San Marino. Ragazza marocchina morta dopo incidente, del fascicolo “non se ne sa più nulla”

San Marino. Ragazza marocchina morta dopo incidente, del fascicolo “non se ne sa più nulla”

Ragazza marocchina investita e morta, del fascicolo “non se ne sa più nulla”

Il Pf si era opposto all’archiviazione disposta dall’inquirente perché in sostanza non erano state fatte indagini. Il caso è emerso durante l’udienza di mercoledì davanti ai Garanti

Antonio Fabbri

Donna, marocchina, 18 anni non ancora compiuti, investita, morta, violata nei suoi diritti persino dopo la morte con la pubblicazione becera delle sue analisi del sangue, oltraggiata anche dopo la morte perché ancora nessuno si è fatto concretamente carico di chiarire le cause della tragedia. Non può che suscitare rabbia e amarezza, ammesso che di lei, che per i benpensanti non era nessuno, importi qualcosa a qualcuno. Eppure dovrebbe importare a uno Stato democratico che avrebbe l’obbligo di tutelare e farsi carico soprattutto dei diritti di chi non ha voce. 

E di certo quando qualcuno non c’è più a causa di una morte improvvisa e violenta, il suo primo diritto, quello dei suoi cari, quello della società, è sapere, o comunque cercare di sapere, il perché. Di conoscere almeno le cause e di chiarire le responsabilità. E’ invece emerso durante l’udienza davanti al Collegio Garante di costituzionalità delle norme, mercoledì scorso, che questa ricerca della verità sembra arenarsi. E’ emerso infatti che di quel fascicolo, in carico al Commissario della Legge Simon Luca Morsiani, non se ne sa più nulla.

Lo ha detto la Procura fiscale per esemplificare l’importanza del parere del Pf nelle archiviazioni a fronte di chi, invece, con una eccezione di costituzionalità che “mina alle fondamenta l’ordinamento democratico, vorrebbe spazzarlo via. Lo ha detto per esemplificare l’importanza di un organo che si ponga a tutela delle vittime vagliando e, se del caso, potendo opporsi a scelte abdicative della ricerca della verità.

“Abbiamo espresso un parere – ha detto il Pf Roberto Cesarini – in un procedimento nel quale l’inquirente proponeva l’archiviazione verso l’imputato, indagato per il reato di omicidio colposo stradale. Non era stata svolta alcuna indagine, c’erano solo le perizie di parte e nessuna attività dell’inquirente. Per la Procura fiscale non è possibile prendere come unica prova le perizie di parte, perché comunque tali sono. C’è la necessità almeno di una perizia d’ufficio, per ricostruire i fatti, la dinamica, le cause ella morte. Ebbene su questa archiviazione abbiamo espresso parere negativo indicando che venisse disposta almeno la perizia d’ufficio per poi decidere se mandare gli atti all’archivio o disporre il rinvio a giudizio. Il fascicolo è quindi tornato all’inquirente.

Di questo fascicolo non so più niente – ha detto il Pf – Di sicuro non è stato disposto il rinvio a giudizio e, se archiviato, mi sarebbe stato chiesto il parere. Non se ne sa più nulla”.

E’ forse giusto che nessuno voglia sapere più nulla? Magari non importa a nessuno di una ragazza di nemmeno 18 anni, che si chiamava Imen Naji, marocchina, investita in una notte di gennaio di più di due anni fa, nei pressi della Porta del Paese, la cui vita sembra non avere alcun valore, neppure quello di capire se ci sia stato un concorso di colpa neppure quello di sapere perché improvvisamente quella vita è stata spezzata.

 

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