Esprimiamo costernazione se ci siamo permessi, ci permettiamo e ci permetteremo di criticare Rete
LA REDAZIONE – Abbiamo pubblicato sopra il comunicato di Rete. Lo abbiamo pubblicato integralmente perché, oltre a commentarsi da sé per la spocchia, la prepotenza, la prosopopea, l’autoincensa- zione, l’arroganza e la volgarità di cui godono solo gli adepti e le menti aperte esclusivamente a un dibattito limitato del teno- re “io ho ragione e tu torto”, è la prova evidente di cosa Rete volesse ottenere con la Commissione di inchiesta.
Fa francamente pena dover leggere il comunicato di Rete – che per l’occasione è stato inviato anche al nostro giornale fino all’altro ieri nella lista di proscrizione del movimento – che trae da una relazione, frutto di un evidente e non troppo onorevole compromesso politico, anche quello che la stessa relazione non dice. Una relazione che, checché ne dica Rete, se a tratti fa ricostruzioni anche interessanti e utili, in molte parti – laddove si deve avallare la narrazione retina – risulta superficiale, giunge a conclusioni sulla base di testimonianze non riscontrate e di personaggi che hanno, tra l’altro, motivi di rivalsa o acredine verso le persone che tirano in ballo o accusano. Assume come oro colato parole sulle quali ci sarebbero ancora molte verifiche da fare. Ma l’obiettivo era che la relazione contenesse la stessa narrazione delle anime belle di Rete e della maggioranza, che hanno sempre capito tutto, hanno sempre ragione, non ammettono contestazioni, pur non avendo mai dato prova di quasi niente. Neppure adesso.
E allora come non essere vicini a chi, come gli sventurati di Rete, ha subito querele?
Come non essere vicini a chi è andato nel Cda di una banca a insultare e minacciare e, non pago, ha scritto sul suo profilo facebook altri insulti e inneggiato al manganello?
Come non essere vicini a chi in una serata pubblica ha attribuito a una persona cose non vere, tra l’altro facendo dire a un’ordinanza ciò che non c’era scritto?
Come non essere vicini a chi, come Rete e i suoi esponenti, si erge a strenuo difensore di chi è stato condannato su fatti oramai accertati, questi sì, in appello da un tribunale italiano e si è visto confermato la condanna a 6 anni 5 mesi e 10 giorni per riciclaggio transnazionale?
Come non essere vicini a chi, come Rete, ha dato dei corrotti, dei prezzolati, inventato coincidenze e insinuato connivenze e ancora oggi insiste con questo educato ritornello?
Tutte queste onorevoli persone e le loro azioni vanno osannate, non possono mica essere denunciate! Figuriamoci se possono essere rinviate a giudizio! Siamo dunque contenti che le vittime di tante querele e di tante denunce presentate e archiviate – archiviazioni che, chissà come mai, non hanno mai impugnato – possano oggi avere la loro rivalsa come capofila del tribunale politico del popolo, che già esprime le sue condanne, per contro sostenendo e perorando la causa di chi le condanne, quelle vere, le ha avute. Per tutto questo non possiamo che esprimere la nostra costernazione se ci siamo permessi, ci permettiamo e permetteremo, di criticare un così specchiato modo di agire.
Tanto si doveva