Simone Innocenti di Corriere della sera (Fiorentino): Segreto bancario, guai a San Marino per 1.000 toscani

Simone Innocenti di Corriere della sera (Fiorentino): Segreto bancario, guai a San Marino per 1.000 toscani

Corriere della sera FIRENZE
L’inchiesta. Nel mirino della Fianza

Segreto bancario, guai a San Marino per 1.000 toscani

Caduto il segreto bancario, 954 imprenditori e professionisti sotto inchiesta per evasione

I toscani sfuggiti al fisco e titolari di conti correnti a San Marino

Simone Innocenti

Segreti bancari e inchieste. Ci sono 954 toscani che sono sfuggiti al Fisco e che hanno portato di nascosto i soldi nelle banche di San Marino. La procura di Forlì ha infatti aperto una maxiinchiesta per evasione. E i finanzieri dello Scico di Roma, hanno nel mirino imprenditori e professionisti che negli anni dal 2009 al 2014 hanno effettuato movimentazioni finanziarie. Firenze. Ci sono 954 toscani che sono sfuggiti al Fisco e che hanno portato di nascosto i soldi nelle banche di San Marino. La procura di Forlì ha infatti aperto una maxi-inchiesta per evasione. E i finanzieri dello Scico di Roma, hanno messo sotto la lente di ingrandimento zione oltre 58.000 persone (di cui 27 mila italiani) che negli anni dal 2009 al 2014 hanno effettuato movimentazioni finanziarie tra l’ Italia e San Marino per oltre 33 miliardi di euro. Tra di loro ci sono, per l’appunto, 954 tra imprenditori, artigiani, liberi professionisti. Nella lista stilata dai finanzieri sono 282 gli imprenditori che vivono a Firenze mentre 259 quelli che abitano ad Arezzo. Le posizioni analizzate degli imprenditori che vivono a Grosseto sono invece 38. Sono invece 25 gli imprenditori che vivono a Livorno, 65 a Lucca, 22 a Massa Carrara, 69 a Pisa, 88 a Pistoia, 61 a Prato e 22 a Siena.

In buona sostanza come sono arrivati i finanzieri ad identificare questi toscani, tra i quali — secondo le prime verifiche — non sembra esserci nessun politico? In pratica sono state acquisite oltre sei milioni di «scritture» all’interno delle banche e sono stati incrociati numeri con le banche dati delle Fiamme Gialle. E ora gli investigatori stanno cercando di fare luce su questi nominativi che potrebbero aver commesso i reati di evasione, frode fiscale o riciclaggio.
L’indagine, nata sette anni fa da una costola di un’altra inchiesta, va avanti spedita. Anche perché a oggi sono cambiate molte regole. Regole di cui forse molti dei soggetti che non hanno smesso di trasferire soldi facendo forza su un meccanismo banale: un regime di maggior protezione da parte dello stato di San Marino. Ma rispetto ad alcuni anni fa ci sono state nuove convenzioni fra Italia e San Marino rispetto allo scambio di dati bancari e le rogatorie sugli accertamenti fiscali hanno un iter meno complicato.
Fino al 30 settembre prossimo — dicono Finanza e Procura — la legge del 2104 sulla collaborazione volontaria prevede «infatti la possibilità di regolarizzare la propria posizione dichiarando il trasferimento all’estero di capitali ed eventualmente facendoli rientrare pagando una cifra (dal 30 al 40% del valore dei soldi)», spiegano gli inquirenti.
I toscani identificati saranno altrimenti chiamati a dare una spiegazione: le transazioni riguardano banalmente trasferimenti di capitale all’estero per beneficiare di migliori tassi di interesse offerti dalle banche sammarinesi oppure c’è qualcosa di diverso?
Nelle prossime settimane le Procure della Toscana potrebbero avere un lavoro da fare. In questo senso la Procura di Firenze e quella di Siena sono già state «sensibilizzate» dai magistrati della Procura di Forlì. Di sicuro a San Marino questa inchiesta non fa piacere.
«Si rileva un’evidente forma di aggressione verso il sistema sammarinese con riferimento a dati che non possono corrispondere alla realtà delle cose, sia in relazione ai volumi che ai soggetti interessati, in particolare quelli residenti che per quanto riportato corrispondono alla quasi totalità della popolazione», hanno dichiarato i Segretari di Stato agli Affari Esteri, Pasquale Valentini, e alle Finanze, Gian Carlo Capicchioni, che hanno indirizzato, rispettivamente ai Ministri italiani agli Affari Esteri e alle Finanze, due distinte lettere nelle quali esprimono «il proprio disappunto».

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