Sulla liberalizzazione delle licenze. Augusto Michelotti

Sulla liberalizzazione delle licenze. Augusto Michelotti

Vorrei dire la mia


Si legge in questi giorni dell’apertura delle frontiere e liberalizzazione del mercato delle licenze a chiunque ne faccia domanda venga esso da Roma o Milano (Arcore compreso), da Mosca o Varsavia, oppure dall’asse Londra-Parigi-Berlino.

Sinceramente la cosa mi spaventa, non tanto in prospettiva di un allargamento della base economica nel giro di capitali che contribuirebbero a rimettere in piedi un settore asfittico ora in netto regresso, quanto per il rischio decisamente concreto di una perdita progressiva di sovranità e di controllo da parte dei sammarinesi sulla loro terra. Certe decisioni, prese così in fretta sull’onda emotiva di una contingenza passiva, certe proposte di soluzioni “facili ed immediate” sono, a volte, in una realtà come la nostra decisamente atipica e particolare (direi rara perché non unica), pericolosissime.
Non dobbiamo dimenticarci che il nostro paese non è un comune qualsiasi spalmato sul territorio Italiano, il nostro è uno Stato vero e proprio, forse non una nazione in senso lato, ma un paese autonomo in senso angolo. Forse ci dimentichiamo troppo spesso di questa nostra invidiabile peculiarità che abbiamo sfruttato (specialmente nei famigerati anni ’90 come diceva il mio amico Fernando Bindi) solo per fare trappole e furtarelli vari ai danni del fisco Italiano. Troppo spesso adeguiamo supinamente le nostre leggi a quelle del nostro ingombrante vicino e non sempre per non creare contrasti tra settori che travasano continuamente interessi e contenuti anche formali (vedi ad esempio la scuola) ma solo ed esclusivamente per una nostra propria mancanza d’identità e di personalità che ci fanno sempre più somigliare ad un Comune Italiano; che differenza c’è tra noi e Verucchio? Nessuna, tranne il fatto che Verucchio è molto più curata ed ordinata di noi e probabilmente meglio e più seriamente amministrata.

Il dominio, ai giorni nostri, non si attua più con le occupazioni militari, bensì con quelle economiche; ad esempio, cosa impedirebbe ad un soggetto come Abramovic, che si stima proprietario di un giro d’interessi sui 14/15 miliardi di Euro, il giorno che si stufasse di comprare l’ennesimo yacht (ne è un collezionista), di comprarsi una fetta consistente di San Marino? Penso proprio nulla perché anche un filtro (quale potrebbe essere il Consiglio dei XII) sarebbe, a certi livelli e sopra certe cifre, praticamente impermeabile come un colabrodo.
Così come per l’acquisto degli immobili, aperto a chiunque ne faccia richiesta e da dovunque venga, non va bene, alla faccia dei falsi riformisti avanguardisti che di sangue sammarinese nelle vene ne hanno poco e comunque molto annacquato. Ne va della nostra dignità, della nostra credibilità e addirittura della nostra futura esistenza di paese libero ed indipendente.
Augusto Michelotti

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