Sinistra Unita: legge sviluppo o delle residenze con vendita immobili

Sinistra Unita: legge sviluppo o delle residenze con vendita immobili

Difendere un sistema di concessione a maglie strette delle residenze quando in Europa si parla di diritti di cittadinanza sovranazionali potrebbe sembrare una posizione fuori dalla storia. Ci riferiamo all’articolo 16 delle Legge sullo Sviluppo il quale prevede il rilascio della residenza con regime semplificato a tutta una serie di figure legate a progetti imprenditoriali destinati a stabilirsi in territorio, e verso il quale Sinistra Unità ha espresso la sua contrarietà.
Una contrarietà che non ha niente a che fare con la conservazione come qualcuno – lui sì conservatore per cultura e per opportunismo – ha cercato di fare credere, ma che ha a che fare invece con le specificità del nostro piccolo Stato e con le esperienze del recente passato. Sono innumerevoli, infatti, i casi in cui queste scorciatoie al riconoscimento della residenza hanno fatto sì che potessero farsi largo in casa nostra personaggi il cui unico interesse è stato quello di sfruttare i vantaggi che gli si offrivano senza dare niente in cambio. Capiamo l’esigenza in questa fase di garantire le migliori condizioni a chi abbia interesse a investire nel nostro territorio, e per questo ci siamo dichiarati a favore della procedura semplificata per gli imprenditori e i loro familiari. Altra cosa però è aprire indiscriminatamente a un numero imprecisato di dirigenti, tecnici e ricercatori, assieme ai componenti delle rispettive famiglie. Numeri potenzialmente crescenti che in poco tempo potrebbero andare a costituire un gravoso onere per lo Stato, ad esempio in termini di spese sanitarie e previdenziali, contribuzioni come gli assegni di studio, accesso alle graduatorie pubbliche. In gioco c’è la sostenibilità della spesa pubblica e preoccupanti rischi per la tenuta del nostro stato sociale e ci sono sembrate debolissime le tesi a favore del provvedimento anche quando hanno invocato il successo delle 1.200 residenze fittizie che il governo si appresta a revocare. La revoca delle residenze fasulle è un atto di normalizzazione necessario per ristabilire il rispetto della legge e le relazioni con l’Italia, che ovviamente non intende più tollerare l’inazione sammarinese nei confronti degli evasori italiani che stabiliscono la propria residenza fiscale nel nostro territorio senza viverci realmente. Ma per quanto riguarda gli oneri a carico della collettività è chiaro per tutti come una residenza fittizia, proprio perché tale, ricada sullo Stato con un peso estremamente minore di quello di un residente effettivo. Non è tutto qua. Secondo la “Legge in materia di sostegno allo sviluppo economico” approvata venerdì scorso in Consiglio Grande e Generale, tutti coloro che avranno i requisiti per ottenere la residenza potranno avere anche il beneficio di acquistare e intestarsi beni immobili, come abitazioni e strutture industriali/commerciali. Non abbiamo niente in contrario nell’acquisto di immobili da parte di imprenditori seri e con finalità nobili come creare occupazione e ricchezza, integrandosi nel nostro Territorio, ma non possiamo accettare che figure come dirigenti, tecnici, ricercatori e i loro familiari,  possano beneficiare di tale possibilità per i motivi sopra elencati. Una cosa è certa, facendo due più due, il dubbio che questo provvedimento possa servire a favorire i grandi costruttori nella vendita di immobili, scaricando sulle spalle dello Stato ulteriori oneri derivanti dalla speculazione selvaggia, diventa più che legittimo.

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