San Marino. Giovanni Zangoli ripropone una stupefacente Cagliostro story

San Marino. Giovanni Zangoli ripropone una stupefacente Cagliostro story

Era l’estate del 1985 quando una stupefacente Cagliostro story investì il Titano con la potenza di un turbine. Una storia che oggi a distanza di qualche decennio può far sorridere, se non fosse che a raccontarla all’epoca non furono fantasiosi cantastorie ma le più accreditate testate giornalistiche di tutta Italia e altre giunte da ben più lontano.

Tutta colpa, o tutto merito a seconda delle opinioni, dei due protagonisti ai quali la piccola Repubblica regalò, suo malgrado, il più alto indice di popolarità grazie a quella vicenda dai contorni mistici e oscuri.
E in fatto di misticismo erano consumati ‘professionisti’ i due sensitivi che all’epoca balzarono all’onore delle cronache: Jovo e Noel, per l’anagrafe rispettivamente Giorgio Sorteni di Bagnacavallo ma di origini veneziane e Italo Bonsignore, genovese. Il primo presidente del Consorzio italiano dei liberi consulenti dell’astrologia e delle scienze occulte, l’altro segretario.

In quelle vesti in quella torrida estate si presentarono in Repubblica con un’incredibile quanto inquietante rivelazione: i resti mortali di Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro, giacciono su un terreno di Poggio Casalino, frazione del Castello di Chiesanuova. Perché proprio in un fazzoletto di terra nelle campagne del Titano zona di confine col Montefeltro? Un terreno agricolo, scosceso e sovrastato da un allevamento di maiali. Lo stesso Cagliostro avrebbe rivelato il luogo esatto ai due sensitivi in una seduta spiritica. Lo avrebbe ‘sussurrato’ dall’aldilà in particolare a Italo Bonsignore, alias Noel, 47 anni, volto gioviale, 1 metro e 90 di misticismo. E’ lui, l’astrologo genovese che dice di avere il filo diretto con Cagliostro, suo spirito guida, ‘gemello australe’ del Conte palermitano con il quale condivide giorno e mese di nascita, il 2 giugno. Al suo fianco l’inseparabile compagno d’avventura Jovo, 54 anni, ex restauratore di organi antichi, lunga barba e capelli grigi, una copia fotostatica di Carlo Marx ma con l’accento veneziano.

Fianco a fianco erano saliti sul Titano per recuperare le spoglie del ‘maestro’, sfidando gli scettici e gli storici avvalendosi di strumenti strani, un sistema di psicometria simile a quello dei rabdomanti. Con quegli strumenti i due sensitivi nell’agosto 1985 effettuarono una prima ricognizione nella fortezza di San Leo ultima dimora terrena del Conte palermitano nella speranza di captare altri messaggi rivelatori dal loro spirito guida.

Scopo della ricerca trasferire – su richiesta della stessa buon’anima di Cagliostro – le ossa del Conte in quel di Malta. Sì perché i due maghi si dicono certi – dichiareranno al cronista de l’Unità del 24 agosto 1985 – di sfatare quanto sostiene la storia secondo la quale le ossa di Giuseppe Balsamo giacciono assieme a quelle di altri eretici a San Leo, al di fuori delle mura, dove Cagliostro fu incarcerato e morì il 26 agosto 1875 dopo 4 anni, 4 mesi e 5 giorni.

Finito nelle grinfie dell’Inquisizione, venne successivamente spedito nella inespugnabile fortezza marchigiana dal papa Pio VI, che per ironia del destino (o un anatema del Conte?) non ebbe sorte molto migliore dal momento che fu deposto da Napoleone per finire i suoi giorni da prigioniero in Provenza.

Ma perché proprio Malta doveva essere la destinazione ultima delle misteriose ossa?
«Perché Cagliostro – spiega Jovo – vuole che le sue ossa riposino nella terra dove ha appreso i primi rudimenti di alchimia e ha imparato i riti egiziani della massoneria».

I giornali italiani annusano subito odor di scoop e si scatenano. ‘Cacciatori di fantasmi sul monte Titano per trovare le ossa di Cagliostro’, titolava a lettere cubitali il Corriere della Sera il 24 agosto.

Il 26 agosto, lo stesso giorno della morte del Conte a distanza di 190 anni, va in scena il primo tentativo di riesumazione, ma la ruspa (affittata a 40mila lire l’ora) impatta in un ostacolo burocratico. La proprietà del terreno di Poggio Casalino non è affatto entusiasta dell’invasione della ruspa con contorno di curiosi, giornalisti e gendarmi. Insomma non c’è il consenso. L’avvocato della proprietà del terreno citando i codici della legge ipotizza reati come violazione di sepolcro, vilipendio di salma, rimozione di cadavere. Insomma, a scanso di guai avverte il legale, meglio avere una serie di autorizzazioni prima di scavare.

I due sensitivi se ne vanno indignati lanciando strali contro la burocrazia locale. Ispirati da un morto, dicono, sono stati bloccati dai vivi. Se la prendono con i politici sammarinesi facendo perfino balenare – fu l’ironico commento de il Resto del Carlino – un dissidio su Cagliostro fra governanti social comunisti e opposizione democristiana. Parole in libertà che non devono sorprendere, ormai la febbre della Cagliostro story stava contagiando tutti sul Titano e ognuno poteva lasciarsi andare alle teorie più stravaganti. A stemperare un po’ la tensione bastò poi una autoironica battuta di Jovo: «In fondo – dichiarò il chiromante di Bagnacavallo -in tutta questa vicenda le persone più serie siamo noi che siamo le meno serie».
Nel frattempo? «Torneremo a San Marino – lascia intendere l’accoppiata jovo-Noel– solo su invito delle autorità sammarinesi». Che però non arriva, ma è solo questione di tempo.

In attesa di un nuovo tentativo l’attenzione (e la tensione) rischia di raffreddarsi, ma c’è sempre la provvidenziale cabala a tenere Cagliostro sulla breccia. I due sensitivi infatti sostengono – come riporterà Il Giorno – che Cagliostro ha suggerito agli appassionati del lotto altri numeri al posto del 34 su Napoli.
Questa la serie rivelata dal Conte tramite i due sensitivi: 46 dissotterramento di cadavere, 24 mago, 58 mago che fa incanti, 4 mago che descrive circoli a terra, 17 sepoltura all’aperto, 14 sepoltura in terra profanata. Per la cronaca non si seppe mai di vincite straordinarie con quei numeri, in compenso dopo giorni di braccio di ferro qualcosa si sta muovendo. La proprietà del terreno autorizza gli scavi a condizione che i resti eventualmente ritrovati restino sul posto. Jovo e Noel sono perplessi, anzi contrariati. Loro vogliono che la destinazione sia Malta appunto, ma questo resta un problema secondario finchè dalla terra di Poggio Casalino non spunterà qualche osso. Non ossa anonime ovviamente, ma ‘firmate’ Cagliostro altrimenti la telenovela dell’estate 1985 rischierebbe di finire in una bolla di sapone.

I due sensitivi, ritornati nel frattempo uno a Bagnacavallo, l’altro a Genova, non mollano la presa. Tantomeno la stampa italiana che sulla Cagliostro story ormai ci inzuppa il pane. “Cagliostro guida i sensitivi”, titola Il Giornale, ‘Cagliostro e i sensitivi scaveranno’, gli fa eco Repubblica.

Finalmente arriva la tanto attesa autorizzazione governativa. Un governo tutto di sinistra. Su richiesta della strana coppia Jovo-Noel il deputato al Territorio e Ambiente dell’epoca Antonio Volpinari concede il nulla osta per l’esecuzione degli scavi in località Poggio Casalino di Chiesanuova ‘considerato il consenso – riporta il documento – dei proprietari del terreno’ Bruno Cesarini, all’epoca Capitano di Castello (democristiano) di Chiesanuova e la consorte Giovanna Carlini che mai avrebbero immaginato che la loro tranquilla casa colonica con porcilaia annessa, sarebbe diventata il quartier generale degli inviati dei giornali di tutta Italia. Non solo, la Cagliostro story nel frattempo aveva richiamato in quei frenetici giorni sul Titano anche testate nazionali estere, dalla Bbc inglese alla tivù giapponese. La Francia inviò la troupe di Antenne 2 mentre dalla Germania arrivò l’inviato della prestigiosa rivista Stern. In prima fila ovviamente la testata televisiva sammarinese Tivù Giornale che in quei giorni registrò altissimi livelli di audience grazie al ‘giallo’ di Cagliostro e alla ricerca delle ossa perdute.

Finalmente, ottenuto il nulla osta istituzionale, si può procedere all’esumazione. Il giorno fatidico è fissato per il 17 settembre. Alle ore 17. Ai superstiziosi il numero fa toccare ferro o qualcosa di più intimo, ma non a chi legge carte e… ossa. Uno più sette fa 8, che significa infinito, «ed è stato lo stesso Cagliostro – dichiareranno i due maghi il 12 settembre a Il Secolo XIX– ad indicare il giorno». L’anno poi doveva essere il 1985 «perché dopo varie somme, divisioni e altre operazioni sulle cifre, ritorna sempre il numero 5, il numero di Mercurio, la divinità che sovrintende la vita e la morte dei nati sotto il segno dei Gemelli, come Cagliostro».

Ci siamo, la ruspa può finalmente rovistare tra le zolle circondata da un centinaia di persone tra curiosi, cronisti che saltellano da una zolla all’altra, operatori tivù e gendarmi dall’occhio vigile a sorvegliare sulla regolarità delle operazioni di scavo. E’ presente anche il Commissario della Legge Francesco Viroli. La legge vigila e c’è tensione nell’aria. Solo il rumore della pala meccanica in quelle ore cruciali rompe il silenzio nella campagna di Poggio Casalino, perfino i maiali della padrona di casa hanno finito di grugnire.

Cagliostro, se ci sei batti un colpo. Ma gli unici colpi sono quelli della pala meccanica che rovescia zolla dopo zolla. «Cagliostro si sta divertendo – confida un sorridente Noel al cronista del l’Unità – è nel suo spirito libero scherzare e porre delle difficoltà».

Passano le ore, il sole sta tramontando sul Montefeltro quando si rompe il silenzio. Un teschio finalmente è affiorato. Anzi, i teschi alla fine saranno due, tanto per alimentare un ‘giallo’ che sembra non conoscere la parola fine. Il primo cranio è saltato fuori nel buio alimentando il dubbio degli scettici che siano state proprio le zolle a riportarlo alla luce. Il secondo cranio è comparso successivamente, di primo pomeriggio mentre l’escavatrice era addirittura ferma. Jovo e Noel sembrano irritati. Il primo cranio non sono riusciti neppure a prenderlo in mano perché a metterci prima le mani sopra è stata la Gendarmeria. Per il secondo cranio poi erano addirittura intenti a gustare tagliatelle e buon Sangiovese alla tavola della signora Giovanna, la proprietaria del terremo messo sottosopra. Tagliatelle della riconciliazione considerando i non pochi contrasti che erano sorti ad agosto all’inizio dell’avventura.

Trovate le ossa, sorge il legittimo dubbio: quale dei due teschi sarà quello del Conte alchimista? Sulla stampa italiana impazza il ‘tototeschio’.

‘Sorpresa, adesso i Cagliostro sono due’, titola ironicamente il Resto del Carlino. Qual è quello giusto e quale quello fasullo? Già, perché la storia non può finire con un Cagliostro a due teste. «Sì è questa la testa di Cagliostro» – dichiarerà l’occultista genovese al ritrovamento del secondo reperto. In effetti il primo cranio risultava un ‘po’ troppo lucidino, asciutto e con tracce di terra secca – scriverà l’inviato de l’Unità -, diversa a detta delle caratteristiche del terreno umido del posto’. Sarà in grado la scienza (quella vera non quella occulta) di dare un responso attendibile? L’unica possibilità a quanto pare sarebbe rifarsi a una malattia venerea che Cagliostro avrebbe contratto e che potrebbe avere lasciato i suoi segni anche negli ultimi suoi resti mortali. Accertamenti possibili, ma difficilissimi se non impossibili da effettuarsi con precisione a distanza di 190 anni.
«Avevamo detto che qui c’erano le spoglie mortali del Conte di Cagliostro e resti umani abbiamo trovato», tagliano corto i due maghi. Come dire: missione compiuta, il nostro compito finisce qui, al resto ci pensi la scienza. Ma nessun referto a tutt’oggi, almeno ufficialmente, risulta mai essere stato stilato sul cranio incriminato, ammesso che la magistratura sammarinese all’epoca l’abbia mai richiesto. Un anno dopo quegli eventi da un servizio della tivù sammarinese il cranio in questione risultava ancora sotto ‘custodia’ in tribunale.

Così calò il sipario sulla telenovela Cagliostro, il tormentone di quell’estate sammarinese, senza vincitori ne vinti. Semmai poteva dirsi vincitrice la Repubblica del Titano almeno in fatto di pubblicità arrivata ben oltre i suoi piccoli confini. Chissà come l’avrà raccontata la tivù giapponese ai telespettatori del sol levante. Una cosa è certa; le tre reti Rai mai in precedenza avevano piantato le tende in contemporanea a San Marino, eccezion fatta per la storica visita del Sommo Pontefice (Karol Wojtyla tre anni prima). Quanto a Jovo e Noel potevano vantarsi di uscire di scena con i loro nomi apparsi su oltre 500 reportage tra articoli di giornali e servizi televisivi. Probabilmente più di quanti ne furono dedicati al Papa polacco. Effetti dell’audience che non fa distinzioni tra sacro e profano. 

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy