Sole 24 Ore
La lista grigia si assottiglia
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La bi ack list è vuota e la lista grigia Ocse sta dimagrendo progressivamente. Questa la nuova fotografia della cooperazione fiscale internazionale scattata dall’Ocse, a più di un anno dall’ultima rilevazione, nel corso del quale la geografia della disponibilità ad aprire canali informativi alle amministrazioni fiscali appare molto cambiata.
L’Ocse ha comunicato in una nota di aver aggiornato le liste di comportamento sui paesi in base alla cooperazione fiscale internazionale offerta, lasciando nella cosiddetta lista grigia solo quattordici giurisdizioni. Nessun paese figura pi invece nella lista nera mentre nel prece dente aggiornamento, datato 2 aprile 2009, ne figuravano invece quattro.
Anche paesi come Svizzera e San Marino, ma anche Principatodi Monaco, Isole Cayman e Bermuda, figurano, in base alle regole Ocse, tra i settantaquattro Paesi che hanno «sostanzialmente applicato» gli standard internazionali sulla cooperazione fiscale.
In una nota diffusa ieri l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo con sede a Parigi, sottolinea che «da aprile 2009 sono stati firmati oltre 500 accordi bilaterali per gli scambi delle informazioni fiscali, con 28 Paesi che hanno raggiunto quelli che rispettano gli standard internazionali» in materia fiscale. Gli ultimi due Paesi promossi sono Brasile e Indonesia.
Nella cosiddetta lista grigia, nella quale ci sono i paesi che secondo l’Ocse hanno sottoscritto accordi di rispetto degli standard fiscali ma non li hanno finora «sostanzialmente» applicati, e che dunque vengono denominati nel documento «paradisi fiscali» o «centri finanziari», figura- no Belize, Isole Cook, Liberia, Isole Marshàll, Montserrat, Nauru, Niue, Panama, Vanatu, Brunei, Costa Rica, Guatemala, Filippine e Uruguay.
La nuova rilevazione dell’Ocse non avrà comunque alcun effetto diretto sulla legislazione italiana, che decide autonomamente sulla base di proprie valutazioni, solo in parte influenzate dall’osservatorio internazionale.
Sono infatti ancor oggi più diventi le norme fiscali nazionali che mirano a ostacolare i rapporti fra i residenti in Italia e i soggetti residenti o localizzati in paesi a bassa fiscalità o in paesi che non concedono un adeguato scambio d’informazioni. Si tratta, per lo più, di disposizioni che fanno uso delle varie black list redatte nel tempo con una serie di decreti ministeriali.