Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giovanni Giardi dal titolo “I miracoli dell’uomo (Un grazie alla scienza, un grazie alla sanità)”:
“L’uomo può fare miracoli e può fare disastri. Può fare del bene e può fare gli attentati e la guerra; può fare la giustizia e può fare le cose atroci con l’egoismo che produce l’enorme ricchezza di alcuni e l’enorme povertà di tanti, ingiustizia, emarginazione e razzismo. Può spendere la vita per amare o per odiare.
Che gioia ascoltare il Papa nei giorni di Natale. Non ha indetto novene o processioni per fermare la pandemia. Sapeva di parlare non alla popolazione di un villaggio, ma a quella di tutto il mondo. Per aiutare l’umanità si rivolgeva all’uomo che ha nel profondo della coscienza dei principi che vi sono stati posti e ai quali dovrebbe obbedire.
All’inizio del XX secolo un quarto dei nati era destinato a soccombere nel primo anno di vita e non più della metà raggiungeva l’età della pubertà; negli anni ’40, ’50, la speranza di vita era mediamente di 30 anni in meno delle generazioni attuali; nella mia infanzia, i pochi vecchi della mia età sopravvissuti erano tutti senza denti, ciechi o quasi ed erano accompagnati nei giri attorno a casa da un nipotino. Ancora 30 anni fa, l’infarto che mi ha colpito alcuni anni fa mi avrebbe portato immancabilmente alla morte. Miracoli di quella umanità scientifica che non si è dedicata all’egoismo e alla guerra; miracoli democratici perché non riservati ad uno solo (perché mai?), ma a tutta la comunità.
Il Papa con le sue parole fa un atto di fede nell’uomo che saprà farci uscire da questa calamità, ma chiede che i provvedimenti siano giusti: che abbiano un’attenzione prioritaria ai più bisognosi, ai più fragili, agli scartati dalla società egoista.
Quelli che hanno nostalgie per il passato e mugugnano sempre dovrebbero riflettere. Io assisto stupito e fiducioso a questo lavoro degli scienziati, delle industrie farmaceutiche, dei governi, del personale sanitario e mi affido sereno al loro lavoro. Se altri hanno paura, mi candido per essere vaccinato tra i primi”.
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