San Marino. Intervista a Luca Lazzari: ‘Ripartire dalla profonda riforma dei poteri del congresso di stato’

San Marino. Intervista a Luca Lazzari: ‘Ripartire dalla profonda riforma dei poteri del congresso di stato’

SAN MARINO. Si è recentemente distinto
per alcune decisioni ‘controcorrente’: non ha votato l’esito della
commissione d’inchiesta sul caso Carisppoi ha rivolto un appello –
insieme a Lazzaro Rossini e Augusto Gasperoni
– a chi sul Titano è
impegnato nel corretto svolgimento del proprio lavoro: che sia in
politica, che sia in altre stanze del potere, ovunque insomma. Luca
Lazzari, Consigliere indipendente
, ex Sinistra Unita, risponde alle
nostre domande sull’attualità politica.

L’appello che avete lanciato ai
sammarinesi come si può concretizzare?

Conosco Augusto e Lazzaro da molti
anni. In questo momento ci accomuna lo status di «orfani» della
politica e così a volte capita che ci si confronti tra di noi. Tutti
e tre siamo arrivati alla conclusione che
da
dentro il Palazzo non può venire più niente di buono. Il partitismo
ha fatto fallimento
: è
tutto un coacervo di interessi e di ricatti. Le sigle tradizionali
sono svuotate di ogni idealità e segnano nella società sammarinese
dei falsi confini che hanno la sola funzione di mantenere lo status
quo. La soluzione va cercata fuori dal Palazzo. La democrazia per
delega non basta più.

Cosa serve quindi?

C’è bisogno di un’assunzione
diretta di responsabilità da parte dei sammarinesi
. È tutto qui il
senso del nostro appello. Per tradurlo in una pratica politica
occorre uno sforzo di immaginazione democratica. Il movimento Rete è
impegnato a ridare impulso all’Arengo. La parola «Arengo» per i
sammarinesi è sinonimo di riscatto, di libertà, ha una potenza
evocativa enorme.
Io proverei
a partire da qui
. Con
pazienza e volontà si devono costruire dei nuovi spazi di confronto
dove ragionare insieme sulle questioni di fondo della Repubblica e
dove insieme decidere come affrontarle. Attenzione però: insieme non
significa «tutti». In politica la dimensione conflittuale è sempre
presente. Per dieci che vogliono il cambiamento ce ne sarà sempre
uno (in genere ricco e potente) che vi si oppone. L’impresa è
difficilissima perché le briciole distribuite a pioggia dal sistema
descritto perfettamente dai commissari della legge non si sono ancora
esaurite. La maggior parte della popolazione è timorosa all’idea
di perderle e quindi pericolosamente incline a ogni disegno
conservatore.

Rispetto alle dichiarazioni del
Generale Gentili, Lei difende l’azione del Tribunale: ritenete
sufficiente il lavoro che sta svolgendo la magistratura?

L’altra sera guardavo con mio figlio
i Puffi. Nel film c’è una battuta di Grande Puffo riferita a
Puffetta che può aiutare a capire come la penso: “
noi
non abbiamo creduto in lei perché è cambiata, ma lei è cambiata
perché noi abbiamo creduto in lei
”.
L’esercizio del potere giudiziario è un qualcosa di sconosciuto
alla realtà sammarinese. È comprensibile che la prima reazione sia
di incredulità. Se però l’opinione pubblica indugia troppo a
lungo, quel coraggio, quello slancio che il Tribunale sta
dimostrando, rischia di perdersi. I detrattori sono in agguato. La
vecchia politica lancia inequivocabili segnali di nervosismo.
La
DC, per esempio, ha diffidato la stampa dall’occuparsi di questioni
giudiziarie
un’azione di rinnovamento all’interno di TUTTE le
Istituzioni”. Bisogna che la DC precisi se in quel «TUTTE» c’è
anche il Tribunale.

Cosa La preoccupa maggiormente?

Ciò che però mi preoccupa
maggiormente sono alcuni comportamenti regressivi che ho registrato
nei discorsi della gente, nei «ma», nei «forse», nelle teorie del
complotto. Sembra come se il principio di legalità abbia deluso le
aspettative prima ancora di affermarsi. Perché? Le ragioni che io
vedo sono due. La prima è che la giustizia ha il suo rovescio della
medaglia:
perché sia tale
deve punire chi ha sbagliato
.
E nelle piccole comunità questo è un problema non da poco, perché
a sbagliare sono i padri, i fratelli, gli amici. Come fare? “Senza
perdere la tenerezza” ha detto un giorno qualcuno; ovvero
sforzandosi di recuperare alla società chi ha sbagliato, aiutandolo
ad aprirsi, perdonando. L’altra invece è ben peggiore:

è la paura ad abbandonare la «dolce bruttura»

che a San Marino da vent’anni regola i rapporti sociali, economici
e politici: la corruzione.

Secondo Lei, quale può essere lo
scenario dei prossimi mesi sul Titano, dal punto di vista politico?

Lo scenario che si sta profilando con
chiarezza è l’allineamento dei partiti tradizionali. Tra un po’
cominceranno a dirci che la fase di emergenza non è ancora finita,
che si rendono necessarie misure di rigore, che solo una «grande
coalizione» può avere la forza di reggere la gravità della
situazione.
Più o meno
saranno questi gli argomenti di facciata
.
In realtà quel che succede è che la vecchia politica si sente
assediata, ha paura di finire in disgrazia e allora stringe un patto
al suo interno per contrastare la caduta di consensi, per tenere
lontano il Tribunale e per portare avanti le promesse d’affari. È
la congiura del Palazzo contro la Repubblica.

Quali
sono i passi concreti che secondo Lei è opportuno compiere per dare
un vero segnale di cambiamento, rinnovamento e magari, di
‘moralizzazione’?


Io non parlerei di moralità. La
moralità è un concetto labile. Come si fa a stabilire cos’è bene
e cos’è male? Io parlerei piuttosto di
giustizia
sociale
. I rapporti
materiali si possono misurare, la moralità no.
Parlerei
di diritti, di lavoro, di istituti di democrazia
.
Ecco, soprattutto parlerei di istituti di democrazia. Le ordinanza
del Tribunale che abbiamo letto sui giornali ci dicono che la
degenerazione che ha portato alla
gestione
criminosa della cosa pubblica è partita dallo strapotere del
congresso di stato
(ovvero
il governo), dal suo controllo serrato sulla pubblica
amministrazione, dalla sua sconfinata arbitrarietà. È da questo
strapotere che si genera il
clientelismo,
il voto di scambio, ed è da questo potere che si propaga la
corruzione. Il congresso di stato è una ferraglia antidemocratica,
un residuato di potere principesco che ha sulla vita dei cittadini
una pervasività odiosa. Non si può accettare che per risolvere un
qualsiasi tipo di problema, anche il più banale, si debba ancora
andare a piatire dal governante di turno. Nessuna nuova stagione si
potrà inaugurare fintanto che non si attuerà una profonda riforma
dei poteri del congresso di stato. 

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