San Marino. Laura Morante protagonista al Campo Bruno Reffi

San Marino. Laura Morante protagonista al Campo Bruno Reffi

Giovedì 29 luglio alle ore 21.30 presso il Campo Bruno Reffi, nella Città di San Marino, pulsAzioni, la rassegna di teatro, cinema e musica promossa dalla segreteria di Stato Cultura, ideata ed organizzata dagli Istituti Cultural, avrà come ospite d’eccezione, una delle più intense ed apprezzate attrici italiane, Laura Morante.

L’artista, che nel pomeriggio sarà ricevuta in Udienza dagli Ecc.mi Capitani reggenti Giancarlo Venturini e Marco Nicolini, incontrerà il pubblico sollecitata dalle domande di Sergio Barducci e presenterà la proiezione del film Assolo di cui l’attrice è regista e protagonista: un “autoritratto” pieno di grazia e ironia, diretto ed interpretato dalla stessa Morante.
Laura Morante interprete di grandissimo talento ed apprezzata internazionalmente ha esordito giovanissima a teatro, con Carmelo Bene e debuttato al cinema nel 1980, diretta da Giuseppe Bertolucci proseguendo il suo percorso con grandi registi come Bernardo Bertolucci, Nanni Moretti, Marco Tullio Giordana, Gianni Amelio, Gabriele Salvatores, Pupi Avati, Roberto Faenza, Alain Resnais ed altri.
Con oltre 70 lungometraggi, Laura Morante, impostasi per la sensibilità interpretativa cui conferisce ulteriore forza la profondità dello sguardo che lascia immaginare un carattere contemporaneamente inquieto, passionale e austero, è conosciuta al grande pubblico per il suo indiscusso talento e bravura nell’interpretazione dei ruoli drammatici, e per la capacità di coniugare straordinaria autoironia e rigore.
Dopo numerosi premi, David di Donatello, Nastro d’argento, Nastro d’argento europeo, Globo d’oro e Ciak d’oro, si è cimentata nella regia di due film molto apprezzati da pubblico e critica: il delizioso Ciliegine, candidato ad un Nastro come miglior commedia e ad un David per l’esordio dietro la macchina da presa, ed Assolo, proiezione della serata.
Il film, con un cast di attori strepitoso (Francesco Pannofino, Gigio Alberti, Emanuela Grimalda, Carolina Crescentini, Giovanni Anzaldo, Eugenia Costantini, Piera Degli Esposti, Antonello Fassari, Angela Finocchiaro, Donatella Finocchiaro, Edoardo Pesce, Marco Giallini, Lambert Wilson) racconta la vita di Flavia, una donna over 50 alle prese, dopo matrimoni falliti e vicissitudini sentimentali con i problemi di un’età. Senza pietismi o indulgenze, Laura Morante ci porta a sorridere delle idiosincrasie di una generazione femminile che trova con difficoltà una nuova dimensione di equilibrio.
Tra analisi, ex mariti fedifraghi, figli scostanti , amanti insensati e insicurezze alimentate da un universo egoista, la regista ci porta a sorridere di cuore, senza superficialità e con elegante leggerezza.

L’ingresso è gratuito. Consigliata la prenotazione su https://www.eventbrite.it

PROSSIMO APPUNTEMENTO DI PULSAZIONI in collaborazione con SMIAF:
Domenica 1° agosto, MARLENE KUNTZ in POST PANDEMIC TOUR (per l’appuntamento non occorre prenotazione. Ingresso a numero limitato con vaccinazione o tampone 48 ore, certificato)

BIOGRAFIA LAURA MORANTE
Dopo aver debuttato giovanissima in teatro con Carmelo Bene (S.A.DE., Riccardo III), si è affermata dapprima nel cinema italiano – dove ha esordito nel 1980 con il drammatico Oggetti smarriti, per la regia di G. Bertolucci – e poi anche in quello internazionale, lavorando in molte produzioni europee e offrendo interpretazioni particolarmente intense in ruoli il più delle volte venati di turbamenti e inquietudini. Tra i suoi numerosi film: La tragedia di un uomo ridicolo, 1981; Sogni d’oro, 1981, e Bianca, 1984, entrambi di N. Moretti; Colpire al cuore, 1982; Notti e nebbie, 1983; Turné, 1990; Ferie d’agosto, 1996; Marianna Ucrìa, 1997; La stanza del figlio, 2001, sempre con la regia di N. Moretti, per la cui interpretazione è stata premiata con il David di Donatello e il Nastro d’argento; The dancer upstairs, 2002, di J. Malkovich; Un viaggio chiamato amore, 2002; Ricordati di me, 2003; Non aver paura, 2005; Coeurs, 2006, di A. Resnais (premio come migliore attrice alla Mostra del cinema di Venezia); Liscio, 2006, di C. Antonini, per cui nel 2007 ha ricevuto il premio Anna Magnani per la migliore attrice; L’estate del mio primo bacio, 2006; Molière, 2007; Il nascondiglio, 2007, e Il figlio più piccolo, 2010, entrambi di P. Avati; Appartamento ad Atene (2011) di R. Dipaola. Nel 2012 ha debuttato nella regia cinematografica con la pellicola Ciliegine, commedia dal ritmo serrato che ha come tema i rapporti di coppia; è dello stesso anno il suo ritorno alla recitazione teatrale nello spettacolo The country di M. Crimp, per la regia di R. Andò, mentre tra le sue interpretazioni cinematografiche più recenti vanno segnalate quelle nelle pellicole A farewell to fools (2013), Nessuno mi pettina bene come il vento (2014), Ogni maledetto Natale (2014) e Se Dio vuole (2015). Sono del 2016 il suo secondo film diretto e interpretato Assolo e l’interpretazione nella pellicola L’età dell’oro, e del 2018 la recitazione nella pellicola di Andò Una storia senza nome e nei film Bob & Marys e La profezia dell’armadillo. Nel 2018 ha esordito nella narrativa con il libro di racconti Brividi immorali, mentre nel 2020 al Teatro greco di Siracusa ha interpretato Fedra, Antigone, Clitennestra e Saffo da Fuochi di M. Yourcenar e ha recitato nel film Lacci di D. Luchetti.

ASSOLO (2016) regia di Laura Morante con Laura Morante, Francesco Pannofino, Gigio Alberti, Emanuela Grimalda, Carolina Crescentini, Giovanni Anzaldo, Eugenia Costantini, Piera Degli Esposti, Antonello Fassari, Angela Finocchiaro, Donatella Finocchiaro, Edoardo Pesce, Marco Giallini, Lambert Wilson.

“Come recita la voce flautata di Laura Morante in uno dei novantasette preziosi minuti del suo secondo film da regista, il termine “assolo” si riferisce a un brano musicale eseguito ­­- in una composizione corale od orchestrale ­- ­da una sola voce o da un solo strumento. Fuor di metafora – e nel contesto delle relazioni interpersonali – il termine allude invece a una conquistata autonomia pratica ed emotiva dalle altre persone e dai loro giudizi quasi sempre tranchant.Chi può dire di averla conquistata?
Se parliamo di donne che stanno per compiere (o hanno compiuto) il burrascoso giro di boa dei cinquanta, la risposta alla domanda è: quasi nessuno, perché in una certa fase della vita, questa innocua parolina di nove lettere diventa improvvisamente un’isola che non c’è, nascosta da un gigantesco e mostruoso scoglio chiamato mancanza di autostima.
Di una simile debolezza, così intimamente legata alla caducità della bellezza esteriore (perché ammettiamolo: a chi importa di quella interiore?) hanno parlato in molti per secoli e secoli, ma l’attrice toscana che portava il gelato a Nanni Moretti in Bianca lo fa oggi con grande onestà e con una grazia da Settecento francese, lavando sì i panni sporchi del popolo delle “anta” in un fiume tutt’altro che nascosto, ma lasciandoli asciugare dal sole del buonsenso, dell’autoironia e di un’assertività che significa invito a “esserci”, a occupare prepotentemente lo spazio invece di farsi da parte.
Attraverso la vicenda di Flavia – che si muove in uno sconclusionato labirinto di solitudine – la regista sprona le donne a non essere più inutili oggetti, a non vivere di luce riflessa, a non attendere con un’ansia sempre crescente che una mano maschile le prenda da una vetrina per riporle in un teca e ammirarle. Quasi sussurrando, la Morante invita il gentil sesso non tanto a un rovesciamento della dinamica vittima-carnefice che porti a una mortificazione dell’uomo, quanto alla scelta di una terza via, una strada tranquilla che passa per il superamento dell’egocentrismo, una pacificata accettazione dei propri limiti e un potenziamento della capacità di sentire per poter assaporare al meglio la vita.
Attenzione, però: Assolo non è una “passeggiata di salute”. A seguire con empatia il percorso della protagonista, stendendosi con lei sul lettino dell’analista e vivendo i rifiuti che subisce, si rischia di lasciarsi andare alla malinconia. Per fortuna l’esagerazione comica permette di mantenere alto il morale, perché una donna uguale a Flavia non esiste per davvero, così come non possiamo definire naturalistico l’approccio alla realtà di Laura Morante, sempre attenta a mantenere un seppur minimo décalage fra la verità e la sua rappresentazione. E allora è giusto ridere, senza tuttavia dimenticare che, come diceva il vecchio Mark Twain, “non c’è umorismo in Paradiso” (visto che il divertimento nasce dalla contemplazione delle umane miserie).” Carola Proto, Comingsoon.it.

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