San Marino. “Relazione Quill”, tutte le ricapitalizzazioni di cassa, Antonio Fabbri

San Marino. “Relazione Quill”, tutte le ricapitalizzazioni di cassa, Antonio Fabbri

 

L’informazione di San Marino

“Relazione Quill”, tutte le ricapitalizzazioni di cass

Antonio Fabbri.

La storia di Cassa negli ultimi anni è stata caratterizzata da successive ricapitalizzazioni fatte dallo Stato. Nonostante questo le resistenze per farla passare allo Stato, unico soggetto che nelle ricapitalizzazioni aveva dato un contributo sostanziale per salvare Cassa, sono state notevoli e non immuni da conflitti di interessi dei quali nessuno parla preferendo concentrarsi su quelli successivi ed evitando di ragionare se siano stati o meno i conflitti pregressi a creare la situazione attuale di Carisp, con tutta evidenza sottaciuta fino ad oggi. 

La “relazione Quill” ricostruisce le quattro ricapitalizzazioni effettuate dallo Stato fino al 2016. “CRSM è stata ricapitalizzata per quattro volte nel periodo 2012 – primo trimestre 2016. CRSM, storicamente ben capitalizzata, ha sofferto pesantemente per via della sua controllata italiana Delta, che è stata commissariata e messa in liquidazione nel maggio 2009. Ciò ha portato a ripetute ricapitalizzazioni”, spiega la relazione che poi le elenca tutte e ricostruisce le modalità con cui sono avvenute. “La prima ricapitalizzazione ha avuto luogo alla fine del 2012, per un totale di 80 milioni di euro. Il Governo ha concesso un prestito per 60 milioni di euro con un termine di sette anni all’azionista che deteneva il 100 percento delle azioni, vale a dire la Fondazione. La Fondazione ha iniettato tale importo, unitamente ad ulteriori 10 milioni di euro dai propri fondi, nel capitale azionario ordinario-di CRSM. Inoltre, la Società Mutuo Soccorso (S.U.M.S.), un’organizzazione benefica, ha iniettato 10 milioni di euro nelle azioni ordinarie. Il prestito prevedeva tassi di interesse e condizioni di rimborso preferenziali. La Fondazione ha dato in pegno tutte le sue azioni in CRSM allo Stato per garantire il prestito. In cambio del prestito alla Fondazione, lo Stato ha ricevuto il diritto di nominare il presidente del consiglio e altri due membri. Con una modifica del contratto di prestito a luglio 2015, è stato cambiato il tasso di interesse affinché corrispondesse al tasso pagato sulle obbligazioni utilizzate per finanziare un investimento azionario diretto in CRSM nel 2013. La modifica ha inoltre cambiato le condizioni di rimborso degli interessi e ha esteso la scadenza di tre anni ad agosto 2022”. Altra ricapitalizzazione è arrivata sempre nel 2012, pari a ulteriori 40 milioni di euro, “di cui 35 milioni sono stati sottoscritti dal fondo di sicurezza sociale dello Stato e 5 milioni dalla S.U.M.S. L’obiettivo era quello di aumentare il patrimonio di vigilanza complessivo di CRSM. Si ritiene che l’investimento da parte della S.U.M.S. abbia quasi esaurito la sua capacità di ulteriori investimenti. Non sembra che lo Stato abbia ricevuto concessioni da questo investimento”.

Poi le altre due ricapitalizzazioni: nel 2014 “la banca è stata ricapitalizzata per la terza volta. Lo Stato ha iniettato 85 milioni di euro nel capitale azionario ordinario. Lo Stato ha pagato un premio considerevole rispetto al valore contabile per una quota di partecipazione del 46 percento in questo istituto estremamente problematico e, pertanto, la partecipazione degli attuali azionisti non è stata diluita come invece sarebbe dovuto accadere in normali condizioni di mercato. In quel momento e in base alla legge, la Fondazione doveva mantenere un minimo del 51 percento di partecipazione in CRSM. Per il suo investimento, lo Stato ha ricevuto il diritto di nominare sei membri del consiglio della banca, che conta un totale di nove membri, tra cui il presidente. Nel mese di novembre 2015, il Congresso di Stato ha approvato una legge che consente di ridurre la partecipazione della Fondazione in CRSM al di sotto della soglia precedentemente stabilita del 51 percento. Tale legge ha inoltre affermato l’interesse dello Stato di sostenere futuri aumenti di capitale”.

Quindi la ricapitalizzazione del mese di marzo 2016, “si è verificata una quarta ricapitalizzazione. Lo Stato ha sottoscritto un’obbligazione ibrida di CRSM pari a 40 milioni di euro che contribuisce al raggiungimento del patrimonio di vigilanza totale. L’investimento dello Stato è stato finanziato attraverso l’emissione di titoli di Stato acquistati da altre banche di San Marino e dal pubblico”.

Fatto il quadro della situazione la “relazione Quill” propone due scenari di soluzione. Ma premette che entrambi necessitano di due presupposti. Il primo mandare in porto il negoziato con la Fondazione e l’acquisizione da parte dello Stato del controllo della banca in funzione delle ricapitalizzazioni effettuate. Passaggio, questo, sul quale, nonostante l’evidenza delle risorse iniettate dallo Stato in Cassa, ha visto contrarietà e azioni legali.

Altra precondizione per tutti gli scenari di soluzione prospettati dal Fondo Monetario è “riconoscere la perdita identificata nell’Aqr”.

Nei due scenari prospettati la relazione prevede in un caso la costituzione di una Nc, cioè una società diversa da Cassa, o bad bank che dir si voglia, per convogliare le perdite e gli attivi di Delta oltre alla sofferenze di Carisp, di fatto ripulendone il bilancio. Nel secondo scenario, in caso di perdite più cospicue, la relazione Quill escluderebbe la creazione di una Nc, lasciando direttamente in Cassa le sofferenze e anche i recuperi. In sostanza il rientro di quanto recuperato in un caso andrebbe alla Nc, poi coi dividendi a Cassa, nell’altro direttamente a Carisp.

Quanto alle modalità di questo recupero crediti la relazione sostiene che “ non cambierebbe nulla per quanto riguarda i processi di recupero attualmente in atto. Le entità coinvolte nella riscossione di questi crediti e di altre attività continuerebbero ad essere strutturate come avviene attualmente”.

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