San Marino, disoccupazione. Piermattei (Csdl): ‘Servono specifici percorsi di ricollocamento’

San Marino, disoccupazione. Piermattei (Csdl): ‘Servono specifici percorsi di ricollocamento’

L’Informazione di San Marino: Disoccupazione, Piermattei (Csdl): “Serve certificazione delle professionalita’ informali” / Sul Titano sono 1200 i lavoratori senza occupazione. “Servono specifici percorsi di ricollocamento”

Se non ci sarà un cambiamento
concertato delle politiche europee,
il numero dei disoccupati
nell’eurozona potrebbe passare
dagli attuali 17,4 milioni a 22
milioni nei prossimi 4 anni, e
nuove difficoltà sorgeranno sia
nei paesi che attualmente sono
sotto pressione, sia in quelli più
stabili. Nel breve periodo, le
conseguenze di una recessione
prolungata del mercato del lavoro
saranno particolarmente dure
per i giovani in cerca di occupazione.


È quanto denuncia l’Organizzazione
Internazionale del
Lavoro, di cui anche San Marino
fa parte.

[…]


A San Marino i disoccupati attualmente
sono 1.200, e per lo
più sono giovani, persone con
bassa scolarità, donne che hanno
interrotto i percorsi di lavoro
per maternità o che non trovano
lavoro perché considerate a
“rischio” di maternità, lavoratori
licenziati in età avanzata.
La loro collocazione si presenta
piena di difficoltà, ad iniziare
dall’assenza di un progetto di
sviluppo che attiri nel territorio
sammarinese nuove imprese in
grado di offrire posti di lavoro
qualificati e stabili. Molti, ad
iniziare dai giovani, rischiano
di rimanere fuori dal sistema
produttivo e occupazionale per
lungo tempo, creando difficoltà
sul piano socio-economico e
mettendo in sofferenza la coesione
sociale.

“I tre soggetti fondamentali,
sindacati, imprese e
struttura pubblica – afferma Gilberto
Piermattei – devono essere
i protagonisti dell’inserimento
occupazionale, partendo da una
“mappatura” della disoccupazione
sammarinese, suddivisa
per professionalità. Le imprese del nostro paese, partendo dal
loro fabbisogno attuale, sulla
base della tipologia delle figure
professionali presenti nelle liste
di collocamento, avvalendosi sia
delle loro capacità interne che
delle strutture pubbliche, ad iniziare
dal CFP, devono attivare
specifici percorsi per ricollocare
le professionalità presenti in
territorio. Utilizzando i periodi
di non lavoro, la formazione
dovrà riguardare la conoscenza
delle lingue, l’informatica, la
tecnologia, e tutto quanto può
contribuire a riqualificare le
professionalità e ad ampliare il
bagaglio di conoscenze per essere
spendibili sul mercato del
lavoro.”
“Per chi ha già lavorato – prosegue
Piermattei – occorre valorizzare
le professionalità acquisite
dai lavoratori con l’esperienza;
professionalità che spesso non
sono formalizzate attraverso i
titolo di studio o le qualifiche
professionali. In tal senso occorre
attivare un meccanismo di
certificazione di tali professionalità
‘informali’, stabilendo i
soggetti abilitati a tale certificazione
e le relative modalità.”

 

 

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