Sole 24 Ore, Marco Mobili, Intervista a Cosimo D’Arrigo – Il fisco migliora gli incassi – D’Arrigo: con 1.660 ispezioni abbatteremo l’evasione estera

Sole 24 Ore, Marco Mobili, Intervista a Cosimo D’Arrigo – Il fisco migliora gli incassi – D’Arrigo: con 1.660 ispezioni abbatteremo l’evasione estera

Sole 24 Ore
Intervista a Cosimo D’Arrigo – Il fisco migliora gli incassi – D’Arrigo: con 1.660 ispezioni abbatteremo l’evasione estera
Marco Mobili
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La Guardia di Finanza rafforza l’attività di contrasto dell’evasione fiscale e dei trasferimenti di capitali all’estero, mentre la riscossione recupera 1,5 miliardi di euro dai grandi debitori dello stato (imprese e cittadini con “sospesi” superiori ai 500mila euro). E in un’intervista al Sole 240re il comandante generale della GdF spiega che in questo momento sono in corso 1.660 tra verifìche e indagini di polizia tributaria su investimenti all’estero non dichiarati o residenze fittizie utilizzate da società e persone per sfuggire al fisco italiano.

Annunciato anche un nuovo piano di contrasto alle frodi Iva con la Repubblica di San Marino. «E’ impensabile avere un paradiso fiscale inglobato in un sistema produttivo senza far nulla per contrastarlo», dice D’Arrigo parlando dei 500 nuovi controlli mirati che verranno effettuati quest’anno. Il Titano è in cima alla lista nera, con 791 fenomeni evasivi contro i 650 della Svizzera e i 118 dell’Austria.

Un attacco frontale alle finte imprese che operano nella repubblica del Titano, fatto di indagini di polizia giudiziaria, verifiche fiscali, analisi delle transazioni commerciali. Cinquecento interventi mirati in tutt’ltalia. Così il Comandante generale della Guardia di Finanza, Cosimo D’Arrigo, spiega al Sole 24 Ore la nuova offensiva contro l’evasione fiscale internazionale, sottolineando come sia impensabile avere un paradiso fiscale inglobato in un sistema produttivo senza poter far nulla per contrastarlo. Non c’è nulla di personale; nessun accanimento. E il nostro lavoro. Lo stesso ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha più volte sottolineato che lo svuotamento dei paradisi fiscali deve essere accompagnato da un’azione di contrasto molto forte e determinata. Lo scudo è l’altra faccia di una stessa medaglia.

L’operazione Slovenia della scorsa settimana e ora San Marino. Si vuole mettere pressione per le adesioni allo scudo o fanno parte di una strategia di più ampio respiro?

Abbiamo concertato diversi piani operativi con le Entrate, alcuni dei quali già intrapresi negli ultimi mesi, come i controlli degli intermediari finanziari di confine (Svizzera, Austria e ora Slovenia) che hanno pi stringenti collegamenti con i paradisi fiscali. Abbiamo in corso circa 1.650 fra verifiche, indagini di polizia giudiziaria e altre investigazioni su casi di trasferimenti di capitali e investimenti all’estero non dichiarati, esterovestizioni di persone fisiche e società, riciclaggio di proventi da evasione in paradisi fiscali. Non c’è solo San Marino.

Con quali esiti?

Confortanti. Qualche bel gol nell’ultimo periodo lo abbiamo messo a segno anche noi. Con un gioco di squadra che ha visto coinvolti tutti: il terzo reparto operazioni che ha dettato gli schemi con un nuovo testo unico delle verifiche; i nuclei speciali, su cui abbiamo investito molto in formazione e strutture informatiche. Un nucleo di pensatori che grazie alla loro fantasia e alle intuizioni nell’osservare il mondo produttivo ha messo a punto progetti di indagine finalizzati su determinati obiettivi; i reparti sul territorio hanno fatto il resto, come detto segnando anche qualche bel gol.

Quali i paesi maggiormente coinvolti?

A oggi registriamo 650 fenomeni evasivi che interessano la Svizzera, 791 San Marino, 118 l’Austria, 23 il Liechtenstein, 20 il Principato di Monaco, 23 il Lussemburgo, i restanti il Regno Unito, la Slovenia, il Portogallo e l’Olanda. In questo quadro sono compresi gli sviluppi investigativi su soggetti sospettati di avere nascosto all’estero ingenti capitali.

Nomi di spicco?

I nomi sono a noi noti e contenuti esclusivamente nelle diverse liste che i nostri reparti hanno acquisito negli ultimi mesi grazie all’azione di intelligence.

Ma è davvero sufficiente solo una buona azione di intelligence?

È la la base da cui partire. Poi occorrono gli strumenti giuridici di cui ciha ora dotato il legislatore. Molto importante, ad esempio, la presunzione legale introdotta dall’articolo 12 del decreto anti-crisi dell’estate scorsa, quello dello scudo fiscale (Dl 78/09): gli investimenti e le attività dinatura finanziaria detenute nei paradisi fiscali in violazione delle norme sul monitoraggio fiscale si presumono costituite ai soli fini fiscali, salva prova contraria, mediante redditi sottratti a tassazione.

L’avete già utilizzata o è ancora tutto sulla carta?

Ad oggi sono circa 30 i casi in cui la presunzione è stata già applicata dai nostri reparti, con proposte di recupero a tassazione che al momento si aggirano sui 40 milioni di euro. Ma è solo l’inizio.

Sul fronte delle indagini finanziarie e dell’euroritenuta?

Gli accertamenti sui conti rappresentano una base informativa molto utile per l’analisi di rischio volta all’individuazione di casi di evasione internazionale. Le comunicazioni dei movimenti di capitale verso l’estero che gli intermediari finanziari devono inoltrare all’anagrafe tributaria rappresentano un’ottima fonte di innesco per l’azione di recupero. Per quanto riguarda l’Euroritenuta, al di là della valutazione politica che certamente non mi compete, sul piano operativo non c’è ombra di dubbio che a questo meccanismo prediligiamo lo scambio di informazioni sui capitali detenuti all’estero.

Si parla in questi giorni di una modifica normativa che consentirebbe alla Guardia di finanza di avere per la prima volta un comandante generale interno. Che ne pensa lei che viene dall’esercito?

Si tratta di una scelta che spetta al Parlamento. Sul piano personale, trovo pienamente legittimo che la Guardia di finanza possa, al pari delle Forze Armate e dell’Arma dei carabinieri, avere un proprio comandante. Di questa aspirazione, che mi è stata manifestata dai comandanti del Corpo e dalla stessa base, ho ritenuto fosse mio dovere istituzionale non delegabile ad alcuno renderne partecipe il ministro dell’Economia e delle Finanze. In fondo i precedenti tentativi sono sempre naufragati perché l’istanza partiva da altri soggetti. Io solo, come comandante generale, proveniente dall’esercito, sono neutrale e di fatto garante di questa richiesta. In due anni e mezzo ho imparato ad apprezzare l’efficienza di questa organizzazione e trovo sicuramente positivo che, nell’individuarne il comandante, il governo possa già nel prossimo futuro contare anche sugli ufficiali della Guardia di finanza.

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