San Marino. “Stupore e rammarico per la non ammissibilità del quesito”

San Marino. “Stupore e rammarico per la non ammissibilità del quesito”

Il Comitato promotore del referendum, pur rispettando la sentenza del Collegio dei Garanti, manifesta un certo stupore e rammarico per la pronuncia di non ammissibilità del quesito referendario.

Lo riferisce un comunicato stampa. “Le motivazioni addotte sono quelle secondo le quali il Consiglio Giudiziario Plenario non sia da considerare un organo o organismo dello Stato ricompreso fra quelli di cui all’art. 25 della Legge qualificata 1/2013: non lo si ritiene, pertanto, un organo di un potere fondamentale dello Stato di cui alla Dichiarazione dei Diritti.
A nostro avviso la legge in questione, invece, non riguarda e regola solo il Consiglio Giudiziario Plenario, ma riguarda e regola anche le prerogative dei giudici che ne fanno parte: oggetto della disciplina sono, quindi, anche i Giudici per la Terza Istanza, i Giudici di Appello e i Commissari della Legge, che sono, senza ombra di dubbio, organi, organismi e poteri fondamentali dello Stato, di cui alla Dichiarazione dei Diritti.
Un’ ulteriore motivazione per la quale ritenevamo ammissibile questo referendum è che, con una pronuncia del Collegio Garante del 2005 (la N.1 del 12 marzo) si escludeva la possibilità di promuovere referendum abrogativi per leggi qualificate. Negando ciò e negando anche la possibilità di sottoporre questo tipo di legge a referendum confermativo, si è negato, di fatto, qualsiasi tipo di controllo popolare.
Al di là del rammarico per la sentenza, ci preme comunque sottolineare nuovamente le ragioni che ci hanno spinto ad utilizzare un strumento estremamente democratico, come quello del referendum. Abbiamo ritenuto doveroso cercare di fermare una legge profondamente ingiusta, i cui intenti manifestano arroganza e volontà di prevaricazione. Le stesse caratteristiche che si evincono dal comunicato congiunto della maggioranza del 3 aprile dove veniamo accusati, più o meno direttamente, di aver abusato di uno strumento democratico. Questa affermazione è sprezzante, grave e da censurare con fermezza: è garantito ai cittadini promuovere istituti di democrazia e noi lo abbiamo fatto, nel completo rispetto della legge.
Se un abuso della democrazia c’è stato, questo lo si trova nella Legge Qualificata 20 febbraio 2020 N.20, voluta e approvata da questa maggioranza. Una legge che, con lo strumento della interpretazione autentica, ha introdotto norme retroattive che nulla hanno a che fare con il funzionamento della giustizia, ma sono un tentativo di raggiungere obiettivi ben precisi, quali:
Dare qualche possibilità in più ad una certa parte per vincere una causa di un procedimento in corso (art.1 della Legge), con clamorosi conflitti di interesse fra i consiglieri che sono stati fra i più attivi difensori della Legge stessa (ed anche del Comitato contrario);
Ostacolare l’operato dell’attuale Dirigente del Tribunale, proprio in un momento in cui si stava verificando un miglioramento ed un aumento di operatività del Tribunale stesso;
Cercare di invalidare alcuni atti legittimi del Consiglio Giudiziario Plenario, quali, ad esempio, la nomina dello stesso Dirigente o il concorso – e la conseguente nomina – dei nuovi Giudici d’Appello, probabilmente con l’intento di sostituirli con qualche altro soggetto già individuato;
Cambiare gli equilibri del Consiglio stesso, estromettendo non solo il Dirigente,ma anche, per fare un esempio, il Giudice Caprioli, titolare (coincidenza?) del processo di appello del Conto Mazzini.
Purtroppo la grave emergenza sanitaria che ha coinvolto il nostro Paese, non ci ha permesso, in queste settimane, di informare la cittadinanza come avremmo voluto. Nulla, tuttavia, ci vieta di farlo ora ed in seguito, nonostante la sentenza. La non ammissibilità del referendum, infatti, non rende migliore la legge in questione: una legge ingiusta, che mina profondamente lo stato di diritto e che dà una brutta immagine delle nostre Istituzioni. Crediamo sia doveroso che la popolazione venga portata a conoscenza di tutto ciò: ci impegneremo per farlo”.

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