San Marino. Legge elettorale, correttivi approvati

San Marino. Legge elettorale, correttivi approvati

Legge elettorale, correttivi approvati tra distinguo e alcune prese di distanza

Sì unanime del Consiglio alle modifiche apportate alla normativa votata a luglio sulla scorta del quesito referendario

Quantadue votanti, quarantadue sì. E così, dopo un ritorno in Consiglio per alcune modifiche tecniche, la legge elettorale, varata a fine luglio sulla scorta del quesito referendario, ieri è diventata definitivamente operativa. Nonostante alcuni distinguo e prese di distanze su alcuni articoli, come l’aumento al 5%, rispetto al precedente 3,5%, della soglia di sbarramento per entrare in Consiglio.

Evidente la dichiarazione di Pedini Amati, MdSi in fase di presentazione dell’emendamento per reintrodurre la vecchia soglia di sbarramento, ovvero il 3,5%: “A noi non va bene portare lo sbarramento dal 3,5% al 5%. E lo dicemmo già un mese fa in fase di approvazione del Pdl quando alla base del voto favorevole c’era la caduta del governo. Caduta del governo che, però, non si è verificata. Insomma, noi riproponiamo quel 3,5% come difesa democratica della rappresentatività dei cittadini elettori. Col 5% si vieta a chi prende 1100 voti di entrare in Consiglio. Sarebbe come vietare ad un intero castello, qualora quei residenti decidessero di votare per una sola lista, di essere rappresentato. Insomma, non ci sembra questa una norma democratica”. Emendamento, però, che l’Aula respinge con 36 no e 7 sì.

Non solo soglia di sbarramento.

All’interno della legge c’è anche un altro articolo che non convince molto alcuni consiglieri, come quello sulla differenziazione delle preferenze: tre per gli elettori interni a San Marino e 1 sola per quelli residenti all’estero. Commenta Giuseppe Morganti, Ssd: “Capisco che si è voluto riconoscere agli interni una capacità di analisi e di conoscenza politica diversa rispetto agli esteri, dando quindi la possibilità di scegliere tra una rosa di tre candidati. Ma il dubbio che nutro nasce dal fatto che un diritto non può essere differenziato tra sammarinesi residenti e sammarinesi che vivono all’estero. Ma non solo altra cosa che non mi piace è il passaggio da un sistema che permetteva ai cittadini di sceglier direttamente chi dovesse governare il Paese, prerogativa di specchiata democrazia, ad un altro sistema che lascia alle forze politiche il potere di decidere con chi allearsi solo dopo il voto, senza cioè averlo detto prima ai propri elettori”.

Una presa di distanza che, però, non piace agli esponenti democristiani Ribatte subito Pasquale Valentini, Pdcs: “Assurdo dire dopo che una legge è stata approvata all’unanimità, come appunto questa, che si sarebbe potuto fare in modo diverso. Ripeto a luglio ci fu un voto unanime del Consiglio. Non mi sembra, quindi, incoraggiante il discorso di Morganti. Non si può fare una cosa e il giorno dopo dire il contrario”. E Teodoro Lonfernini, Pdcs, aggiunge: “A luglio con 48 sì è stata approvata la nuova legge elettorale. Però dal discorso di Morganti emerge un retropensiero peoccupante. Invito quindi Morganti a mantenere un senso di coerenza rispetto ad un’approvazione avvenuto a luglio con 48 sì”. Schermaglie politiche a parte il dibattito sulle modifiche alla nuova legge elettorale è proseguito con interventi costruttivi.

Commenta Roberto Giorgetti, Rf: “Temo che al di là di alcuni aggiustamenti ci sono altre funzioni che creeranno problemi. Certo tutto deriva dal quesito referendario, ma è evidente che questa norma indebolisce il rapporto tra elettore e governo del paese, dato che non vi è più un rapporto diretto di natura elettorale, ma si va verso una mediazioni tra partiti.

Per quanto riguarda, invece, gli aspetti positivi l’aumento delle preferenze a tre riduce il problema di consiglieri che con un basso numero di consensi riescono comunque ad essere eletti in Consiglio”. Chiosa Giancarlo Venturini, Pdcs: “Questa nuova legge, è bene ribadirlo, recepisce la volontà dei cittadini espressa col voto favorevole al referendum. Comunque, i correttivi anche se piccoli apportati oggi rappresentano un passaggio politico positivo perché concordati con tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione”.

Terminato il dibattito, i correttivi alla legge vengono approvati all’unanimità (42 i sì). Tra questi l’introduzione dell’obbligo di pre-dichiarazione sulle possibili alleanze, post voto. L’obbligo rimane, ma è vincolante solo per la lista o la coalizione vincitrice delle elezioni e a cui verrà affidato il mandato per la formazione del Governo. Chi parteciperà alle trattative, perché invitato da chi ha il mandato, non sarà più obbligato a rispettare la predichiarazione.

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