Stefano Venturini, non è prestanome di nessuno

Stefano Venturini, non è prestanome di nessuno

In questi giorni ho appreso con
amara e dolorosa sorpresa che,
con sconcertanti e impacciate
“espressioni” qualcuno potrebbe
aver fatto illazioni gratuite ed ignobili
dietro al mio nome e ciò solo
perché, grazie alle mie fatiche ed
alle mie risorse, ho avuto l’occasione
di investire in una limitata
percentuale del capitale sociale di
una Banca sammarinese. In particolare
si sarebbe insinuato che
altri investitori sarebbero dietro di
me. Beh, devo dire che io rappresento
esclusivamente me stesso e
che il mio nome è una delle cose
più preziose che possiedo ed anche
per questo non l’ho nascosto
dietro fiduciarie nostrane o paesi
esotici ma ho voluto che fosse
scritto nero su bianco sui libri della
banca, con il pieno diritto ed orgoglio
di chi ha lavorato sodo per
avere qualcosa, anche se proprio
l’incarico professionale in quella
banca ha dato poi origine alle mie
vicissitudini portando addirittura
alla estrema restrizione della mia
libertà personale; atto di cui ancor
oggi non riesco a farmene una
ragione.
In questi anni difficili per me e per
la Repubblica ho sempre creduto
nel valore del silenzio. Di fronte
agli attacchi feroci e strumentali,
alla sofferenza estrema mia e
della mia famiglia, al dolore di vedere
infangata la mia reputazione
ho sempre pensato di mantenere
un silenzio dignitoso e composto,
per meglio difendermi nelle sedi
opportune, ritenendo di averne
piena facoltà poiché convinto di
aver agito sempre nel rispetto
delle regole e convenzioni del mio
paese. Ma quando sento il mio
nome usato per meschini interessi
di bottega e lo vedo associato ad
insinuazioni gratuite e strumentali,
la rabbia di chi è costretto a vivere
in uno Stato che non è in grado
di difendere i suoi cittadini, si
trasforma in sgomento nel vedere
con quanta leggerezza alcuni dei
suoi esponenti, per fini esclusivamente
politici, giocano sulla pelle
di alcune persone e scavano le
ferite ancora aperte derivanti da
alcune incredibili vicende personali,
che sono probabilmente più
conseguenza di un sistema malato
e della necessità di trovare capri
espiatori, che di vere e proprie colpe
di singoli individui. Per questo
mi trovo costretto a fare quello che
non avrei mai voluto fare: gridare
la mia rabbia e spiegare le ragioni
della mia costernazione di fronte a
ciò che accade nel mio Paese.
Il 5 gennaio 2008 ho subìto un
arresto “cautelativo” (per cautelare
cosa devo ancora capirlo) che per
le modalità con cui è stato eseguito
mi è sembrato molto simile
ad un rapimento e senza che ne
potessi comprendere a fondo le
motivazioni.
Ho provato il forte dolore della
limitazione della libertà personale
(anche se in confronto ad altri
per un periodo fortunatamente
limitato). Due cose mi hanno dato
forza in quella condizione di costrizione
estrema: la mia famiglia e la
lettura dei capi di accusa dai quali
ho avuta immediata comprensione
che il mio arresto non fosse giustificabile
dalla mia condotta, ma
solo da un attacco a tutto il nostro
sistema di leggi e convenzioni
internazionali. La mia battaglia
dunque, era la stessa che avrebbe
dovuto affrontare tutto lo stato di
San Marino.
Ma ciò che io e molti altri avevamo
immediatamente compreso,
evidentemente non era forse alla
portata di alcune persone che
rappresentano le nostre istituzioni,
che hanno considerato il caso in
questione come si trattasse di un
corpo canceroso, estraneo alla
realtà del paese o che hanno
preferito volutamente considerarlo
tale per una semplificazione
dei problemi o per stupido gioco
politico, senza capire che la difesa
o per lo meno la solidarietà nei
confronti dei cittadini coinvolti
in quella vicenda sarebbe stata
probabilmente una difesa per lo
stesso Stato, le sue leggi e le sue
prerogative di sovranità.
Oggi che purtroppo i fatti confermano
quando appena asserito,
poiché le stesse accuse rivolte
allora dalla magistratura italiana
stanno mettendo in ginocchio tutto
il paese, coinvolgendo i suoi istituti
più rappresentativi con analoghi
discutibili capi di imputazione, è
probabilmente troppo tardi per
tentare qualunque difesa della
nostra sovranità di Stato e delle
nostre leggi.
Lo stato di San Marino ha avuto
poco da ridire sul modo in cui possono
venire arrestati i suoi cittadini
e poco ha avuto da ridire sulle
diverse accuse rivolte prima ad
alcune persone per presunti comportamenti
illeciti, e poi all’intero
sistema sammarinese; accuse che
probabilmente in numerosi casi
potevano essere smontate o almeno
contestate alla luce delle leggi
e convenzioni internazionali di San
Marino attualmente in vigore. Dire
oggi che le nostre regole e convenzioni
internazionali non sono
più adeguate e bisogna cambiarle
è giusto, anzi sono del parere che
andassero cambiate molto prima,
ma questo non significa che chi
in passato le ha seguite sia un
fuorilegge.
Ho accolto con compostezza e
distacco questo scempio della
ragione, questa devastazione del
buon senso così come si accetta
una sventura che può riservarci la
nostra condizione umana;
ho assistito in silenzio alla scientifica
demolizione di ogni nostra
prerogativa di Stato sovrano,
perpetrata da un Paese che si
riteneva amico, ma che probabilmente
aveva superato ogni livello
si sopportazione nei confronti di un
Paese abituato oltre misura dalla
propria classe dirigente a non
ascoltare alcun richiamo in sede
istituzionale;
ho visto con compassione penosi
branchi di vecchi lupi nostrani avidi
e feroci gettare in fretta alle ortiche
la loro pelle sporca di fango per
indossare quella poco credibile di
immacolati agnelli sacrificali;
ho sentito con orecchie ormai
pronte a tutto alcuni uomini di Stato
e pezzi delle istituzioni di ogni
ordine e grado pronti a qualsiasi
condizione di resa, con una cedevolezza
propria solo di chi ha una
coda facilmente infiammabile.
Ma, devo ammetterlo: non ero
pronto anche a vedere il mio nome
usato a fini strumentali e fatto
oggetto di faide personali proprio
da chi dovrebbe avere a cuore
l’interesse del Paese e dei suoi
cittadini e che invece ha abbandonato
l’uno e gli altri al loro destino.
Non chiedo né aiuto né difesa al
mio Paese, ma confido solo nel
buon senso dei suoi rappresentanti
affinché qualunque persona
che, come me, abbia pagato un
prezzo umanamente altissimo,
anche a causa di negligenze di chi
ha governato San Marino sino ad
oggi, sia almeno rispettata dalle
sue istituzioni e dagli uomini che
dovrebbero rappresentarle, poiché
se così non fosse tali persone non
sarebbero degne di rappresentare
nemmeno loro stesse.

Stefano Venturini

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