Scadalo Bertolaso: Anemone e San Marino

Scadalo Bertolaso: Anemone e San Marino

Dal piccolo favore («…c’ha la macchina che non gli funziona… gliene facciamo dare una in sostituzione…») alla grande mazzetta da occultare a San Marino: secondo gli inquirenti di Perugia e e Firenze, l’imprenditore romano Diego Anemone, oggi scarcerato per scadenza dei termini di custodia cautelare, faceva di tutto per aggradare i pubblici funzionari che gli avrebbero procurato illecitamente appalti milionari.

Si spezzava in quattro pur di mantenere in vita quel «sistema gelatinoso» di cui egli stesso sarebbe stato l’elemento centrale. Il nome di Anemone ricorre in migliaia di pagine, centinaia di intercettazioni e verbali di interrogatori. L’imputazione principale, a Perugia, è quella di associazione per delinquere, finalizzata a commettere «una serie indeterminata di reati di corruzione, abuso di ufficio e riciclaggio». Di questa associazione, secondo i pm del capoluogo umbro attiva fin dal 1999, farebbero parte manager pubblici, costruttori e liberi professionisti, ciascuno con un proprio ruolo.

I pubblici ufficiali sono Angelo Balducci, Fabio De Santis, Claudio Rinaldi e Mauro Della Giovampaola (pure lui scarcerato oggi), i primi tre incaricati della gestione di tre Grandi eventi – i Mondiali di nuoto di Roma 2009, il G8 alla Maddalena e le celebrazioni per il 150/o anniversario dell’Unità d’Italia – e Della Giovampaola «operante all’interno della Struttura di missione» del G8 alla Maddalena. Gli imprenditori della “cricca”, per i pm di Perugia, sono invece l’intera famiglia Anemone – Diego, Daniele, Dino e Luciano – e Vanessa Pascucci, «soci di società tra loro collegate o costituite in consorzi beneficiarie di appalti concessi dalle suddette autorità». Il commercialista Stefano Gazzani e l’architetto Angelo Zampolini, infine, farebbero parte dell’associazione per delinquere «quali riciclatori del denaro provento dei delitti contro la pubblica amministrazione e quali soggetti intermediari per la dazione delle somme oggetto della corruzione».

Numerosi gli appalti che sarebbero stati illecitamente assegnati dai presunti pubblici ufficiali corrotti a società riferibili ad Anemone: la ristrutturazione dello stadio centrale del tennis del Foro italico, la realizzazione del Nuovo museo dello sport di Tor Vergata, il completamento dell’aeroporto perugino di Sant’Egidio, la realizzazione alla Maddalena di interventi riguardanti il Palazzo della conferenza e area delegati, l’Arsenale, l’area stampa e i servizi di supporto.

Appalti per decine di milioni di euro. Il prezzo della corruzione sarebbe consistito nelle più svariate “utilità” che il costruttore avrebbe procurato ai pubblici ufficiali: da telefoni cellulari a lavori di ristrutturazione nelle loro abitazioni, dalla messa a disposizione di auto alla fornitura di mobili, dall’assunzione di parenti ed amici nelle sue società a prestazioni sessuali.

Ma non mancano vere e proprie dazioni di denaro, come quelle che gli inquirenti ritengono di aver individuato in alcuni conti esteri riconducibili, in particolare, a Rinaldi e Balducci. È il caso di uno specifico fatto di corruzione compiuto tra il 2007 e il 2009, relativo ai lavori edilizi di ampliamento dell’ormai famoso Salaria Sport village, di proprietà della ‘Società sportiva romanà («riconducibile a Diego Anemone e Filippo Balducci»), nell’ambito del Grande evento Mondiali di nuoto di cui Balducci e Rinaldi sono stati commissari.

Secondo l’accusa le autorizzazioni per costruire sarebbero state concesse «in violazione della legge» e la Società sportiva romana avrebbe guadagnato dall’operazione qualcosa come 9 milioni di euro. In cambio, i pubblici ufficiali avrebbero ottenuto »denaro per una somma allo stato non determinata che veniva girata in conti esteri«, individuati in particolare a San Marino, in Lussemburgo e in Svizzera.

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