I Crocifissi detti di Michelangelo collegati in qualche modo alla Repubblica di San Marino (il primo fu comprato dall’ex
ministro Bondi), cominciano ad essere citati come esempi di clamorose burle nel settore dell’arte.
Ecco cosa scrive sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella sotto il titolo: Pamphlet. Lo studioso Montanari ironizza sul rincorrersi di attribuzioni e ricerche di reliquie / Sensazionalismo, il male dell’arte / Da Michelangelo a Caravaggio: la filologia è ridotta a burla
(…) Il pamphlet ha un titolo sbarazzino, La
madre dei Caravaggio è sempre incinta
(Skira, pp. 75, e 9, da domani in libreria),
ma è un’invettiva micidiale contro il modo
in cui è trattato il tema delle ricorrenti
«scoperte» di un nuovo capolavoro ritrovato
negli scantinati, tra le macerie di una
chiesa, nella soffitta di una vecchia zia defunta
o, caso più probabile, nel magazzino
di un mercante d’arte che un bel giorno
scova dietro una crosta un «pezzo meraviglioso
» da milioni di euro.
(…) C’è chi contesterà lo studioso fiorentino
accusandolo di essere lui pure pieno
di certezze che manifesta con ironia tranchant,
come quando liquida un secondo
Cristo ligneo «di Michelangelo» trovato secondo monsignor Rino Fisichella nel
Patriarcato melchita del Libano: «Qui
non si tratta di opinioni scientifiche, ma
di un problema di minima alfabetizzazione:
se attribuire a Michelangelo il Cristo
comprato da Bondi è come confondere
un leone con un gatto, attribuirgli il Cristo
di San Marino è come scambiare un
leone e un merluzzo». (…)