Il Papa e la vaccinazione. Considerazioni
La questione della pandemia sembra oramai occupare tutti gli spazi di riflessione e di confronto. Credo che in qualunque occasione di discorso tra amici, la domanda sul vaccino e le considerazioni sulla sua opportunità, sui pro-vax e no-vax, siano ormai di prammatica. Anche il Papa, ricevendo il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, come primo argomento ha affrontato la questione della pandemia e della vaccinazione.
Riporto le sue parole, perché chiunque possa rendersi conto delle sue argomentazioni e delle sue ragioni, evitando di evidenziare – con i titoli in bella evidenza – solo ciò che condivide, semplificando e riducendo la portata del discorso stesso.
Così Papa Francesco: «È dunque importante che possa proseguire lo sforzo per immunizzare quanto più possibile la popolazione. Ciò richiede un molteplice impegno a livello personale, politico e dell’intera comunità internazionale. Anzitutto a livello personale. Tutti abbiamo la responsabilità di aver cura di noi stessi e della nostra salute, il che si traduce anche nel rispetto per la salute di chi ci è vicino. La cura della salute rappresenta un obbligo morale. Purtroppo, constatiamo sempre più come viviamo in un mondo dai forti contrasti ideologici. Tante volte ci si lascia determinare dall’ideologia del momento, spesso costruita su notizie infondate o fatti scarsamente documentati. Ogni affermazione ideologica recide i legami della ragione umana con la realtà oggettiva delle cose. Proprio la pandemia ci impone, invece, una sorta di “cura di realtà”, che richiede di guardare in faccia al problema e di adottare i rimedi adatti per risolverlo. I vaccini non sono strumenti magici di guarigione, ma rappresentano certamente, in aggiunta alle cure che vanno sviluppate, la soluzione più ragionevole per la prevenzione della malattia.
Vi deve essere poi l’impegno della politica a perseguire il bene della popolazione attraverso decisioni di prevenzione e immunizzazione, che chiamino in causa anche i cittadini affinché possano sentirsi partecipi e responsabili, attraverso una comunicazione trasparente delle problematiche e delle misure idonee ad affrontarle. La carenza di fermezza decisionale e di chiarezza comunicativa genera confusione, crea sfiducia e mina la coesione sociale, alimentando nuove tensioni. Si instaura un “relativismo sociale” che ferisce l’armonia e l’unità.» (Discorso del Santo Padre Francesco ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Lunedì, 10 gennaio 2022)
Credo che sarebbe utile per tutti riflettere su queste parole, cercando di approfondire il senso di quanto affermato.
Propongo qualche suggerimento.
Innanzitutto il dovere della cura di noi stessi (e di coloro che incontriamo), approfondendo il tema della salus, sia come salute che come salvezza. Ho letto e consegnato al mio Vescovo un bellissimo intervento di Romano Guardini, proprio sul tema della cura anche di sé: «Guarire dunque significa appellarsi alla persona del malato perché cooperi: perché assuma su di sé i disagi e le rinunce che la terapia comporta; perché sia disponibile a rientrare nella serietà della realtà, dalla quale la condizione eccezionale della malattia lo ha dispensato… Per questo rientra nell’ethos del medico che egli si adoperi a creare un clima di onestà nel rapporto col malato, e gli rivolga l’appello, in ragione del quale questi deve assumere il compito di ritornare alla sanità.» (Il medico e l’arte di guarire)
Il Papa sottolinea anche con forza la necessità di affiancare alla somministrazione dei vaccini quelle «cure che vanno sviluppate», suggerendo quindi un approccio al problema che tenga conto anche di ciò che tanti medici richiedono.
L’aspetto che a me pare oltremodo utile da sviluppare è il giudizio su quanto politica e comunicazione devono compiere: sia il richiamo ai politici perché chiamino «in causa anche i cittadini affinché possano sentirsi partecipi e responsabili» sia il mondo della comunicazione, perché l’assenza di «chiarezza comunicativa genera confusione, crea sfiducia e mina la coesione sociale, alimentando nuove tensioni». In questa chiarezza comunicativa credo vada pure compreso il riconoscimento degli errori compiuti e il rispetto per coloro che con tutta onestà pongono legittime domande.
Forse quanto scriveva Tolkien ne Il signore degli anelli può aiutarci a vivere questi giorni difficili: «Avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse accaduto ai miei giorni! – esclamò Frodo.
Anch’io – annuì Gandalf – come d’altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato.»
Gabriele Mangiarotti