San Marino. L’immunità dei fruitori della rendita fiscale

San Marino. L’immunità dei fruitori della rendita fiscale

L’immunità dei fruitori della rendita fiscale

Giovedì 21 gennaio 2021 è il giorno il cui apprendiamo dai quotidiani che il giudice Morsiani ha archiviato 10 capi e sottocapi di accusa, rispetto agli iniziali 14, contenuti nell’originale “processo titoli”. La notizia è sconvolgente, ma bisogna leggere la documentazione originale per capire meglio. Anche in presenza di poche informazioni è possibile effettuare un percorso di analisi, per comprendere la nostra realtà sociale, economica ed anche politica.
Gruppi dirigenti fruitori di rendite
Ho già scritto che le ragioni della prosperità o della povertà di un territorio e di un popolo le possiamo ricavare dalle istituzioni politiche ed economiche, che sono create e che operano in quello stesso Stato. Se poi all’interno di queste istituzioni, agiscono gruppi dirigenti che si appropriano, nelle più svariate modalità, del reddito e della ricchezza di altri gruppi sociali, vengono meno i pilastri per lo sviluppo civile, economico e sociale del territorio stesso e della comunità. San Marino ha vissuto e sta ancora percorrendo questo percorso: negli ultimi decenni le elite dominanti hanno estratto risorse dalla comunità sammarinese ed hanno osteggiato la politica nazionale rivolta alla crescita e al benessere equo ed equilibrato della comunità. Gli interessi personali sono stati perseguiti senza pudore, gli interessi comuni e generali sono stati, molto spesso, calpestati. Gli eventi del Conto Mazzini, del conto Titoli, l’affare Tavolucci, l’indebitamento pubblico segreto e molti altri episodi sono esempi storici ed attuali.
I bilanciamenti dei poteri non funzionano
Sappiamo dalla teoria politica che un sistema democratico ha bisogno di bilanciamenti o di contrappesi per sviluppare con equilibrio il suo percorso nel tempo. Se ad esempio ci riferiamo all’articolo 8, della Carta dei Diritti, apprendiamo che l’ordinamento sammarinese impone ai partiti il ruolo di componente essenziale del regime voluto dalla costituzione, cioè l’indirizzo politico e la realizzazione degli interessi globali della comunità. Nell’entusiasmante relazione che il giudice Lamberto Emiliani ha esposto a Domagnano, il 6 settembre 2019, al convegno “la Carta dei Diritti, 45 anni dopo”, egli ha ricordato che i partiti hanno “l’obbligo di osservare il metodo democratico” e sostiene che questo obbligo sia “un presupposto essenziale del ruolo primario riconosciuto e imposto ai partiti politici”. Egli inoltre afferma che, in assenza di una regolamentazione legislativa sul metodo democratico, sia doveroso parlare “di diritti e di doveri del cittadino elettore”. Egli parla del controllo e della partecipazione costante, “sia nella formazione e nel funzionamento della struttura interna del partito di appartenenza o di adesione, sia nella attività esterne attraverso le quali il partito concorre a determinare la politica nazionale”. Ora se ripercorriamo gli eventi degli ultimi decenni, vediamo che invece di rinnovarsi i nuclei dirigenti, con facili azioni trasformistiche hanno cambiate le sigle e i loro simboli, mantenendo in auge sempre gli stessi personaggi. Tant’è che la configurazione sociale del paese appare più orientata ad” una articolazione per tribù” e l’azione più efficiente dei partiti e dei movimenti è quella di distinguersi come “comitati elettorali”. L’ulteriore aspetto da approfondire si riferisce al ruolo tra maggioranza e opposizione nel determinare la politica nazionale e al vezzo ricorrente nella” ricerca del nemico”, secondo la filosofia di Carl Smidtt, verso coloro che dovrebbero invece rappresentare ed essere considerati dei contrappesi. Lo stesso ruolo dell’opposizione dovrebbe essere costruttivo e non di parte, specie in un periodo di emergenza sanitaria ed economica.
Responsabilità degli organi di direzione e di controllo
I consigli di amministrazione, i collegi sindacali, organi di revisione, i sistemi di controllo interno (auditing), la Banca Centrale, gli organi di vigilanza, l’Associazione bancaria sammarinese, perché non hanno capito le criticità del sistema bancario e finanziario sammarinese, in modo da porre in tempo utile dei rimedi per superare o attenuare il fallimento del sistema e di alcuni istituti bancari e finanziari? Per trovare le soluzioni si dovrebbero capire le cause. Mentre il diritto societario e quello fallimentare definiscono le responsabilità degli imprenditori e degli amministratori per le azioni fraudolente, più labili sono le responsabilità dei banchieri per le loro azioni speculative e per l’audacia, espressa come giocatori d’azzardo, quando fanno pagare le loro perdite ai risparmiatori e ai clienti. I Paesi Bassi e l’Olanda stanno usando l’etica, per ripristinare la fiducia nel settore finanziario. Anche loro hanno avuto dissesti bancari, anche i loro governi hanno salvato le banche e posto a carico dei contribuenti gli alti costi di questi salvataggi. Ma la pubblica opinione è indignata. Per legge ora hanno sancito l’obbligo dei banchieri e dei bancari di prestare il giuramento di mettere gli interessi dei clienti al primo piano. Alcuni attribuiscono al rigore calvinista la motivazione di questa regola di responsabilità speciale. Oggi l’economia di Papa Francesco sta ponendo l’attenzione al mondo finanziario e nello stesso tempo si studiano e si richiedono precise regole e responsabilità al mondo della finanza a livello mondiale.
Spesa pubblica e debito
Le azioni di salvataggio dei vari dissesti bancari a San Marino hanno incrementato la spesa pubblica così da configurare un debito pubblico di elevata quantità, che pesa su tutti i cittadini e sul loro livello di benessere o di povertà. Se entriamo nell’esame di questo debito, vediamo che per il bilancio pubblico, questo debito rappresenta una passività. In contrapposizione questi flussi finanziari di uscita, rappresentano attività per i banchieri che hanno beneficiato dei salvataggi. La domanda immediata è la seguente: si deve fare azione di responsabilità verso i banchieri e gli amministratori che hanno causato i dissesti? Nel risanamento del debito, si può e si vuole contare anche sul recupero delle rendite percepite da questi banchieri? E’ possibile accertare nei loro redditi e patrimoni le plusvalenze da rendite fiscali e quindi tassarle, oppure questi soggetti hanno trovato le soluzioni giuridiche per cui non risultano percettori di reddito e di ricchezza?
E’ importante la risposta al quesito, in quanto il governo e la maggioranza parlamentare hanno imboccato la via del debito estero, a breve periodo. Dalle poche informazioni disponibili questo debito si configura insostenibile, non solo per le condizioni economiche, il tasso d’interesse, la brevissima durata del prestito, ma per la segretezza che è stata posta sull’utilizzo della liquidità ricevuta e sulle garanzie. Ecco dunque che il problema del recupero delle rendite fiscali è una questione da approfondire e da non dimenticare
L’archiviazione
Giunti a questo punto ritornare all’archiviazione ci fa capire il peso di questa decisione. Le aspettative di giustizia per una parte della cittadinanza sono superiori alla cruda realtà dei fatti. Ma suscitano anche un’ulteriore domanda: quale piovra sovrasta il nostro paese? Un sistema di incompetenza diffusa, una perdita di valori e un disorientamento diffuso, un peso nascosto e incisivo dei percettori di rendite, l’inadeguatezza delle istituzioni politiche ed economiche o altro. Per risolvere i problemi, bisogna capire le cause: iniziare questa ricerca può diventare l’inizio di una ripresa.

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