Antonio Fabbri di L’informazione di San Marino ogni giorno aggiunge particolari motivi di riflessione sulla operazione Titano, dei cui sviluppi, a San Marino, gli unici a non essere preoccupati – a giudicare dal loro silenzio – paiono essere i membri del Governo.
Tra le principali novità dell’inchiesta
“Titano” c’è, oltre alla
pericolosità dei committenti del
riciclaggio ovvero i vertici del
clan camorristico dei Casalesi
della fazione di “Sandokan”
Schiavone, c’è l’inquietante risvolto
delle minacce all’ex commissario
Vicari e il fatto che,
a commissariamento aperto,
quando cioè su Fincapital erano
puntati gli occhi e le azioni di
vigilanza di Banca Centrale, Aif
e autorità giudiziaria, i soggetti,
colpiti oggi da nuove indagini e
ordinanze di custodia cautelare,
facevano di tutto per distrarre
dall’attivo della finanziaria i
beni di questa a proprio vantaggio.
E, secondo quanto emerge
dalle carte, ci sono pure riusciti
come nel caso della Ferrari.
Ma non solo.
E’ stato rilevato su
queste pagine come il fatto che
l’autorità giudiziaria di Napoli
contesti ancora il riciclaggio e
per i protagonisti sammarinesi
della vicenda – Bacciocchi Zavoli
e Zonzini – chieda la custodia
cautelare, strida con un parere
commissionato da Bcsm ad un
proprio consulente nell’ambito
della procedura di commissariamento
e a tutela dei commissari.
Parere che ravvisava nelle operazioni
di Fincapital, in particolare
relative allo sconto di assegni,
non configurarsi riciclaggio.
Ecco, su questa considerazione,
che cosa replica Banca Centrale
[vedi comunicato Bcsm].
Se si prende atto della posizione
espressa da Banca centrale, il
problema di sistema resta. (…)
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