittadinanza, ben vengano.
L’importante è dare risposte alle persone in difficoltà. Chiediamo a quelle componenti della maggioranza più sensibili ai temi sociali e più vicine ai lavoratori di non scartare una proposta di questo tipo solo perché viene dall’opposizione ma di riprenderla, migliorarla e far fare un passo in avanti al nostro ordinamento nella direzione dell’Europa. Ma, noi diremmo, nella direzione della civiltà e della solidarietà.

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