San Marino. Gabriele Vitali, lettera al segretario Ciavatta

San Marino. Gabriele Vitali, lettera al segretario Ciavatta

Gabriele Vitali scrive al segretario Ciavatta

Egregio Segretario Ciavatta, mi rivolgo a lei dopo aver sentito le risposte date in conferenza stampa dal dottor Arlotti, il quale al tema dei “lungodegenti” positivi asintomatici ha dedicato la diretta di oggi (ieri) de “l’Esperto risponde”. In buona sostanza il Commissario Arlotti ha dichiarato che in tutta Europa per considerare guarito un paziente occorre superare il doppio tampone negativo, che si può essere d’accordo o meno su questa regola ma come tale va rispettata.

Vorrei tranquillizzare subito tutti: né io né l’altra cinquantina di sammarinesi che vivono la mia condizione (il 12% degli oltre 400 quarantenati attuali, secondo i dati forniti dal Commissario) pensiamo a trattamenti di favore che mettano a repentaglio la sicurezza altrui. Ecco, magari inserire il criterio che i primi tamponi agli aventi diritto vengano fatti a quelli che da più tempo aspettano, quello sì ma direi che è una pratica di buonsenso, non un favoritismo. Però se una regola instaurata oltre due mesi fa, quando lo scenario era tutt’altro, non risulta più essere in linea con le conoscenze acquisite successivamente, corre il rischio di aprire nuovi fronti di disagio, quello psicologico, che all’inizio neppure erano ipotizzabili e che prevedo non tarderanno a presentare il conto.

Il senso del mio intervento è proprio questo: prevenire l’insorgenza di disturbi derivanti da un isolamento senza fine quando questa misura si rivela essere sovradimensionata rispetto al problema che si vuol contenere. Il punto essenziale della questione è il seguente. Non aver superato il doppio tampone negativo e dunque essere ancora positivi, allo stato attuale delle conoscenze, non significa essere necessariamente contagiosi e dunque rappresentare un pericolo per gli altri.

Lo stesso Arlotti ha affermato in diretta che se gli si chiedesse una personale opinione, lui riterrebbe bassa la carica virale di un soggetto positivo da mesi, tradotto significa poco contagioso quindi, concludo io, poco pericoloso socialmente, soprattutto se il suo rientro nella collettività avvenisse prudentemente e con modalità sicure.“

Come potrei fare eccezioni – conclude Arlotti – rimandando a far la spesa al supermercato o a lavorare soggetti positivi di cui solo si sospetta una bassa viralità?”. La popolazione non si sentirebbe comprensibilmente tutelata da una tale, ardita e sciagurata, eccezione. Come dargli torto. Ma non chiedo questo. Mi sono anzi sorpreso in questi giorni a domandarmi: “ma cosa vuoi di preciso da Arlotti? Cosa vuoi che possa fare per te e per gli altri come te?”. E mi son risposto. Non voglio certo mettere a repentaglio la salute degli altri. Questo è stato il mio primo scrupolo quando anche da positivo “inconsapevole”, essendo passato tra le maglie della rete nel passaggio fra protocollo 1 e 2, ho girato per 16 giorni da positivo non censito. Torniamo a cosa chiedo, a questo punto al Segretario alla Sanità, Roberto Ciavatta perché il Commissario ha fatto chiaramente intendere che non è lui il soggetto più indicato a rispondere.

Personalmente mi basterebbe avere 1 ora d’aria al giorno, come hanno pure i carcerati a Regina Coeli: fare una passeggiata in un bosco ben distanziato da qualunque essere umano, magari in orari poco trafficati; o fare un giro in moto/auto, con mascherina, casco, scafandro da palombaro, guanti, camice monouso e quant’altro mi venga indicato come presidio atto a garantire la sicurezza altrui. Per cortesia non banalizziamo la vicenda facendo passare chi vive la nostra condizione come un soggetto irrispettoso delle regole, indifferente alle esigenze di sicurezza altrui, che pesta i piedi per capriccio: non è così. Io credo che dopo 75 giorni, che certamente supereranno i 90 visto che son stato riconosciuto proprio ieri ancora positivo al secondo tampone (quello di venerdì scorso era stato evidentemente un “falso” negativo…), si debba pensare ad una misura dedicata.

Osiamo! Primi ed unici in Europa a riconoscere il tema della sofferenza psicologica, ad affrontarlo prevenendolo e a gestirlo con misure dedicate e sicure per tutti.

Questo, Segretario Ciavatta, è possibile e soprattutto doveroso. 

 

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