San Marino. Sette giudici saranno cacciati. Plenario già convocato

San Marino. Sette giudici saranno cacciati. Plenario già convocato

Sono sette i giudici che la maggioranza caccerà

Già convocato il Plenario per completare il repulisti. Lunedì salterà la testa dei Giudici di appello

La Reggenza ha già salutato, ma ha trovato il tempo di convocare, a due giorni dal suo cambio, il Consiglio giudiziario plenario che darà corso all’ordine del giorno approvato in Consiglio grande e generale l’altro ieri. Ordine del giorno che dà mandato al Segretario alla giustizia di portare all’attenzione del Plenario di richiedere “al Consiglio Giudiziario plenario una valutazione, basata sull ‘applicazione della Legge Qualificata 20 febbraio 2020 n. 1, anche in virtù del parere pro-veritate redatto dal Prof. Antonio Baldassarre, in merito ad atti, deliberazioni e procedure adottate in passato che possano presentare vizi e verso le quali siano stati presentati ricorsi e, successivamente, a sollecitare il Consiglio Giudiziario Plenario perché assuma le conseguenti deliberazioni ed addivenga con celerità alla nomina di un Magistrato Dirigente o Dirigente del Tribunale”.

In parole semplici, procedere all’annullamento del bando di concorso che ha nominato i giudici di appello, quindi defe- nestrarli, e revocare la nomina a uditore del commissario della legge Simoncini. Detto, fatto. Il Plenario è convocato per lunedì e prevede anche la nomina del Dirigente. Sul quale non risulta che il Segretario alla giustizia si sia confrontato con alcuno. A conti fatti, dunque, i giudici che verranno cacciati saranno 7, più il Dirigente.

Quindi, il dirigente Giovanni Guzzetta già fatto fuori; il Commissario della legge Alberto Buriani sottoposto a sindacato, sospeso con l’obiettivo di cacciarlo prendendo per oro colato gli esposti di due soggetti che ha indagato; i giudici di appello Andrea Morrone e Ferdinando Treggiari verranno defenestrati lunedì, a vedere l’odg del Plenario; stessa sorte toccherà al Commissario della legge Massimiliano Simoncini. Poi ci sono due giudici di grado superiore che hanno a scadenza il loro mandato e, con tutta probabilità, non saranno rinnovati: il Giudice di terza istanza Michele Sesta e il Giudice per i rimedi straordinari Vitaliano Esposito.

Il primo non gradito perché, oltre ad avere votato la sfiducia all’ex magistrato dirigente nel 2018, è firmatario con gli altri della segnalazione a Strasburgo sulla violazione dei diritti fondamentali; il secondo non gradito per alcune sue sentenze che cassano lo spostamento di fascicoli operato nottetempo il 24 luglio da Valeria Pierfelici, in violazione del principio fondamentale del giudice naturale.

A questi, visti gli attacchi frontali e beceri in Consiglio, potrebbe unirsi anche il giudice di appello del “conto Mazzini”, Francesco Caprioli, che non ha ancora terminato il cosiddetto “periodo di prova”. Per questo in balia della dittatura della maggioranza politica.

La situazione è sconcertante, drammatica per non dire aberrante. La politica mette completa- mente le mani sul tribunale, praticamente azzerando il settore penale e facendo piazza pulita della maggioranza dei giudici che hanno osato alzare la testa, di fatto minacciando gli altri della stessa fine se non si assoggetteranno. Una azione che definire indegna di un paese democratico è ancora un eufemismo.

Viene così apparecchiato un tribunale la cui autorevolezza è distrutta, e lo sarà ancora più dopo il repulisti, perché chiunque nominerà la maggioranza porterà con sé l’onta – meritata o immeritata – di essere dove si trova perché gradito alla politica e a questa asservito.

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