San Marino. La fusione Carisp-BSM finisce in tribunale

San Marino. La fusione Carisp-BSM finisce in tribunale

L’informazione di San Marino

Esposto di alcuni membri del Cda di Cassa 

Vento, nominato da DiM per le opposizioni, afferma: “Le modalità seguite per portare avanti il progetto sono a dir poco discutibili”.

“Una buona gestione del portafoglio Delta avrebbe potuto contenere l’indebitamento dello Stato”, a dirlo è Gianfranco Vento, componente del Consiglio di amministrazione di Carisp nominato da DiM per le opposizioni. E lo fa incontrando i cronisti proprio nel giorni in cui è diffusa la relazione della Commissione di controllo della Finanza Pubblica al Rendiconto generale dello Stato per il 2017, documento che attesta come il debito sia schizzato a quota 888 mln. di euro nel 2017, dai 262 mln di euro dell’anno precedente. Vento ospite ieri sera a Palazzo Graziani della serata organizzata da DiM dal titolo “Banche ieri, oggi e domani, analisi e prospettive” e, affiancato da Marianna Bucci di Rete ed Emanuele Santi di Mdsi (foto), in conferenza stampa anticipa i contenuti del suo intervento.

In primo piano quindi la recente vendita degli Npl Delta di cui saranno ripercorsi i passaggi cruciali e il ruolo delle opposizioni. Non solo, verranno discusse le conseguenze di tale decisione. Dopo aver rimarcato come gli interventi pubblici sul sistema bancario, e in particolare su Cassa, abbiano fatto schizzare in alto il debito dello Stato, il docente universitario fa notare come la cessione degli Npl non metta la parola fine ai problemi. “Rimangono nella partita Delta molti nodi aperti- spiega- che non sono risolti con la cessione del portafoglio Arcade”. Tra le altre cose, Vento fa riferimento all’accordo di ristrutturazione del gruppo Delta che “è in piedi ed è una struttura onerosa per tutti i creditori”. E in questo quadro, “aver ceduto i crediti prosegue- riduce il potere negoziale di Cassa per il futuro”. Un’altra partita in cui lo stesso istituto è coinvolto è il processo di fusione-aggregazione con Bsm. “Non sono ideologicamente contrario – precisa – ma punto di partenza, per valutare l’efficacia di un processo di concentrazione, è andare ad analizzare che tipo di economia di scala o di scopo si vuole portare avanti”. Diversamente, “se punto di partenza sono di più la governance e le poltrone, o il voler estromettere personalità ingombranti dai consigli di amministrazione manda a dire- questi non sono i presupposti perché una fusione sia efficace”. Evidentemente, “ci può essere pressione- fa notare- nella direzione del consolidamento da parte del Fmi”.

Ma la questione della fusione pare sia tema di forte tensione all’interno del Cda, tanto da aver portato lo stesso Vento e altri membri a presentare un esposto in Tribunale, a seguito dell’impugnazione di una delibera che li esclude da un comitato interno chiamato a seguire lo studio del progetto.

“Nel Cda ci sono sensibiiltà e visioni diverse- chiarisce- e le modalità scelte per portare avanti il progetto sono discutibili, non prevedono il coinvolgimento di alcuni consiglieri, tra cui del sottoscritto”. A riguardo “c’è un giudizio pendente – spiega – conseguente a un esposto presentato da parte mia e altri due consiglieri in tribunale”.
Più in generale, a fronte poi di una performance delle banche del Titano per il 2018 “non buona” e con “una qualità del credito scarsa”, Vento individua “margini di miglioramento possibili” attraverso l’introduzione di strumenti di rating che possano rendere l’erogazione dei crediti meno discrezionali e più scientifici, l’ammodernamento
delle regole e il ruolo sempre piu’ attivo della Vigilanza. Ma “il rilancio del sistema- sottolinea- non può prescindere dalle ripresa economica”. E anche “il Memorandum tra Banca centrale e Bankitalia- riconosce- sarebbe necessario”.

Bucci e Santi infine tornano alla questione degli Npl-Delta e agli effeti sul bilancio di Carisp e dello Stato: “Quello che è stato portato avanti non è stato un percorso costellato da qualche errore o inesperienza, ma un percorso diretto che mirava all’indebitamento del Paese”. Le politiche economiche “oltre ad essere state eterodirette – proseguono – sono state spacciate dalla maggioranza come l’unica alternativa”. Al contrario, “alternative a quello che ci stanno portando a fare ci sono- concludono- erano percorribili, ma molte ce le siamo precluse”.

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