(DIRE) San Marino, 30 giu. – Dietro alla scissione del ramo
socialista di San Marino “non c’e’ una motivazione politica “. Di
questo, Paride Andreoli e compagnia dovranno rendere conto ai
propri elettori. Fiorenzo Stolfi, leader Psd destinato a
raccogliere i cocci lasciati dalla scissione guidata dall’ex
segretario, commenta cosi’ le dimissioni dei 35 esuli dal
direttivo, tra cui 8 parlamentari. Tra quelli che restano, in via
Ordelaffi, “non c’e’ risentimento, solo dispiacere- chiarisce il
consigliere- perche’ si butta a mare un progetto politico su cui
abbiamo lavorato e che resta valido”. Parole che lasciano
intendere la voglia di proseguire nel ruolo di capofila
dell’opposizione. Stolfi usa toni pacati, ma parole forti per
giudicare gli oramai ex compagni: “Di fronte a progetti
importanti non ci sono state persone altrettanto importanti”.
E ancora: “Non condividiamo la moda del partito personale-
prosegue- non siamo su questa linea”. Ma soprattutto Stolfi, tra
i socialisti che hanno condotto e difeso l’unificazione del Psd,
richiama gli scissionisti al rispetto degli impegni presi con gli
elettori: spaccare il partito “e’ una responsabilita’ che pesa e
a qualcuno dovranno spiegarlo”. E precisa: “Non c’e’ una
motivazione politica dietro alla loro scelta”. A dimostrazione,
il fatto che il documento contenente le richieste degli
scissionisti, ovvero l’odg Celli presentato al direttivo, “e’
stato ritirato per paura che fosse approvato”, manda a dire il
consigliere.
Nella prossima sessione consiliare, nei seggi del partito che
ha perso di fatto il titolo di maggioranza relativa, resteranno
dieci consiglieri. L’ultimo rimpianto di Stolfi: “Noi ci siamo
sempre mossi verso l’unificazione” che aveva portato come
risultato “un terzo del Consiglio dello stesso colore”, ovvero 20
seggi su 60.
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