San Marino. Zeppa esautora la commissione giustizia, Antonio Fabbri

San Marino. Zeppa esautora la commissione giustizia, Antonio Fabbri

Giustizia, l’opposizione attacca il presidente di Commissione Zeppa

Boschi, Selva e Renzi: ostacolato diritto di difesa con una decisione unilaterale e non legittima

Antonio Fabbri

Il presidente della Commissione affari di giustizia, Matteo Zeppa, esautora la Commissione dei suoi compiti, ne scavalca la competenze e la possibilità di assumere tramite il voto collegiale proprie determinazioni e decide in autonomia di negare la trasmissione di atti relativi alla procedura di reclutamento dei Commissari della legge – procedure che da regolamento devono essere trasparenti – a chi ne faceva richiesta per esercitare un proprio diritto di difesa e di azione nella opportuna sede giudiziaria.

La denuncia, in una conferenza stampa a distanza, arriva dai tre Commissari di opposizione, Luca Boschi e Vladimiro Selva di Libera e Nicola Renzi di Repubblica Futura. “E’ un fatto grave che ci ha sorpreso negativamente – dice Luca Boschi – il 25 febbraio scorso è stata inoltrata una richiesta di acceso agli atti realativa alla procedura di selezione di due Commissari della legge. Richiesta inviata ai Reggenti, che presiedono il Plenario, al dirigente del tribunale Canzio, e al presidente della Commissione affari di giustizia Zeppa. Il 4 marzo è stata convocata di urgenza una seduta della Commissione affari di giustizia con oggetto completamente diverso da questa richiesta.

In Commissione non è stata fatto minimamente riferimento a questa richiesta di accesso agli atti. Il giorno dopo 5 marzo – ricostruisce Boschi – abbiamo ricevuto invece dalla Segreteria Istituzionale una comunicazione nella quale, su disposizione del presidente Zeppa, ci veniva inol- trata una copia della richiesta di accesso agli atti e ci veniva comunicato che il presidente Zeppa, in maniera unilaterale e senza coinvolgere minimamente i membri della Commissione affari di giustizia informati solo successivamente, aveva rigettato questa richiesta di accesso agli atti. Per noi – rimarca Boschi – è un fatto molto grave, non tanto nel merito sul quale speriamo di poterci esprimere in una prossima commissione giusti- zia, quanto nel metodo perché secondo noi è inaudito e non è assolutamente collaborativo e trasparente che a una richiesta come questa, che in altre occasioni è stata fatta tante volte nella storia della Commissione giustizia, non sia comunicata dal presidente ai Commissari e addirittura il presidente decida in maniera unilaterale, e senza un minimo di confronto, di rigettare la richiesta”.

Rimarca i concetti Nicola Renzi: “Noi crediamo che in questo modo il presidente Zeppa sia venuto meno ad una prerogativa della Commissione: sulla richiesta di accesso agli atti doveva informare la Commissione. La Commissione avrebbe discusso e poi avrebbe preso una determinazione. Il presidente Zeppa non solo non lo ha fatto, ma non lo ha fatto addirittura dolosamente, dato che vi era una convocazio- ne della commissione nella quale avrebbe potuto comunicarlo e non lo ha fatto. Si è arroganto il diritto di decidere autono- mamente. Ricordate peraltro? Il presidente Zeppa è espressione di Rete, quelli che per la trasparenza avrebbero trasmesso anche le sedute del Congresso di Stato in streaming. Allora oggi noi non chiediamo lo streaming, tra l’altro abbiamo sempre detto fosse una sciocchezza, ma chiediamo che le Commissioni possano lavorare come devono: se ci sono delle decisioni da prendere le si prende insieme come c’è scritto nelle leggi.

E’ venuta meno la trasparenza. I Commissari di maggioranza e di opposizione sono stati completamente estromessi da qualunque possibilità di scegliere e siamo stati informati a cose fatte. Altra cosa gravissima: da diverse Commissioni affari di giustizia non si fa più nemmeno il Comma comunicazioni, nonostante lo abbiamo richiesto più volte, perché evidentemente non c’è nulla da comunicare. Bisogna arrivare, alzare la mano e votare cose che molto spesso sono portate con l’urgenza. Quindi convocazioni molto lacunose e fumose dalle quali non si capisce di che cosa si parlerà, convocate in urgenza. Non c’è modo di studiare le carte; si arriva lì e si alza la mano. Una cosa indecorosa”. Nicola Renzi rimarca anche la violazione del diritto alla difesa, di fatto per decisione politica: “E poi il diritto alla difesa dell’interessato. Se una persona vince o perde un concorso,ha diritto che tutti gli atti inerenti quella pratica siano trasparenti e debbano essere a quella persona accessibili, in modo che si possa valutare se quel procedimento è andato bene o male. Tanto più che il regolamento stilato dal dirigente Canzio dice chiaramente che la trasparenza degli atti e la possibilità di comprendere l’intellegibilità delle scelte fatte, sono un punto fondamentale dei processi selettivi. Non è possibile che il presidente della Commissione giustizia si arroghi il diritto di dire no a una persona che richiede l’accesso a degli atti importanti inerenti la discussione. E lo faccia senza consultare nessuno.

Il presidente della Commissione giustizia ci comunica che secondo lui, a sua valutazione, quello che è stato detto in Commissione affari di giustizia non ha nessuna attinenza con il processo di selezione. Assolutamente non è così. Perché la discussione che si è fatta nella Commissione affari di giustizia ha visto trattare cose molto importanti circa il processo selettivo. Che cosa possiamo fare? Possiamo oramai solamente dirlo alle persone che ci vogliono ascoltare: qua si sta andando avanti continuamente in spregio di ogni norma di buonsenso e di collaborazione. L’opposizione su queste vicende che ritiene gravi, ha chiesto la convocazione d’urgenza della Commissione stessa. Non se ne può più di scelte arbitrarie fatte nelle segrete stanze da una sola persona, con il presidente Zeppa che si arroga diritti che non sono i suoi”.

Rincara la dose Vladimiro Selva: “Un atteggiamento che con sempre maggior frequenza già dall’inizio legislatura è stato messo in atto: decidere al di fuori degli ambiti istituzionali e venire spesso e volentieri negli organi preposti con pacchetti già definiti rispetto ai quali non c’è stata alcuna possibilità di confronto, svilendo Plenario e Commissione affari di giustizia. In questo caso si è andati addirittura oltre, perché il presidente, non dimentichiamo che il nostro ordinamento vede la collegialità delle decisioni come fondamentale, da solo ha stabilito che un atto non è attinente a dei procedimenti e quindi di non concederne l’accesso. Allora, intanto vorremmo capire se questa valutazione del presidente è una sua valutazione personale fatta sulla base delle sue competenze o se si è avvalso di pareri dell’Avvocatura, per esempio. C’è evidentemente una mancanza quanto meno di rispetto, ma dal nostro punto di vista anche di legittimità di quella decisione”.

Selva rimarca come sia da un po’ che si violano i diritti dei membri della Commissione: “L’odg lo scrive il presidente, le comunicazioni che sono doverose non vengono inserite all’Odg, la decisione su quella richiesta è presa in autonomia: qusti sono comportamenti non democratici, non rispettosi di una trasparenza minima. Credo che il presidente debba assolutamente portare delle giustificazioni, chiarire questo suo comportamento ed essere conseguente qualora queste giustificazioni non siano adeguate”.

Non lo dice esplicitamente, ma adombra anche una possibile richiesta di dimissioni. “E’ evidente che in una Commissione come quella affari di giustizia, quello che sta succedendo è grave. C’è un presidente che o attua linee che gli dettano altri, o di sua iniziativa sbaglia. Però il risultato è che c’è una Commissione che, non so dove si decidano le cose, di certo non decide al suo interno. E quindi è espropriata dei poteri che la costituzione e il funzionamento democratico prevedono. Questa per noi è una situazione molto grave”.

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