Forse, passando in via 3 settembre, a Dogana, qualcuno ha sentito il loro ronzio. Le lavatrici stavano funzionando. Stavano ripulendo i soldi della camorra. Ammonterebbe a cinque milioni di euro, secondo quanto riferito dalla procura di Napoli, la somma reinvestita “grazie a finanziarie operanti nel territorio della Repubblica di San Marino” dal gruppo di Francesco Vallefuoco, “risultato strutturato per riciclare denaro proveniente da gruppi camorristici campani e recuperare crediti con metodi violenti”. I soldi, da quanto emerge, arrivavano principalmente dal clan camorristico che fa capo a Raffaele Stolder, storico appartenente alla criminalità organizzata napoletana e specializzato in rapine in banca con il metodo del ‘buco’: si procede sottoterra, soprattutto attraverso le reti fognarie, e si creano dei cunicoli fino ad accedere alle stanze degli istituti di credito. E’ proprio quando erano sulle tracce del traffico gestito da Stolder che gli uomini della Dia di Napoli hanno scoperto l’altra associazione a delinquere finita nei guai: quella diretta da Francesco Vallefuoco. Al quale, secondo i risultati delle indagini, fa capo il team impegnato stabilmente nel riciclaggio e nel reimpiego di profitti illeciti, svolti principalmente sul Titano con la sponda di due sammarinesi: l’ormai arcinoto Livio Bacciocchi, maggior azionista della Fincapital, e Oriano Zonzini, membro del collegio sindacale della finanziaria di Dogana.
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