San Marino. Festa del lavoro e di san Giuseppe Lavoratore, omelia di mons. Turazzi

San Marino. Festa del lavoro e di san Giuseppe Lavoratore, omelia di mons. Turazzi

Omelia di Mons. Andrea Turazzi nella celebrazione del Primo Maggio, Festa del Lavoro, in cui si ricorda san Giuseppe Lavoratore.

“Il lavoro, benché costi fatica e sudore … è per l’uomo possibilità di trasformazione del mondo, di modificazione della realtà”.
 

“Terremoti, alluvioni, pandemie… Sono eventi che accadono sul nostro pianeta, piuttosto irrequieto. Accadono improvvisamente, rappresentano sempre un momento di crisi, segnano un trapasso nella storia e sono catastrofi per gli uomini”. Inizia così l’omelia di mons. Turazzi che aggiunge “Che cosa fa l’umanità? Qual è la sua prima reazione? Si fa bambina: si sente piccola, impotente, smarrita. Corre tra le braccia del Creatore. È un atteggiamento spontaneo, immediato, semplice. E il Creatore che fa? L’accoglie, l’ascolta, gli infonde coraggio. Ma soprattutto la educa. Va oltre le coccole e le chiede di affrontare la realtà; va anche lui con lei e la rende convinta dell’enorme potenzialità che ha in sé. Le ha dato intelligenza, volontà, immaginazione, cuore… per dissodare, per costruire, per mettere briglie e domare, per stringere altre mani e altre braccia e fare rete. Permettete una metafora, il cowboy ha un puledro da domare: è difficile restare in sella nel rodeo. Poi, col suo coraggio e soprattutto con la sua caparbietà, riesce a domare quella che diventerà la sua inseparabile cavalcatura”. (…) 

Festa del Lavoro. Sappiamo come è nata questa ricorrenza, da quali sofferenze, da quali tensioni. La Chiesa ha visto nella questione operaia un segno dei tempi (kairòs) ed ha avviato un dialogo importante per lei e per ogni lavoratore. La Chiesa ha ripreso a sfogliare il “Vangelo del lavoro”, segnato dal peccato e poi redento dal Signore, il figlio del carpentiere: così chiamavano Gesù.
Oggi si fa festa al lavoro. In questi giorni lo apprezziamo ancor di più. Il lavoro, benché costi fatica e sudore, ancorché debba misurarsi con la resistenza che gli fa la natura, nonostante l’attrito della materia che non si lascia piegare facilmente, è per l’uomo possibilità di trasformazione del mondo, di modificazione della realtà, di esplorazione in ogni campo. Con l’onesto lavoro l’uomo produce quello che serve alla sua vita, traffica i talenti che ha ricevuto, trasmette cultura, prolunga le possibilità della comunicazione. «Dio disse – così le parole della Genesi – facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla faccia della terra». La Genesi prosegue raccontando come il Creatore affidi all’uomo il giardino da coltivare.

Leggi il testo integrale dell’omelia di mons. Turazzi

 

 

 

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