San Marino. L’opinione: “Nel nostro paese il ritorno della politica di centro”

San Marino. L’opinione: “Nel nostro paese il ritorno della politica di centro”

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione politica di Henry Bucci.

Quando ritorna la politica e speriamo che dopo il lento tramonto del populismo, si inverta rapidamente la rotta inesorabilmente ritorna anche il “centro” non come categoria astratta o virtuale ma come spazio politico concreto e tangibile. Del resto, il nostro paese dal secondo dopoguerra in poi, è quasi sempre stato governato non “dal” centro ma al “centro”. Ovvero con categorie, culturale e una classe dirigente che riconducevano alla “politica di centro” la loro cifra distintiva.

Elementi che hanno caratterizzato per intero la prima repubblica e che poi si sono in parte indeboliti nella cosiddetta seconda repubblica per eclissarsi del tutto con l’arrivo dei populisti al governo. Quando si parla di populismo ci si riferisce a quel sub cultura che ha contribuito in modo decisivo a demolire quella qualità della democrazia e quelle costanti del sistema politico che hanno caratterizzato per svariati decenni il “sistema san marino”. E cioè, si tratta di tasselli fondamentali del mosaico democratico, istituzionale del nostro paese; Ovvero, il ruolo dei partiti, l’importanza delle culture politiche, l’autorevolezza e la competenza della classe dirigente, la cultura della meditazione, il senso dello Stato, il profondo rispetto delle istituzioni democratiche e, in ultimo ma non per ordine di importanza, la cultura di governo.

Tutti elementi che sono stati sacrificati sull’altare della novità, della demagogia, dell’improvvisazione al potere l’ormai famoso e celebre “uno vale uno” del qualunquismo e soprattutto della lunga tradizione democratica del nostro paese. Ora, almeno così pare, questa lunga parentesi è giunta finalmente al capolinea se è vero, com’è vero, che anche i protagonisti di questa decadente fase politica hanno rinnegato sostanzialmente tutto quello che li aveva caratterizzati per molti anni attraverso una misteriosa “conversione” politica tanto rapida quanto collettiva.

Ma, al di là di questo fatto che non può, comunque sia, essere aggirato, quello che conta rilevare è che, finalmente, il ritorno di una “politica di centro” si impone nel nostro paese. Per il semplice motivo che ritorna una politica e una cultura che rimuovono quella logica della radicalizzazione del conflitto politico che resta all’origine di una prassi riconducibile agli “opposti estremismi” Una prassi poco compatibile con la democrazia dei partiti e con la centralità del Consiglio Grande e Generale che, non a caso, erano e restano i nemici principali del verbo e del dogma populista.

Ecco perché l’iniziativa politica intrapresa per ricostruire un “centro” plurale e riformista nel nostro paese non può e non deve passare sotto silenzio. Non solo perché, come dicono i sondaggi più accreditati, copre un vuoto politico con un potenziale consenso elettorale che si aggira attorno al 10% ma anche, e soprattutto, perché contribuirebbe a far ritornare una politica credibile e una cultura di governo che nel nostro paese, nel bene o nel male, ha sempre caratterizzato lo stesso sistema politico. Un “Centro” plurale e riformista, l’esatto opposto di ogni sorta di populismo e di tutto quello che si trascina dietro. Dal qualunquismo al settarismo, dalla demolizione del avversari/nemici politici all’incompetenza della classe dirigente, dalla sostanziale estraneità ai principi e ai valori democratici alla sottovalutazione del peso delle culture politiche riformiste e storiche. Dunque, un vero “partito di centro” capace di declinare, altrettanto credibilmente, una vera “politica di centro”. Sarà questa la vera sorpresa e la vera novità delle prossime elezioni politiche. Piaccia o non piaccia ai populisti di turno.

 

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