L’informazione di San Marino
“Ogni anno a San Marino 40 donne segnalano violenze domestiche”
Di questi mediamente tredici danno corso all’apertura di fascicoli penali
Antonio Fabbri
Nella serata organizzata dalla Csdl in cui si è parlato di integrazione europea, immigrazione, diritti delle donne, lotta alla violenza di genere, serata alla quale ha preso parte anche l’europarlamentare Cécile Kyenge, tra i relatori era presentente anche la presidente dell’Authority per le pari opportunità, Monica Michelotti.
La Michelotti ha posto l’accento sulla realtà sammarinese a partire da un dato significativo. “Ogni anno ci sono 35-40 casi di violenza domestica che vengono segnalati. Di questi 10-13 sfociano nella denuncia e nell’apertura di fascicoli”. Un numero elevato per San Marino. “Un numero importante”, conferma la Michelotti. “Oggi molte donne si fanno aiutare e si rivolgono ai servizi, specialmente al centro per l’ascolto. Comincia a funzionare bene la rete dei servizi, con percorsi che non sempre e non necessariamente sfociano in segnalazione e vicende penali”, spiega la Michelotti.
“Di certo oggi c’è più sicurezza nel denunciare e le donne sanno che, se segnalano, non sono più sole e non sono lasciate sole. Devono trovare quella forza, quel coraggio e determinazione di uscire dalla violenza denunciando”.
“Siamo consapevoli – prosegue – che resta sempre difficile segnalare, soprattutto nei casi di violenza domestica. E’ un fenomeno molto complesso che va affrontato con strumenti diversificati, soprattutto conoscendo profondamente le situazioni e i meccanismi. Su questo noi riscontriamo che gli operatori, siano essi degli uffici preposti o delle forze dell’ordine, sono oggi in grado di riconoscere maggiormente i bisogni e le situazioni. La scuole, i servizi, le forze dell’ordine hanno fatto formazione e sono cresciuti molto”. Restano comunque numerosi i casi sommersi.
“Non possiamo pensare che non ci sia un sommerso. Questo è dato non solo da chi non ha ancora la forza e il coraggio di denunciare, ma nche da quelle donne le cui situazioni non arrivano a noi attraverso i canali sanitari o dei servizi. Abbiamo donne che, per esempio, svolgono lavori precari che non danno diritto all’assistenza, o che restano nell’ombra per paura di perderlo il lavoro.
Un esempio possono essere le badanti. Loro stesse possono essere vittime o anche autrici di maltrattamenti. Ci sono i soggetti deboli, gli anziani, i disabili… si sta lavorando per creare una consapevolezza diffusa dei servizi e delle tutele che vengono date. Fino ad oggi, elemento non secondario per una piccola comunità come la nostra, i servizi hanno garantito una privacy ineccepibile, dato ed è fondamentale per la delicatezza dei casi e per la fiducia che chi trova il coraggio di segnalare deve avere nelle autorità che se ne occupano”.
Nella serata di venerdì è stato posto l’accento anche sul ruolo di San Marino nei consessi internazionali sui temi che riguardano la discriminazione e la violenza di genere. “A San Marino il problema preponderante è quello della violenza domestica, ma non si può trascurare il ruolo del nostro Stato nelle sedi internazionali. Anche da noi ci sono donne migranti, che provengono da culture e paesi diversi. Dobbiamo avere consapevolezza che ci sono paesi in cui alle donne è vietato andare scuola, i casi delle sposano bambine, dell’infibulazione genitale.
Situazioni sulle quali anche San Marino ha voce in capitolo in ragione proprio della sua collocazione negli organismi internazionali”, conclude Monica Michelotti.