Stefano Muccioli di Il Resto del Carlino Rimini. Gnassi: ‘Dopo 50 anni di successi il modello Rimini va cambiato’

Stefano Muccioli di Il Resto del Carlino Rimini. Gnassi: ‘Dopo 50 anni di successi il modello Rimini va cambiato’

Il Resto del Carlino Rimini (di ieri)

Gnassi: «Dopo 50 anni di successi il modello Rimini va cambiato»

Forti investimenti pubblici per rinnovare la nostra offerta turistica

Stefano Muccioli

Andrea  Gnassi, partiamo dal Ferragosto: è pur sempre la grande festa della Rimini balneare.

«Il clou dell’estate nella località top delle vacanze degli italiani. Oggi e da sempre. Nessuno ha mai fatto un calcolo preciso, ma due conti alla buona ci dicono che in oltre 50 anni almeno 30 milioni di italiani hanno passato in Ferragosto sulla Riviera romagnola. Siamo in un rapporto che sfiora 1 su 1».
Eppure in tanti sostengono che Rimini e la Riviera non vanno più di moda.
«Cito il Silvano Cardellini di ‘Una botta d’orgoglio’: ‘Tutti stanno tutti lì a litigare su tutto, immaginando ogni volta che Rimini sia in crisi, avviata al tramonto. Noi dobbiamo sempre essere in crisi per qualcosa. Fosse vero saremmo scomparsi da un pezzo’. Questo per dire che Rimini resta e si alimenta da decenni anche delle critiche. Ma questo non va frainteso nel messaggio ‘andiamo avanti così’. Infatti stiamo cambiando».
Anche se luglio ha risollevato la stagione, il primo semestre del turismo è stato negativo.
«Faccio due valutazioni. La prima: nonostante per la statistica Rimini sia l’unica località in Riviera ad assommare dati positivi, credo sia il momento di pensare a strumenti di valutazione più attenti al dato qualitativo che numerico. E’ peggio una presenza in meno o una capacità di spesa pro capite inferiore?».
Continui.
«La seconda valutazione è strutturale. Il modello Rimini procede da oltre mezzo secolo più o meno inalterato. Questo primo ciclo dello sviluppo dovrà per forza lasciare spazio a un secondo nei prossimi anni. Come Italia dobbiamo tornare a essere concorrenziali sul piano internazionale e per farlo occorre innovare. Lo stiamo facendo a Rimini».
Come?
«Nel giro di due anni finiremo i cantieri per teatro, Casa del Cinema, piazza sull’acqua al ponte di Tiberio e piazza Malatesta; saremo in fase avanzatissima nella rigenerazione del sistema fognario; apriremo i lavori per i primi tratti del Parco del Mare. Vogliamo uscire davvero dal modello esclusivo del tutto solo spiaggia/ cabine, vecchio modello ‘teutonen grill’, armonizzando l’innovazione del prodotto strategico ‘mare’ con quello artistico e culturale, abbattendo il muro tra ‘città dei residenti’ e ‘città del turisti’. Serve anche una profonda rivisitazione del ruolo dell’Ente pubblico rispetto al modello originale».
In che senso?
«La fortuna del modello riminese prevedeva un ruolo del pubblico limitato al ‘non dare fastidio’, al ‘lasciare fare’. Ciò ha portato a ‘distrazioni’ sull’ ammodernamento infrastrutturale. Ora in questo momento nazionale di difficoltà economica, occorre una spinta forte dell’Ente pubblico, soprattutto sul fronte di investimenti. E lavorare poi, privato e pubblico insieme, per una visione strategica che offra al privato contesto e opportunità per investire».
Le tasse per tante aziende restano un incubo.
«La pressione verso le imprese italiane è tra le più alte in Europa. Un problema vero, ma non esaustivo, del discorso. Sino agli anni Ottanta la redditività d’impresa nel turismo era altissima, a fronte di tasse più contenute, ma questo enorme cash flow non ha prodotto investimenti per migliorare e ammodernare il prodotto. Ci vuole sì attenzione alle tasse, ma anche una cornice per permettere ai privati di investire sul prodotto e non accontentarsi della rendita».
Voi cosa farete?
«Il Parco del Mare è questa occasione. Non solo: entro l’anno presenteremo un ‘pacchetto alle imprese’ in cui accanto a una tastiera di agevolazioni tributarie per chi ha un’azienda, sbloccheremo vecchie partite legate agli ampliamenti aziendali. Si aprirà anche la sburocratizzazione applicata ai nuovi strumenti urbanistici.
La Rimini Calcio è finita in Eccellenza che, a differenza del nome della serie, è il punto più basso della sua storia.
«Si riparte da un progetto sulla carta serio, fondato sul presupposto che ‘un altro calcio è possibile’. Un calcio senza debiti in un settore che ha visto negli ultimi cinque anni fallire 150 società professionistiche. La sfida della nuova Rimini Calcio è questa e a tutti spetta un pezzetto di compito per farla funzionare».

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