San Marino. Vittorio ed Elso Valentini compariranno nei titoli di Ben-Hur, Michele Bovi

San Marino.  Vittorio ed Elso Valentini compariranno nei titoli di Ben-Hur, Michele Bovi

Anche un po’ di San Marino dietro il kolossal americano “Ben Hur”

Lo ha scritto Michele Bovi su The Huffington Post: Ben-Hur è stato un kolossal americano realizzato soprattutto da italiani, pure se nei titoli compaiono quasi esclusivamente nomi di attori e addetti ai lavori d’oltreoceano. Storia e crediti del film che ha consacrato Cinecittà come Hollywood sul Tevere andrebbero finalmente riscritti”.

Ii giornalista in una ricostruzione inedita su AdnKronos, dal titolo In ‘Ben Hur’ italiani esclusi da titoli, l’avvocato: “Eredi possono rivendicare diritto” a cura di Veronica Marino, torna sull’argomento: Metro-Goldwyn-Mayer (ora Amazon Studios) potrebbe riscrivere titoli di coda che rendano giustizia a italiani ‘oscurati’ e tra gli “oscurati” due sammarinesi, i fratelli Vittorio ed Elso Valentini.

VERONICA MARINO: Dietro il famoso film che ha vinto ben 11 Oscar, ‘Ben Hur’, c’è stato un patto tra Metro-Goldwyn-Mayer (oggi controllata da Amazon Studios), Cinecittà e il governo italiano nella figura di Giulio Andreotti allora ministro delle Finanze: utilizzare numerose professionalità italiane nella pellicola, ma senza citare i loro nomi nei titoli di testa e di coda affinché risultasse una realizzazione interamente statunitense. Un patto che in buona sostanza omaggiava gli americani ma dava lavoro alle famiglie italiane, coinvolte a migliaia nel colossal: 30 mila persone tra costruzione delle scene, confezione di 32 mila abiti, arredi, corazze, lance e spade di legno con lame similferro, cascatori, armieri, stallieri e un esercito di addetti ai servizi vari; quattro mesi di lavoro per 6500 comparse pagate ciascuna 3.300 lire giornaliere.

A portare alla luce questa ricostruzione inedita è il giornalista Michele Bovi che all’AdnKronos racconta: “Come mi ha detto Ferdinando Marra, all’epoca, tra il maggio 1958 e il gennaio 1959, quindicenne appassionato di cinema, accanto a suo padre sui set di ripresa, ‘Ben-Hur’ è stato un colossal americano realizzato soprattutto da italiani, pure se nei titoli compaiono quasi esclusivamente nomi di attori e addetti ai lavori d’oltreoceano. Secondo Ferdinando, infatti – sottolinea Bovi – storia e crediti del film che ha consacrato Cinecittà come Hollywood sul Tevere andrebbero finalmente riscritti con i nomi dei nostri connazionali che hanno avuto i meriti maggiori: da Giulio Andreotti a Maurizio Lodi-Fé, dal principe Alessandro Tasca di Cutò a mio padre Pietro Marra”, l’addestratore di cavalli a cui facevano capo gli stuntmen di Cinecittà, fra gli ultimi testimoni di questo film che nei titoli di coda ‘oscurò’ anche personaggi del calibro di Mario Soldati e Sergio Leone, oltre a Giuliano Gemma e Lando Buzzanca che in ‘Ben Hur’ ebbero ruoli minimi, salvo poi diventare gli attori popolari che conosciamo.

Ma è possibile per gli eredi pretendere da Amazon Studios la riscrittura dei titoli di testa e di coda con i crediti dei tanti italiani che allora furono oscurati? Lo abbiamo chiesto all’avvocato civilista, esperto di diritto d’autore, Italo Mastrolìa: “Anche a distanza di molti decenni da una produzione cinematografica è possibile rivendicare il riconoscimento dei crediti per alcuni dei protagonisti non menzionati nei titoli di coda del film”, chiarisce subito all’Adnkronos. Una risposta che consentirebbe di aprire un nuovo scenario per il film ‘Ben Hur’ (e per tanti altri cui in quel periodo toccò la stessa sorte) che potrebbe tornare a risplendere ancora una volta, riuscendo persino a offrire una novità, dopo tanti anni e dopo un gran numero di repliche, quella di veder riconosciuti i diritti dovuti non solo a Sergio Leone e Mario Soldati (ingaggiati allora dalla Metro-Goldwyn-Mayer per la seconda unità di regia) ma anche, come ricorda Bovi, al maestro Carlo Savina (che diresse l’orchestra per la colonna sonora con interventi sulla partitura firmata dal compositore ungherese Miklós Rózsa), a Vittorio ed Elso Valentini (rispettivamente scenografo e arredatore), a don Dante Balboni (assistente alla Biblioteca apostolica vaticana, chiamato a comprovare l’attendibilità storica di costumi e apparati scenici), e a diversi attori presenti e dialoganti in varie scene.  (…)

 
 
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