San Marino. Prestito irredimibile, trucco di alta ingegneria finanziaria

San Marino. Prestito irredimibile, trucco di alta ingegneria finanziaria

Così viene definito il “trucco” del prestito irredimibile che dovrà servire a rilanciare Carisp 

Antonio Fabbri

Il settimanale “L’Espresso”, ha ricostruito, lo scorso 25 marzo, l’operazione del Titolo irredimibile come un “trucco”, con il quale “la Repubblica di San Marino, con una mossa di alta ingegneria finanziaria, è riuscita a far evaporare circa mezzo miliardo di debiti.

Qualche settimana prima, il Segretario generale della Csdl, Giuliano Tamagnini, aveva etichettato l’operazione del prestito perpetuo – o titolo irredimibile che dir si voglia – come una operazione “per risolvere un obbrobrio con un altro peggio”. Il principio evidenziato dal sindacato è che, comunque, i debiti vanno ripagati e che il titolo irredimibile peserà oltre 8 milioni l’anno sul bilancio dello stato. Tuttavia, e qui sta il “trucco”, “per effetto delle regole internazionali di contabilità – spiega L’Espresso – i titoli irredimibili non vengono registrati sul bilancio finanziario dello Stato, quindi il “vecchio buco” generato dal gruppo Delta non si vede. Inoltre lo Stato si impegna ogni anno a versare alla Cassa di Risparmio 8,5 milioni di interessi. Et voilà, gli oltre 450 milioni di debito si sono trasformati in un titolo di Stato e sono scomparsi dal bilancio”.

Eccola qui, dunque, l’operazione di “alta ingegneria finanziaria”. Ma se le parole hanno un senso e portano con sé delle conseguenze, questa è una locuzione che non ha portato troppa fortuna a San Marino.

La utilizzò a suo tempo, nel 2011, l’allora direttore di Bcsm Mario Giannini, quando, per l’acquisizione, pilotata da Via del Voltone, di Banca Commerciale Sammarinese da parte di Asset Banca, parlò proprio di una operazione di “alta ingegneria finanziaria”.

Ma di operazioni di ingegneria finanziaria si parlò pure prima, a partire da Banca del Titano, e un po’ in tutte le crisi bancarie che hanno interessato il paese. Soprattutto se ne parlò con Antonio Gumina, che ideò il credito di imposta per le banche che acquisivano gli asset negativi degli istituti di credito saltati. Credito di imposta che, di riflesso, finiva a carico dello Stato sotto forma di mancato introito per l’erario. Così come a carico dello Stato finisce il prestito irredimibile e così come è successo, nel tempo, per le operazioni di rifinanziamento di Cassa di Risparmio che, come da relazione dei professionisti incaricati commissionata dall’allora segretario alle finanze Giancarlo Capicchioni, avevano visto lo Stato immettere nell’istituto, a conti fatti a fine 2015, circa 283 milioni di euro, risultando però l’unico soggetto a sostenere la Cassa, ma senza avere neppure un membro nel Cda. Iniezioni di denaro finite, anche in questo caso, in operazioni di ingegneria finanziaria interne, spezzettate tra liquidità e la rivalutazione del capitale sociale, con anche operazioni di svalutazione delle quote della banca che erano, tra l’altro, date in pegno allo Stato che aveva operato i generosi prestiti.

Acqua passata, si potrebbe dire, se non fosse che anche gli effetti di quelle operazioni di “alta ingegneria finanziaria”, e non solo la questione Delta, continueranno assieme al prestito irredimibile a pesare sul bilancio dello Stato, e sulle spalle di tutti i sammarinesi, per un bel po’ di tempo, anche se a breve, c’è da aspettarselo, arriverà il compiacimento degli attuali vertici Carisp per avere risanato l’Istituto.

Comunque, al prestito irredimibile dovranno necessariamente seguire delle riforme strutturali, delle quali al momento si parla poco. A parte quella sulla cartolarizzazione degli Npl, entrata in prima lettura in Consiglio e sulla quale sarebbe aperto un dibattito sotterraneo tra gli addetti ai lavori. A molti professionisti del settore, in particolare avvocati, non piacerebbe troppo quella normativa, ad altri piacerebbe di più. Comunque le pressioni per poterla portare a casa senza troppi scossoni ci sarebbero e, probabilmente, riusciranno a contenere i dissensi e i distinguo.

Quella della cartolarizzazione, unita alle promesse di riforme, è d’altra parte una delle leve spese con il Fondo monetario che hanno consentito una valutazione positiva sulla operazione di “alta ingegneria finanziaria”.

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