Stefano Ercolani su La Tribuna Sammarinese: Non è il sangue il carburante che serve al Paese per riavviare il motore della crescita

Stefano Ercolani su La Tribuna Sammarinese: Non è il sangue il carburante che serve al Paese per riavviare il motore della crescita

La Tribuna Sammarinese
 
San Marino. Non è il sangue il carburante che serve al Paese per riavviare il motore della crescita. Di Stefano Ercolani (Asset Banca)
Stefano Ercolani   
Pubblicato da Redazione La Tribuna marzo 15, 2016 Vitamina C, |, ~
 
Si fa impresa anche e soprattutto per creare valori. E spiace constatare che essi vengano messi continuamente in discussione da stereotipi vagamente moraleggianti. Come possono gli atti ‘secretati’ di un processo diventare oggetto di un libro pubblicizzato dal suo editore come il volume che tutti i sammarinesi dovrebbero leggere? Ne proporrei un altro di altra statura, quello scritto da Cesare Pavese dal titolo ‘Lavorare stanca’, questo sì di interesse della collettività tutta. Esso fa prendere coscienza dell’utilità del lavoro e di chi ogni giorno si impegna per far sì che quel lavoro non venga distrutto. Lavorare stanca  perché costa fatica e talvolta anche sofferenza ma chi si trova disoccupato o immobilizzato sente come una ferita nell’animo per non poter fare quello per cui la natura stessa lo ha creato. Eppure non c’è rispetto alcuno per il lavoro, per l’impegno, per la fatica di coloro  che provano a dare il massimo per restituire valore aggiunto al Paese nel quale operano con serietà ed onestà. C’è invece un’importante bulimia editoriale cui corrisponde un’anoressia di valori e di rispetto per la privacy altrui. Non è tollerabile che vengano estrapolate frasi da un contesto più ampio, dando loro un significato diverso e strumentale. Le intercettazioni rappresentano uno strumento utile e formidabile nelle indagini, ma vanno lette da personale qualificato e inquadrate in fatti ben definiti. Spesso invece c’è chi con l’arte del copia incolla, riesce a dare un senso a quelle stesse frasi completamente diverso e utile alla propria tesi. E allora è inevitabile domandarsi il perché e a chi possa giovare un tale accanimento. Un giornalista del resto dovrebbe farsi un punto d’onore nel cercare di avere sempre e comunque una cognizione certa delle cose. Dovrebbe ascoltare le ragioni della controparte. E’ già stato detto da più persone: la trasparenza sulle forme di finanziamento ai giornali è essenziale. Solo in questa maniera si può comprendere se vi siano interessi di bottega dietro talune prese di posizione.
Il lettore ha diritto di conoscere chi o cosa sta dietro il prodotto editoriale per il quale spende i propri quattrini. Nonostante certi concetti siano a mio parere, o dovrebbero essere, normali e ovvi, mi capita di pormi delle domande. Risposte ne sono arrivate puntuali ieri mattina, dall’appuntamento dei giornalisti a Fiorentino, dove personaggi ben più autorevoli di me in materia, hanno espresso concetti condivisibili. Ciò mi rinfranca, perché significa che si può e si deve fare buon giornalismo. E che per colpa di pochi, non può andarci di mezzo una intera, seria categoria, fondamentale per la democrazia. Saggezza invita a portar pazienza ed esser refrattari al biasimo altrui. E tuttavia parlare di cambiamento quando il pensiero di qualcuno, veicolato per il mezzo dei media, continua a restare ingabbiato nella logica del ‘mors tua vita mea’ non fa ben sperare per il futuro della Repubblica. I cittadini del resto sanno che il sangue non è il carburante che serve al Paese per riprendere a crescere, esso al contrario potrebbe rischiare di inceppare i meccanismi del motore appena riavviato.

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