San Marino. Rete e Dc insieme per un atto dal sapore clientelare pre-elettorale

San Marino. Rete e Dc insieme per un atto dal sapore clientelare pre-elettorale

Rete e Dc insieme per un atto dal sapore clientelare pre-elettorale

Antonio Fabbri

Altro che la permuta della porcilaia! Altro che le infornate pre-elettorali o le stabilizzazioni nella pubblica amministrazione alla vigilia delle urne! Altro che il pagamento dei viaggi elettorali!

Quello che è stato approvato venerdì scorso in Consiglio in sede di assestamento di bilancio ha il sapore di un atto clientelare pre-elettorale scaltramente fatto pagare alla collettività.

Gli ingredienti della ricetta sono 40 famiglie – si presume con membri votanti alle prossime elezioni – che hanno investito tramite Smi e hanno perso i loro soldi; un paio di forze politiche che, spregiudicatamente, in un Consiglio sciolto fiutano l’opportunità e promuovono due emendamenti per rimborsare gli investitori in questione; il buco di 6,2 milioni di euro che viene fatto ricadere d’un colpo su tutti i cittadini.

Il piatto servito alla collettività è una operazione acchiappaconsenso fatta alla vigilia delle elezioni

Un Consiglio sciolto, quindi, legittima qualsiasi favore preelettorale che si possa promettere o addirittura fare a chi manifesti una esigenza. Infatti, che problemi dovrebbe farsi, da adesso in poi, il partito o il

Segretario di Stato, o il consigliere, che trovasse ad esempio un posto di lavoro, magari sotto la Pa, ad un elettore disoccupato? Nessuno. Il Consiglio, e soprattutto i più attenti, a parole, a osteggiare le pratiche di scambio di favori, hanno sdoganato la prassi, proponendola e facendola approvare. Infatti la ricerca di un lavoro è forse meno legittima della richiesta di rimborso di un investimento non andato a buon fine? Gli emendamenti approvati in Consiglio sono stati proposti – tra l’altro alla presenza degli investitori in piccionaia opportunamente avvisati e che hanno applaudito – da Rete e dalla Segretario di Stato, o il consigliere, che trovasse ad esempio un posto di lavoro, magari sotto la Pa, ad un elettore disoccupato? Nessuno. Il Consiglio, e soprattutto i più attenti, a parole, a osteggiare le pratiche di scambio di favori, hanno sdoganato la prassi, proponendola e facendola approvare. Infatti la ricerca di un lavoro è forse meno legittima della richiesta di rimborso di un investimento non andato a buon fine?

Gli emendamenti approvati in Consiglio sono stati proposti – tra l’altro alla presenza degli investitori in piccionaia opportunamente avvisati e che hanno applaudito – da Rete e dalla Democrazia cristiana. Ora, si proverà, e già si è iniziato, a farla passare come una questione di equità e di buon senso che pone sullo stesso piano degli altri clienti delle banche anche gli investitori Smi. Tuttavia da un lato occorre rilevare la differenza tra risparmiatori e investitori e quella tra correntisti di una banca e clienti di una finanziaria; dall’altro lato a fare da discriminante tra una operazione clientelare e un atto di equità, sono il momento e il modo con cui la presunta equità viene praticata.

E di certo, è risultato evidente a molti, gli emendamenti di Rete e Dc hanno trascinato inevitabilmente tutta l’aula, dimissionaria e sciolta, in una elargizione di 6,2 milioni di euro, che ricadranno sulla collettività, giusto in campagna elettorale. Emendamenti che sono stati proposti in un momento nel quale appare difficile non pensare ad una strategia di ritorno nelle urne per le due forze politiche che li hanno promossi. Se ne sono accorti in parecchi tra i cittadini che anche sui social non esitano a definire l’operazione come “marchetta elettorale” e a rilevare un “atteggiamento vergognoso” di Rete e Dc che “la campagna elettorale se la fanno con i soldi pubblici”. Non c’è molto altro da aggiungere. 

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