San Marino. Udienza con collegamento in carcere via skype. Riciclaggio denaro di cosa nostra

San Marino. Udienza con collegamento in carcere via skype. Riciclaggio denaro di cosa nostra

L’informazione di San Marino

Riciclaggio denaro di cosa nostra, udienza con collegamento in carcere via skype

Antonio Fabbri

Prima udienza effettiva, del processo a carico di Giovanni Costa e Angelino Coiro, accusati di riciclaggio dei denari ritenuti provenienti di illeciti di Cosa Nostra. Era già stata celebrata un’altra seduta nella quale l’avvocato Achille Campagna, legale di Giovanni Costa, aveva chiesto la possibilità di fare partecipare il suo assistito al processo attraverso collegamento Skype, considerato il fatto che l’autorità italiana non ha acconsentito alla traduzione dal carcere di Bologna, dove deve scontare 12 anni, al tribunale di San Marino per prendere parte alle udienze.

Il giudice Battaglino ha dunque accolto la richiesta del legale per il collegamento a distanza e ieri, pertanto, si è celebrata a San Marino la prima udienza con collegamento via Skype per consentire la partecipazione all’imputato detenuto in Italia. L’udienza, considerate le difficoltà tecniche di collegamento che hanno reso necessario più di una volta ripristinare la connessione, è durata l’intera mattinata ed è stata rinviata l’audizione del direttore dell’Aif, Nicola Veronesi, che era prevista al termine delle eccezioni preliminari. Comunque, seppure con qualche inciampo tecnico, l’udienza si è svolta regolarmente.

Le eccezioni della difesa L’avvocato Campagna ha in via preliminare chiesto la nullità degli atti. “La difesa non ha potuto partecipare alle indagini preliminari, neppure ad atti, come la richiesta di una rogatoria, di cui doveva essere informata Non c’è stato atteggiamento diligente nell’assicurare alla difesa la partecipazione alla fase di indagine. Pertanto, tutta la fase inquirente è nulla. L’istruttoria è nulla, il processo nullo”. In subordine l’avvocato Campagna aveva chiesto di rimettere gli atti in istruttoria per poter rimettere la difesa nelle condizioni di partecipare. “Contestiamo anche l’indeterminatezza del capo di imputazione, in particolare per quanto riguarda l’indicazione dei reati presupposto. E’ assolutamente generica”, ha detto l’avvocato Campagna. “Anche se è stata acquisita la decisione di un tribunale italiano, non ci si può accontentare della sentenza di un altro tribunale, altrimenti facciamo una giustizia derivata e indiretta”, ha detto l’avvocato Campagna.

Si è associata la difesa dell’altro imputato, Angelino Coiro.

La Procura fiscale Il procuratore del fisco Roberto Cesarini ha dal canto suo contestato la posizione della difesa. Chiedendo che venissero respinte tutte le eccezioni dell’avvocato Campagna. “Unico caso previsto a pena di nullità nel nostro ordinamento – ha spiegato il Pf Roberto Cesarini – è la mancata notifica della comunicazione giudiziaria. Comunicazione giudiziaria che c’è stata con tanto di interrogatorio di Costa i carcere, il quale è avvalso della facoltà di non rispondere il 24 giugno 2014”, ha detto il Pf. “Per il resto – ha proseguito – il capo di imputazione è formulato correttamente. Neppure c’è il ne bis in idem internazionale, considerato che nelle contestazioni di San Marino stiamo parlando di fatti sui quali non c’è la giurisdizione italiana, ma avvenuti in repubblica”.

Il Giudice Battaglino ha rigettato tutte le eccezioni preliminari riservandosi la decisione sul ne bis in idem all’esito del dibattimento. Quindi sono state formulate le richieste dei testimoni.

Il fatto Sul Titano Giovanni Costa, 63 anni, deve rispondere di riciclaggio continuato e in concorso con Angelino Coiro, 63enne di Bologna. Della mole di denaro riciclato da Costa per Cosa Nostra, a San Marino si parla di movimentazioni per circa 200mila euro, effettuate attraverso mandati e intestazioni fiduciarie. Dunque sul Titano si può dire che ci fossero finiti gli spiccioli di una mole di 900 miliardi di lire di provenienza mafiosa che secondo l’autorità italiana Costa ha riciclato negli anni per Cosa Nostra. Anche a San Marino era dunque finita una parte di quel denaro sporco. Movimentazione che ha fatto scattare prima la segnalazione da parte dell’Agenzia di informazione finanziaria, quindi l’indagine e il rinvio a giudizio. L’udienza di ieri è stata aggiornata al 9 ottobre sempre con collegamento via Skype.

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