Intervento del movimento Rete sul regolamento presentato dal Congresso di Stato sull’articolo ‘Della Trasparenza‘ che prevede la cononoscenza da parte dei consiglieri dei beneficiari effettivi dei soggetti finanziari e delle società in rapporto con lo Stato. Secondo il movimento il regolamento emanato ‘è un escamotage utile a salvare il salvabile, degno segnale di una politica che se fa passettini avanti, li fa solo su pressioni e perché costretta, ma la sua preoccupazione rimane sempre quella di difendere i potentati costituiti di cui è parte integrante’.
Il regolamento stabilisce invece che solo chi vince una gara d’appalto o riceve soldi dallo Stato debba depositare una dichiarazione di chi è beneficiario persona fisica di quell’attività. Questo però non avviene se: 1) la società è quotata in borsa; 2) la società ha più di 20 soci; 3) l’appalto di servizi è inferiore a 15.000 euro; 4) l’appalto per opere pubbliche è inferiore a 50.000 euro.
E se viene fatta una dichiarazione non veritiera? Niente: non è prevista alcuna pena né sono previsti accertamenti sui dati dichiarati, così come non è previsto alcun adempimento per gli appalti e i benefici concessi a società e banche ancora in corso. Figli e figliastri, è ovvio! Che succederà se invece di fare un appalto da 60.000 euro, un’azienda decidesse di farne due da 30.000? Semplice, si aggirerebbe il regolamento. (…)
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