Mentre tutti erano presi a contestare il provvedimento sugli “immobili a chiunque”, ne è passato un altro nel silenzio quasi assoluto, di gran lunga più temibile e rischioso, ovvero quello per la creazione di un istituto finanziario pubblico che possa operare con gli strumento tipici di un fondo sovrano o di una investment bank privata.
Ma di che cosa stiamo parlando? Nella quasi totalità dei casi questi istituti finanziari sono creati per gestire il surplus di bilancio generato da entrate riguardanti per lo più la vendita di materie prime, una liquidità che nel caso sammarinese non esiste, avendo il nostro Stato un notevole deficit di bilancio, ragione per cui come dote capitale il fondo sammarinese avrà “immobili, diritti, marchi, beni mobili, e opere d’arte”. Il che vuol dire che se per i fondi esteri il rischio è solamente quello di un mancato guadagno, nel nostro caso riguarda invece parte del patrimonio pubblico.
Vogliamo poi rivolgerci a quei consiglieri che si sono opposti al provvedimento sugli “immobili a chiunque”, adducendo alla possibilità che le operazioni di compravendita non siano esenti dal rischio di riciclaggio: con la creazione di questo istituto questo rischio aumenterebbe, in quanto, come recita l’odg approvato, l’ente “opererà sostanzialmente in maniera simile ad una investment bank privata” e “non sarà un soggetto vigilato ai sensi della normativa bancaria”.
Occorre aggiungere che per la gestione di un istituto di questo tipo sarebbe necessario dotarsi di una figura professionale di provate capacità gestionale e questo oltre che molto costoso è anche rischioso, perché solitamente i pochi soggetti in grado di svolgere questo tipo di attività operano anche come consulenti di tanti portafogli individuali, per cui nessuno potrebbe escludere l’utilizzo di informazioni privilegiate a proprio favore o di soggetti terzi, a discapito dell’istituto sammarinese.
Avventurare San Marino nel mondo della finanza speculativa, ormai chiaramente al collasso, sarebbe un vero azzardo che potrebbe tradursi in un ulteriore allargamento del debito pubblico. Pertanto chiediamo che tale iniziativa venga messa da parte, in ragione di una reale volontà di cambiamento, partendo per esempio dal taglio degli sprechi gestionali, che nonostante le molte promesse, continuano a pesare in maniera importante sulla spesa pubblica.
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