San Marino. Siglato accordo tra Iss e Università di Ferrara

San Marino. Siglato accordo tra Iss e Università di Ferrara

Siglato un accordo tra l’Istituto per la Sicurezza Sociale di San Marino e l’Università di Ferrara

“Nell’ambito dei consolidati rapporti tra l’Istituto per la Sicurezza Sociale della Repubblica di San Marino e l’Università di Ferrara – riferisce un comunicato  specie in ambito di formazione post-laurea, è stato siglato nei giorni scorsi un importante accordo tra i due enti per promuovere la cooperazione nel campo della ricerca medica e biomedica.

La contingente emergenza sanitaria, dovuta alla pandemia da Coronavirus SARS-CoV-2, è stata l’occasione per ritrovare il Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione di UNIFE e l’Istituto per la Sicurezza Sociale (ISS) di San Marino uniti nella ricerca scientifica sul COVID-19, e in particolare sulle cause genetiche alla base dello sviluppo e della progressione clinica della malattia.

L’infezione, infatti, presenta ampissime differenze tra persona e persona nello sviluppo dei sintomi clinici: alcuni sviluppano una patologia grave, altri solo sintomi lievi, altri ancora rimangono completamente asintomatici, e queste differenze si ritiene che possano, almeno in parte, avere una causa genetica. Inoltre, si ipotizza che la probabilità di contrarre l’infezione da coronavirus non si la stessa in tutti, e che anche questa abbia una base genetica.

La collaborazione scientifica è nata dal Prof. Michele Rubini, genetista dell’Università estense, e dal Dott. Massimo Arlotti, infettivologo e Commissario straordinario per l’emergenza COVID-19 a San Marino durante la prima ondata pandemica, e si è sviluppata già dall’aprile scorso. In questa fase si stanno invece, raccogliendo dati e campioni biologici da ex-pazienti e dai loro congiunti sottoposti a quarantena durante la prima ondata della Epidemia. L’obiettivo è identificare i fattori ereditari che predispongono all’infezione da coronavirus o che, al contrario, hanno un effetto protettivo, e anche individuare gli aspetti genetici che predispongono allo sviluppo della sintomatologia grave.

“I risultati di questo studio – spiega il dottor Massimo Arlotti – si prevede potranno non solo consentire di identificare con anticipo le persone contagiate suscettibili a sviluppare una polmonite grave, ma anche di selezionare i soggetti geneticamente predisposti a essere refrattari all’infezione o allo sviluppo di sintomi”.

“Dal punto di vista operativo – illustra il prof Michele Rubini – l’obiettivo è la messa a punto di un test genetico che possa essere applicato in ambito ospedaliero per individuare il personale sanitario più refrattario all’infezione. Il test consentirebbe anche di individuare le persone più adatte ad accudire i soggetti affetti da COVID-19 presentanti sintomi moderati e collocati in isolamento domestico”.

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