Il movimento Rete è contrario all’introduzione di un termovalorizzatore in Repubblica: la produzione di energia tramite l’incenerimento potrebbe avere risvolti negativi sulla salute.
Secondo noi non è uno di questi settori “desiderabili” la progettazione e produzione -con possibilità che avvenga anche in territorio- di inceneritori (chiamali come vuoi, termovalorizzatori o centrali a biomasse, poco cambia).
Proprio in questi giorni è stato reso noto da Nomisma Energia (che è tutto meno che un ente ambientalista) una ricerca secondo la quale l’inquinamento prodotto dalle centrali a biomassa è tale da richiedere, nell’immediato futuro, una tassazione massiccia al fine di inibirne l’utilizzo.
Sussidi alle ristrutturazioni energetiche, sussidi mirati per installazioni domestiche di pannelli solari, riduzione drastica degli sprechi (che secondo alcuni studi si aggirano attorno al 60% per le abitazioni; cioè su 100 euro spesi per riscaldare la nostra casa, 60 sono spreco, 40 l’uso reale che ci serve per riscaldarci). E per quanto riguarda il trattamento dei rifiuti la differenziazione spinta è l’unica strada percorribile: da un punto di vista sia ambientale, sia incentivante l’impresa (svolgiamo ricerca sul trattamento spinto dei rifiuti piuttosto che sul loro incenerimento), sia occupazionale (si stima che la riduzione spinta dei consumi e dei rifiuti indifferenziati crei molti più posti di lavoro dell’incenerimento, del cemento o di altri vani tentativi di rilancio dell’economia).
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