Corriere Romagna San Marino: Interrogato ieri dal gip del tribunale di Bologna spiega che non conosceva il giro in cui si era ficcato. Per mesi ha girato armato col timore di essere ucciso /
«Picchiato dal boss per un falso debito» /
Roberto Zavoli accusa Vallefuoco: «Voleva 300mila euro: ho registrato tutto»
«Il boss mi fece picchiare
per ammettere un debito inesistente
da 300mila euro: ho registrato tutto». E
il video è già stato consegnato ai carabinieri
del Ros.
Il sammarinese Roberto Zavoli, interrogato
ieri mattina dal gip del tribunale
di Bologna, dove è carcerato da venerdì
scorso, si difende accusando Francesco Vallefuoco. Non sapeva, ha ribadito, del
giro in cui si era andato a ficcare: ma
giura di averne preso le distanze quando
s’è reso conto di che pasta erano fatti
quelli del clan. «Mai assistito alle estorsioni,
se non quelle di cui fu vittima». E
dopo averlo prima smentito, ora davanti
al giudice lo ammette: per mesi ha
girato per il Titano armato, per paura
che Vallefuoco volesse farlo fuori. Dunque,
a pochi giorni dalla sua consegna
spontanea, il 50enne sammarinese ricercato
prima dall’antimafia di Napoli,
poi da quella di Bologna per i suoi “affari”
col boss casalese Franco Vallefuoco
a cavallo tra Rimini e San Marino, ha
parlato per la prima volta coi magistrati
italiani.
Oggi, l’interrogatorio proseguirà
di fronte al pm Enrico Cieri e solo
dopo la difesa (affidata a Stefano Caroli
e Luca Della Balda) chiederà la scarcerazione.
Ma le cose si complicano, perché
sempre ieri, tramite rogatoria, Zavoli
a Bologna è stato raggiunto anche
dall’ordinanza di custodia cautelare
targata Napoli e vecchia di un anno. E
quella per l’inchiesta Staffa che, in più
punti, si incrocia con l’indagine bolognese
Vulcano. (…)
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la ordinanza cautelare del gip di Napoli Isabella Iaselli
la Relazione della Commissione antimafia
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