San Marino. Sammarinese condannato dal Tribunale per un pugno in faccia. San Marino Oggi

San Marino. Sammarinese condannato dal Tribunale per un pugno in faccia. San Marino Oggi

Segue puntualizzazione e aggiornamento di Marco Nicolini

S. F. – San Marino Oggi: Pugno in faccia condanna confermata in appello

Marco Nicolini si candiderà alle prossime elezioni politiche sammarinesi da indipendente.
Questo quanto da lui dichiarato a Giornale.sm nelle ultime ore, proprio mentre ieri mattina gli veniva letta la sentenza del giudice d’Appello, che confermava la pena ricevuta in primo grado dal Commissario della legge Alberto Buriani nel settembre del 2012: sei mesi di prigionia con sospensione condizionale della pena per due anni, compreso il risarcimento dei danni alla parte civile ed una provvisionale di 3mila euro.
Questo quanto era stato stabilito per Nicolini dal processo di primo grado, finito alla sbarra con l’accusa di lesioni personali regolamentate dall’articolo 155 del codice penale, dopo che avrebbe causato, secondo la ricostruzione dei fatti avvenuta in udienza, con un pugno diretto al viso di un altro uomo, la frattura del metacarpo della mano destra che quest’ultimo aveva posto davanti al viso per difendersi dal colpo in arrivo.
(…)

Puntualizzazione e aggiornamento di Marco Nicolini, ricevuta e pubblicata il 29 marzo 2016.

Lettera aperta di Marco Nicolini alla Segreteria di Stato per la Giustizia ed al Tribunale di San Marino

Gentili signori,
una cosa l’ho imparata, negli ultimi anni, ed è che un innocente, tra le aule del tribunale, sia un ottimo affare per tutti: egli lotterà, andrà in appello, cambierà vari avvocati, penserà a percorrere ogni strada fino a perdere la salute e, nel frattempo, avrà dilapidato i propri averi, minando la tranquillità di ogni suo congiunto.
A più di tre anni da un banale alterco durato meno di venti secondi, il commissario Buriani mi aveva condannato severamente, motivando la decisione col fatto che anche se non avessi dato alcun pugno, la mia presenza vicino al furgone, dopo esser smontato dalla moto, poteva aver intimorito la parte lesa tanto da giustificare una frattura alla mano auto-procurata dalla concitazione del momento.
Questo signore così “impressionabile”, di un metro e ottantacinque per cento chili, aveva esattamente quattro pagine di precedenti penali, tra cui aggressione, violenze, truffe e reati contro il patrimonio, furti, bancarotta fraudolenta; aveva abusato della figlia e, conseguentemente, perso la patria potestà.
Pochi secondi prima dell’alterco, aveva quasi ucciso me e mia moglie in moto, guidando il suo furgone a zigzag per la superstrada.
Io ero incensurato. Non ero mai entrato in un tribunale.
Eppure nulla è stato considerato a mio favoreUn anno e mezzo dopo la prima condanna, il giudice d’appello l’aveva confermata in via definitiva, in un processo che a San Marino non si celebra, se non in minima parte, rendendo il nostro Paese giuridicamente inadeguato nella ricerca di giustizia.
L’anno scorso, l’individuo che mi perseguitava è passato a miglior vita, dove un magistrato che non ha bisogno di testimoni deciderà quanto quella dovrà essere, per lui, una “vita migliore”.
La lotta perché fosse riconosciuta la mia totale estraneità al fatto addebitatomi, ossia l’aver dato un pugno sulla mano alla parte lesa, mi ha portato a campagne sui social network, appelli sui giornali, volantinaggio per tutta la Romagna.
Grazie a questo, poco dopo il processo d’appello, un funzionario di polizia in pensione, residente a Morciano, mi aveva contattato per comunicarmi di aver veduto ogni cosa essendosi egli trovato sul ponte di Serravalle nel momento dell’alterco: mi disse d’aver visto con chiarezza come l’uomo del furgone si fosse fermato per primo e che io, smontato dalla moto dopo aver atteso che lo facesse mia moglie, fossi rimasto ben lontano dal furgone.
Convinto che finalmente la giustizia potesse trionfare, mi feci prestare il denaro per riaprire il processo, dato che il funzionario di polizia si era detto ampiamente disponibile a testimoniare davanti ad un giudice di San Marino.
Qualche tempo dopo, il giudice Lettieri riconobbe come inammissibile il ricorso, motivando con il fatto che nella richiesta io ed il mio avvocato avremmo dovuto pubblicare alcuni stralci della testimonianza.
Una testimonianza che ancora doveva essere deposta e per favorire la quale avevamo indicato i recapiti completi del testimone.
In quel momento, senza più forze, capii che qualunque cosa avessi fatto, qualunque fatto fossi riuscito a provare, per me non ci sarebbe mai stata alcuna giustizia, nel mio Paese.
Come ultima batosta, mi sono giunte le spropositate richieste dell’avvocato della parte lesa, che il giudice Battaglino ha ritenuto congrue.
Non sono certo un santo, gentili signori, ma ho sempre cercato di fare del bene, nel mio piccolo: mandavo periodicamente un aiuto per le vaccinazioni in Kenya e Tanzania ed essendo molto legato all’ambiente ed agli animali, ho sempre spedito qualcosa a canili e volontari. Da molto non lo posso più fare e mai più potrò farlo, perché il tribunale ha deciso che un’ora di lavoro di un avvocato valga come sei mesi di paga di noi persone normali. Oltretutto, persone che non hanno commesso alcun reato.
Dopo sei anni vissuti in un tale incubo, gentili signori, io mi arrendo.
Non posso combattere contro un nemico che non conosco, che ha deciso la tanta ostilità nei miei confronti, quindi alzo le mani e mi consegno al potere del vostro potente tribunale.
Non ho più la forza per discutere e per difendermi: voi siete forti, io sono debole!
Lo sono nel mio stesso Paese, per amore del quale ho rinunciato ad appellarmi alla Corte di Strasburgo.
Il danno potrà essere relativo, ai vostri occhi, ma la volontà di condannare un innocente dovrebbe far arrossire chiunque si occupi di giustizia, in qualunque epoca ed in qualsiasi posto del mondo.
Se lo reputerete necessario, se vi sentirete offesi da quanto da me scritto, pur nei toni urbani che stridono con la mia indignazione, sentitevi in dovere di privarmi pure della mia libertà, e di trasferirmi in una cella dei Cappuccini.
So che mettere in prigione una persona che non ha colpe sia giuridicamente errato, ma non credo che questo sia un problema visto quello che ho dovuto già fronteggiare.
Vi saluto con cordialità,
Marco Nicolini

 

 

 


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