San Marino. Fantini aveva scritto anche a Napolitano

San Marino. Fantini aveva scritto anche a Napolitano

San Marino – La lettera di Fantini a Napolitano
Ecco il testo del documento che l’ex amministratore delegato della Cassa di Risparmio scrisse al Presidente della Repubblica per fare presente la vicenda Delta e il dramma dei suoi lavoratori chiedendogli solo di leggere le carteSAN MARINO – La lettera inviata ai reggenti Giovanni Francesco Ugolini e Andrea Zafferani era stata anticipata da un’altra importante missiva, inviata al presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, e per conoscenza ai ministri dell’Economia Giulio Tremonti e alla Giustizia Angelino Alfano. E’ il 31 gennaio, Mario Fantini porta la vicenda Delta-San Marino all’attenzione delle massime cariche istituzionali italiane.
“Illustrissimi Signori, sono Mario Fantini, ex Presidente di Delta e faccio seguito a quanto singolarmente già inviato ad ognuno di Voi nel corso del 2010. L’informativa da me trasmessa, metteva in evidenza una grave situazione di ingiustizia che colpiva non solo la mia persona, ma tutti i dipendenti e collaboratori di Delta e, permettetemi di dire, l’intera collettività per il danno economico, umano e morale immotivatamente subito dalle persone coinvolte. Non ho avuto risposta. Questo silenzio è solo una pesante conferma del disinteresse delle istituzioni per un contatto con la realtà. Tutti hanno diritto ad una risposta. Non solo il sottoscritto, ormai ottantenne, che ha lavorato onestamente in silenzio seguendo le leggi e le regole, per tutta la vita, ma soprattutto le migliaia di persone, oggi senza futuro, azzittite con un compenso di un Fondo di solidarietà. Persone motivate che avevano partecipato attivamente alla vita della loro società, professionalmente capaci, con prospettive di lavoro certe per l’andamento positivo del loro gruppo, improvvisamente e senza giustificazioni hanno perso tutto. Non mi sembrava di chiedere molto.
Chiedevo approfondimenti da parte delle istituzioni. Io avevo ed ho chiaro gli abusi di cui siamo stati oggetto e gli errori di valutazione che ne sono stati il presupposto. Credo di avere anche il diritto di sapere se, oltre ai pubblici ministeri inquirenti, c’è qualcuno che condivide la contestazione dei reati di cui io ed i miei colleghi siamo accusati e per i quali alcuni di noi hanno già scontato una pesante ed inaccettabile carcerazione preventiva. Conoscere i fatti non significa assolvere, ma capire ed approfondire le situazioni e verificare i rapporti tra Procure, Gip e Tribunali della Libertà. L’indipendenza di questi organi è sacra e giusta, ma se non funzionano i controlli può trasformarsi in arbitrio e dittatura. Nel nostro paese democratico è mancato un elemento importante: la difesa. Perché le Procure, con il loro tintinnio delle manette, generano naturali condiscendenze e timori reverenziali. Perché la Banca d’Italia con la generica motivazione di “gravi irregolarità”, che nessuno approfondisce, copre errori e disattenzioni. Perché i commissari, pubblici ufficiali, non rispondono del loro operato e dei loro errori e, salvo rari casi, non sono in grado di gestire aziende. Perché la distruzione di Delta ha beneficiato dell’alibi mediatico ed obnubilante della lotta all’evasione fiscale. Perché nessuno si è ancora preoccupato di verificare che questo argomento è completamente estraneo alla vita di Delta.
Con la somma di questi “perché” di queste “anormalità” lo Stato e le sue strutture hanno dimostrato gli stessi difetti che ogni giorno dicono di condannare e combattere: omertà, intoccabilità, ingiustizia, uso spropositato della forza e, aggiungo, mancanza di buon senso. Si è consentita la distruzione di Delta solo per colpire errori ed abusi di altri. I cittadini che, pur senza demerito, entrano in conflitto con lo Stato, non trovano assistenza e sono stranamente spesso perdenti. Non ho dati statistici sulle sentenze dei Tribunali ed in particolare del TAR e del Consiglio di Stato a supporto della mia teoria, ma Voi li avete e potete valutarli. Sono dati, purtroppo, ben conosciuti anche all’estero e disincentivano investimenti imprenditoriali nel nostro paese. Per quel che mi riguarda siamo alla fine del terzo anno di indagini preliminari. Non c’è stato ancora rinvio a giudizio, ma la condanna l’abbiamo già tutti subita. Pene, umiliazioni e danni per tutte le persone che hanno avuto la sfortuna di lavorare onestamente per Delta. Voi avete la possibilità di effettuare verifiche. Uomini a disposizione per esprimere un autonomo giudizio, per poter finalmente dire a quelle 2.500 famiglie quali sono gli errori commessi, le infrazioni tanto gravi da distruggere il futuro di tutti. Quella che viene imposta a me oggi, non è più vita. E’ una ingiustificata agonia, esasperata dalla violazione dei diritti umani, civili e costituzionali. L’assenza di colpe, la mancanza di prove certe allunga i tempi nella sonnolenta indifferenza dello Stato. Non importa se solo sulla base di “sospetti” si distruggono aziende. Esiste ancora una flebile possibilità per ridurre i danni o quanto meno placare le coscienze: informarsi e leggere i documenti. Con questa rinnovata speranza allego sintetica memoria dei fatti. Distinti saluti.
Mario Fantini

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